



La Legambiente conferma così le sue preoccupazioni, più volte espresse, avanzando richieste di attenzione in ordine alla valutazione delle istituzioni competenti sulla domanda di riattivazione.
Balza agli occhi innanzitutto la dimensione dell’intervento proposto dalla attuale proprietà che rappresenta quasi un raddoppio delle capacità produttive del sito (fino a 360.000 mc/anno di pannelli truciolari, rivestiti e non da film plastici), un incremento del 50% della superficie coperta con la realizzazione di nuovi capannoni, un incremento rilevante di generazione termica attraverso il coinceneritore di rifiuti e scarti legnosi.
Atteso che la rinascita di un’attività economica con il conseguente risvolto occupazionale e il recupero dei rifiuti legnosi sono obiettivi in via di principio largamente condivisi, non di meno ciò non può esimerci dal chiedere una rigorosa valutazione di compatibilità delle attività proposte con le caratteristiche del sito e dell’area circostante con le sue preesistenze. In ogni caso la proposta di riavvio produttivo non può diventare occasione per realizzare in modo surrettizio un inceneritore dedicato al mero smaltimento di rifiuti, ipotesi peraltro che dovrebbe rientrare, e appunto non rientra, nella programmazione degli impianti di smaltimento di competenza della Città Metropolitana.
In particolare, riprendendo quanto già espresso da Legambiente e dal CVomitato “Frossasco Ambiente” si pongono alle istituzioni competenti (Comune di Frossasco, Città Metropolitana, Arpa e Asl) richieste ben precise…
.1. La storia del sito produttivo rende imprescindibile che la ditta presenti, se già non compreso nella documentazione progettuale, uno studio di caratterizzazione ambientale del sito che evidenzi eventuali pregresse contaminazione del suolo e del sottosuolo e indichi i rimedi e le misure che si intendono realizzare per la messa in sicurezza e, ove necessario, la bonifica e il recupero dell’area ai fini del rilancio produttivo.
.2. Considerato il rilevante incremento di attività previste (capacità produttiva, copertura di suolo, volumi edilizi, generazione termica, ecc.) e quindi dei conseguenti fattori di impatto (emissioni atmosferiche, odori, rumori, traffico con un incremento di oltre 100 tir/giorno, inserimento paesaggistico, consumo di suolo, ecc.) la valutazione di compatibilità ambientale deve tener conto in modo rigoroso e accurato della natura dell’area circostante e delle sue caratteristiche ambientali, urbanistiche, infrastrutturali, demografiche, insediative e agricole e della sua «capacità di ospitare» un siffatto ampliamento senza subirne una riduzione di qualità ambientale e di sicurezza sanitaria.
.3. All’interno di questa generale valutazione, particolare attenzione va dedicata a chiarire in modo inequivoco se il proposto utilizzo di rifiuti legnosi per la generazione dell’energia termica è coerente per dimensioni, quantità e qualità dei materiali con i reali fabbisogni termici dell’impianto produttivo, al fine di evitare che un’azione che potrebbe costituire di per sè un elemento di economia circolare e di meritoria sostituzione di combustibili fossili non si traduca invece in una surrettizia realizzazione di un polo di smaltimento di rifiuti speciali attraverso l’incenerimento. E ancora, nel caso che la proposta sia coerente con il fabbisogno di energia termica dell’impianto, occorre dimostrare la compatibilità delle sue particolari emissioni con il contesto in cui verrebbe collocato.
.4. Infine se, come paventato da alcuni, la proposta in esame prefigura l’arrivo nel sito delle produzioni di collanti e impregnanti chimici oggi prodotti altrove, in considerazione del fatto che queste produzioni chimiche sono verosimilmente assoggettate alle norme europee e nazionali sul rischio di incidente rilevante (Dir. Seveso), occorre fin d’ora valutare se il sito presenta caratteristiche idonee ad ospitare siffatte attività e in caso negativo occorre che fin d’ora venga chiarita tale impossibilità.
Seguiamo con interesse l’evoluzione della vicenda e, come Redazione, sosteniamo le posizioni di attenzione del comitato “Frossasco Ambiente” riprese da Europa Verde.
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