Una mesata di tentativi, consultazioni, interrogativi e supposizioni: finalmente è arrivato Lui, Draghi, atteso con speranza dagli Italiani che storicamente hanno bisogno di affidarsi ad una guida forte, che per loro decida, e dedicarsi ad altro. Dunque tutti osannanti e sondaggi alle stelle, nonostante il Capo sia un “no social”… e chissà che, per imitazione, non si guadagni qualche punto di Quoziente Intellettuale.
Ma una domanda mi pongo: come farà Mentana a riprendersi, senza le interminabili “dirette”… e rientrare alla normalità? Le dirette no stop sono la sua passione, una ragione di esistenza. Vive rinchiuso nella redazione della Sette, come un asceta dedito all’informazione, per raggiungere l’estasi quando può tenere tutti inchiodati alla trasmissione. Uno normale, dopo ore in piedi a dirigere il traffico d’opinioni sarebbe sfigurato dalla stanchezza: lui no, rivive… addirittura ringiovanisce nelle veglie notturne, senza perdere una battuta.
Suoi fedeli compagni di viaggio, in questi travagliati giorni di fine ed inizio di legislatura, sono stati tra gli altri tre moschettieri dell’informazione: Padellaro, Damilano, De Angelis… ma è sui primi due che in particolare mi chiedo quando trovino il tempo di scrivere gli articoli sui loro giornali. Sono dappertutto alla “Sette”,dalla Gruber a “Piazza Pulita”,talvolta nelle trasmissioni pomeridiane,lucidi e inossidabili.
A seguire ci sono i vati che si concedono come Cristo Pantocratore, dall’alto di una cupola , nell’atto benedicente. Di questi la divinità è Travaglio, dal sorrisetto sottile come una sottolineatura, Signore e Giudice del Creato.
Gli Sherpa sono coloro che in questo lungo mese sono stati per strada, esposti alle intemperie come il “pargolo dannunziano”. La Sardoni, in prima posizione, la mente lucida come il vetro, osserva dall’esterno e dall’interno dei palazzi lo svolgersi degli eventi: seria,precisa, informata, una vera certezza per Mentana che mai riesce a coglierla impreparata o con un ciuffo di capelli fuori posto, nonostante le interminabili dirette.
Resistono Paolo Celata e Luca Sappino, ore e ore di appostamenti in posizioni strategiche per strappare dichiarazioni perlopiù seccate o laconiche dei politici che cercano inutilmente di schivarli. Per tutto ciò ci vuole il fisico oltre che la testa.
Ora tutti sono tornati, salvo una, passato e presente, insieme appassionatamente… con qualche nuova entrata di cui per ora conosciamo poco: di questi il ministro della Pubblica Istruzione Patrizio Bianchi, un po’ spaesato, la maglia di lana sotto la giacca svolazzante e stropicciata, fuori misura, strappato ai suoi libri per intraprendere un impervio percorso. E’ il più simpatico, ma un ministro non si giudica dalla simpatia.
Il camaleontico Salvini, operata la muta della felpa, ha assunto un atteggiamento prudentemente istituzionale: ha ridimensionato il suo presenzialismo in tutte le riunioni di piazza “dove pijo pijo”, che a elencarle viene il capogiro, ha messo in tasca il rosario e smesso di baciare il crocifisso, e soprattutto indossa sempre la mascherina, se pur variegata preferibilmente col tricolore.
E infine Lui, Giuseppe Conte, che al di là delle analisi e dei pareri discordi, ha restituito un po’ di stile e misura al ruolo rivestito in questi tempi difficili: ha innegabilmente portato a casa un bel gruzzolo da spendere e speriamo da spendere bene. Il suo commiato è stato dignitoso e salutato dagli applausi all’interno e all’esterno del Palazzo.
Il film si chiude con l’immagine di Rocco Casalino, confuso tra gli astanti, che non riesce a trattenere le lacrime dell’addio.
Marina Elettra Maranetto
(22. 2. 2021)
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