Una goccia nel mare

Tutti gli opinionisti hanno creato cori di acclamazione per il nuovo Presidente del Consiglio Draghi.

Il presupposto era che, essendo stato Presidente della Banca Europea per un lungo periodo, egli potesse risolvere i molteplici problemi dell’Italia attuale con un colpo di bacchetta magica.
Non è così.
Mentre all’epoca della sua presidenza alla Banca Europea egli aveva un potere effettivo, a livello continentale, e, potremmo dire, a livello mondiale, potendo confrontarsi con i presidenti della Federal Reserve americana, dei suoi equivalenti della banca cinese e giapponese, il discorso ora è molto diverso.
Usando una simbologia ittica, potremmo dire che l’ottimo Draghi era in precedenza una sorta di possente pesce spada, che nuotava in un grande mare, mentre ora è una sorta di sardina, che si avventura in un tratto di mare non troppo ampio, un piccolo golfo.
Questa non è una nota di discredito verso l’ottimo Draghi, quanto una constatazione de facto di quello che conta l’Italia, oggi, nel contesto mondiale.
Ci sono gli stati di Serie A, quali USA, Cina, Russia.
Seguono poi le nazioni di peso limitato, quali Francia, Germania e, forse, il Regno Unito.
L’Italia appartiene alla Serie C, alla pari di Spagna, Portogallo, Grecia, tutti paesi racchiusi in quel Mediterraneo, che si può ben definire il Mare Vostrum, cioè quel mare in cui i Turchi e i Russi la fanno da padrone, mentre gli Italiani se la vedono con le motovedette libiche, che l’Italia stessa ha regalato, tempo addietro, a quel governo.
Tutti si riempiono la bocca di quei famosi 200 miliardi che l’Italia dovrebbe ricevere, per lo più a titolo di prestito, dall’Europa, ma in realtà io direi che non ci si può fare un grande affidamento.
Per prima cosa, bisogna pensare alla valanga di interessi da pagare, che si abbatteranno sullo stato italiano a fronte dello stratosferico debito pubblico, e sembra che nessuno ci pensi.
Tali interessi arriveranno e dovranno esser pagati tutti per non andare in default.
Un altro punto, e non crediate che io sia cinico o nordista, è che il tentativo di investire enormi cifre nel Mezzogiorno non credo potrà offrire grandi risultati, e ciò per due motivi: il primo è che nel secolo scorso la Cassa per il Mezzogiorno ha divorato migliaia di miliardi di Lire senza riaccostare sostanzialmente il Sud al Nord; il secondo è che le quattro mafie, ammesso che siano soltanto quattro e non di più, avranno modo di affondare i denti in questa grande massa di investimenti e ne divoreranno gran parte, lasciando le cose come prima per i comuni cittadini.
E’ una cosa che non mi auguro, ma i precedenti storici non depongono a favore di investimenti fruttiferi.
Spero di essere contraddetto.
In questa Italia Romacentrica, così piena di medaglie, gagliardetti e discorsi vanagloriosi, ben pochi sembrano essersi accorti di un fatto importante, che riguarda l’economia del paese.
La continua caduta libera, il declino irreversibile di questi decenni, soprattutto gli ultimissimi anni, ha fatto sì che molti settori in crisi in Italia fossero parzialmente o completamente rimpiazzati da ditte di nazioni estere.
Il numero delle aziende in sofferenza sembra veramente crescere vertiginosamente: parliamo sì di Ferrari, di Ducati, delle firme di alta moda e di qualche altro prodotto di elite, ma si tratta di poca cosa se lo paragoniamo a tutte le industrie o società che sono state delocalizzate o passate, armi e bagagli, in paesi dove si lavora di più.
Come potremmo paragonare l’intensità del lavoro in Italia con quello delle Tigri orientali quali Sud Corea, Giappone o con la Supertigre cinese?
Il confronto è semplicemente impossibile, e gli addetti ai lavori lo sanno benissimo.
Ma in questo paese dei balocchi, in cui si è permesso a movimenti politici di nessuna sostanza di poter entrare in Parlamento e di poter operare tranquillamente in base a criteri molto spesso del tutto illogici o aberranti, è chiaro che ai dati reali, al buonsenso e a un sano pragmatismo politico, si è sostituita un’incompetenza generale, un’ipocrisia così insita nella classe politica italiana, ed un insieme di dichiarazioni estemporanee che, da una falsa Destra e da una falsa Sinistra, io accomunerei sotto il titolo di “Balle Spaziali”.
Giorgio Penzo

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