Una grande “fonte” che si chiama Teleriscaldamento

Un articolo del 1980 del nostro caro *Aydin ci permette di fare un po’ di chiarezza, anche in noi stessi. Siamo quelli che si opposero, a fine anni Settanta (dello scorso secolo…orrore…) alla costruzione di una centrale elettronucleare PWR (ad acqua pressurizzata modello Westinghouse US) in quel di “Filippona” praticamente alle porte di Alessandria, piena “Fraschetta”; fummo anche quelli che si opposero – fieramente – alla costruzione di un’altra centrale in Bassa valle Scrivia, presso la cascina San Carlo di Sale, tra l’inizio e la metà degli anni Ottanta (sempre del XX secolo). Perchè lo facemmo? Semplicemente perchè ritenevamo – e riteniamo – che l’energia prodotta da una centrale elettronucleare di fissione sia più pericolosa per chi ci vive vicino (e per chi dovrà convivere con le scorie di lavorazione) rispetto ad altri sistemi di produzione energetica (anche non a base combustibile fossile). Cioè, il bilancio tra costi e benefici complessivi pende più dalla parte dei costi che da quella “positiva”. “Non c’è trucco, non c’è inganno”, verrebbe da dire… Nessuna strumentalizzazione lettorale o, peggio, nessun accordo segreto con lobbies avversarie (per esempio quelle del “petrolio” a tutti i costi).  Nessuno ci ha ringraziato per questo e, sinceramente , non lo abbiamo nemmeno richiesto. Ci basta avere vinto, oltre al “referendum” specifico, nella mentalità della gente… Che ha capito…Eccome. Specie dopo aver visto come si sono dovuti mettere a correre altri Stati (anche vicini a noi). E con altri che lo faranno a breve… come la “nuclearissima” Francia. 

Bene. Un discorso simile può essere fatto per il “teleriscaldamento”. Un sistema apparentemente efficiente e con vantaggi di ogni tipo per i cittadini utenti… Invece, a ben guardare, anche qui prevalgono i costi sui benefici. Perchè quasi tutti (solo un due-tre percento ne è fuori) hanno caldaie efficienti alimentate a metano, centralizzate in condomini ben gestiti. Risultato? Ciò che si produrrebbe dai camini di due centrali a gas metano con irradiamento di acqua calda in pressione in tubazioni che si diramano per una sessantina di chilometri nelle zone centrali e periferiche della città di Alessandria, difficilmente starebbero al di sotto di tutto il prodotto “aeriforme” delle altre centraline già pagate, piazzate e ben funzionanti, senza stravolgimenti di strade e senza contratti quarantennali “capestro”. Appunto…una valutazione comparata fra costi e benefici che, nel caso specifico di quanto proposto di recente in Alessandria (senza acqua calda “a perdere” derivante da precedenti lavorazioni), pende più verso il “no” che il “sì”. 

Il nostro caro “civis” Guido Manzone la pensava diversamente. E qui c’è un suo pezzo cristallino del 1980  che  presenta – in modo sostanzialmente corretto – i dati della questione. Tutto da leggere…attendendo qualche suo nuovo (antico) contributo.

Per la prima volta le tre grandi associazioni mondiali di gestori, progettisti e costruttori di impianti di teleriscaldamento europei, statunitensi e dei Paesi socialisti si sono riunite congiuntamente a Sirmione per fare il punto sulla situazione e scambiarsi reciprocamente le proprie esperienze e dati tecnici con l’impegno di ritrovarsi a Mosca tra quattro anni. Ciò è stato possibile grazie al CISPEL (la Confederazione dei servizi pubblici degli Enti locali ed al suo presidente, il compagno on. Arnaldo Sarti, che è riuscito a collegare in un  unico convegno l’esperienza dei Paesi più avanzati nel settore ). Gli stessi organismi si erano già prima riuniti a Londra, Budapest e Varsavia, ma mai precedentemente tutti e tre assieme. Ma vediamo in breve di che cosa si tratta. Il  teleriscaldamento non è altro che una struttura centralizzata di grandi dimensioni per il riscaldamento urbano e per la fornitura di acqua calda per uso civile. Esso permette un risparmio reale ed accertato che va dal 20 al 30 per cento nel caso vengano utilizzate grandi caldaie centralizzate alimentate con combustibile tradizionale, ma che può arrivare anche al 60-100 per cento quando si impiega acqua calda, vapore o calore provenienti da industrie o centrali termoelettriche. Il vantaggio non  è solo economico, ma anche ambientale e sanitario. Non solo si risparmiano i soldi del combustibile, ma si riducono proporzionalmente i fumi nocivi immessi nell’atmosfera  nonché i danni ecologici dovuti allo scarico di acque calde industriali nei corsi d’acqua superficiali.

Il primo impianto di teleriscaldamento fu costruito negli Stati Uniti nel lontano 1877 e nel decennio seguente si diffuse anche in Europa specie in Germania ed in Cecoslovacchia. L’uso del teleriscaldamento continuò ad espandersi negli Stati Uniti fino agli anni 20 allorchè fu artificiosamente frenato dai produttori di petrolio e di carbone. Oggi solo il 2 per cento dell’energia usata negli Stati Uniti proviene dal teleriscaldamento, ma si è programmato di accrescere questo dato al 10-12 per cento nei prossimi anni, in ottemperanza alle norme governative per il risparmio emanate in conseguenza all’aumento del costo dei combustibili. (Non dimentichiamo come gli USA consumino da soli circa il 60 per cento dell’energia mondiale). Ma il Paese all’avanguardia nel settore è l’Unione Sovietica, che non ha subito ovviamente alcuna imposizione dalle multinazionali del petrolio e del carbone. Dopo un primo impianto, inaugurato a Leningrado nel 1924, il teleriscaldamento e l’utilizzo del calore industriale per riscaldare acque civili divenne cosa di ordinaria amministrazione nell’intero Paese. Oggi sono in funzione circa mille impianti per la  cogenerazione di corrente elettrica e di acqua calda. La rete urbana di distribuzione del calore nell’Unione Sovietica è di circa 20 mila chilometri di cui 3500 nella sola città di Mosca.  In altri termini,l’intera rete delle centrali termoelettriche è collegata al riscaldamento civile. Come programma futuro si pensa di costruire una centrale nucleare in ogni città con oltre 500 000 abitanti sia per la produzione di corrente elettrica sia per il riscaldamento urbano. Le centrali nucleari di nuova costruzione previste nel prossimi venti anni saranno circa 150. Anche la Germania occidentale sta portando avanti un piano analogo che prevede la costruzione di 30-40 centrali elettronucleari collegate ad una rete di teleriscaldamento urbano oppure per riscaldare serre per l’ortofrutta o vasche per l’allevamento di pesce pregiato. La Francia e così pure la Svezia hanno piani analoghi,sempre basati sul binomio centrali nucleari- teleriscaldamento. Per la Francia le centrali da costruirsi nei prossimi 20 anni saranno all’incirca 20. Già allo stato attuale in Europa oltre 600 città sono risaldate con il teleriscaldamento che utilizza varie forme di calore le cui reti saranno ampliate con l’espandersi dei centri urbani stessi. E l’Italia? L’Italia, poverissima di energia e da sempre asservita alle multinazionali petrolifere, viene buon’ultima benché la sua potenzialità nel settore del teleriscaldamento sia elevatissima. C’è la possibilità di utilizzare non soltanto il calore di tutte le centrali termonucleari presenti nel Paese e di tutte le raffinerie di petrolio le quali, come è noto,scaricano quantitativi elevatissimi di acqua calda, ma anche quello di numerose industrie distribuite sul territorio. L’unico impianto di teleriscaldamento realizzato è quello di Brescia. Vi sono però studi, in vari stadi di avanzamento che riguardano molte città italiane. Non ci mancano neppure i tecnici in grado di elaborare i progetti né le industrie per realizzarli praticamente. E’ mancata negli anni passati la volontà politica di farlo e quando si è parlato di risparmio energetico si è perso tempo ad inseguire chimere anziché andare al concreto, come hanno fatto altri Paesi europei e dell’area socialista. La messa a punto di Sirmione è anche un’occasione per cambiare rotta.

 

GUIDO MANZONE  (*Aydin.   Il suo spirito, il suo cuore cono sempre con noi..)

L’UNITA’ 2-6-1980

 

 

 

 

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