Hammamet

La battuta a dialogo di Woody Allen : “ma il sesso è una cosa sporca ? – se fatto bene, sì ! “- , si addice perfettamente al film Hammamet, sostituendo alla parola sesso la parola politica.

Il film, almeno per me, non è affatto un voler riabilitare il discusso – e mai nominato – politico, ma è un segnale per fermarci, e pensare criticamente, e riprendere in mano le nostre vite, alla luce di un passato non certo decoroso, tentando di non rimettere in circolo il male fatto.

Mai come in questo film le colpe dei padri sono evidenti macigni sulle spalle dei figli .

Mi sono sempre chiesta se l’amore filiale è capace di passare sopra ad ogni peccato del genitore o se ci può passare sopra solo negandone l’evidenza.

Naturalmente ogni risposta è personale e dunque nessun giudizio per quella della figlia del politico, nel film l’unico rapporto tra un maschile e un femminile non intaccato da potere e sesso, un rapporto autentico proprio perchè ambivalente.

L’atmosfera che ho respirato per buona parte del film è quella di una morte annunciata e lenta, una cancrena: ironica metafora della gamba amputata di Garibaldi, un malinconico canto cantato al tramonto, tra nonno e nipote, piccolo generale sempre sull’attenti, dentro una storia troppo grande per lui.

Scriveva Claudio Magris – deputato per una legislazione – che non aveva cuore per poter stare in politica.

E qui, quelli come Magris che non avevano questo cuore , finiscono male; come del resto tutte le brave persone che hanno tentato di trasformare il vetusto gioco della politica ( o meglio della partitica ) in un solidale lavoro per onorare polis e democrazia e umano. E ne abbiamo avuti di buoni politici, tutti fatti fuori dalla logica del potere. Logica talmente antica che mi meraviglio sempre quando non si sa tenere conto del suo naturale e armonico andamento: dalle stelle alle stalle.

Naturalmente, trovare il capro espiatorio è quel che meglio sappiamo fare e continuiamo a fare.

Non siamo ancora capaci di guardare quel che si è combinato, assumendocene la responsabilità, stando dentro l’errore e l’orrore del male perpetrato . Se sapessimo tornare al valore dell’esperienza invece che a quello della rete, del Pil e della statistica.

Siamo ormai tutti miseri protagonisti di un grande fratello, presenza, audience, danaro sono le vette da raggiungere disposti a tutto; in una totale indifferenza violiamo dignità e valori, disonoriamo i nostri morti e i nostri figli e la comune madre terra.

Siamo in esilio, non come il politico del film che lo è in terra straniera, noi siamo in esilio da noi stessi, tutti su una zattera, oggi non più solo metaforica, senza più un amorevole sguardo al passato, senza più l’incanto di un nuovo orizzonte.

La sola vittoria che conta è quella del risveglio. Un nuovo sogno da sognare insieme, in grado di immaginare una nuova forma di realtà: un reincantamento del cuore.

Patrizia Gioia

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