I have a dream

Vorrei parafrasare l’inizio del celebre discorso di Martin Luther King, a Washington, nel 1963. Per certi versi, si potrebbe adattare alla odierna situazione in Italia.

Per prima cosa, sfuggire alla morsa del centralismo romano e rivolgersi al pensiero illuminato di Carlo Cattaneo, per creare un’Italia federale, in cui l’autonomia delle regioni abbia una funzione prevalente.

Ogni regione dovrebbe essere autonoma quasi in tutto, eccettuato il discorso della difesa nazionale, che si può unificare, ma per tutto il resto le stesse regioni hanno il diritto/dovere di esprimere la loro forza, la loro vitalità in un modo che non risulti egoistico, ma capace di sviluppare tutte le potenzialità, che sono loro proprie.
Si può affermare che i 150 anni dalla Breccia di Porta Pia si sono risolti molto spesso in un travaso assolutamente smodato di risorse, verso un centro che non ha saputo ben amministrarle. Una forza centripeta, cieca e fuori controllo.
Attenzione: questa non è una posizione leghista, vuole essere una constatazione di buonsenso, che può portare soltanto ad una redistribuzione di redditi, capacità, giustizia, che conduca questo paese ad avvicinarsi sempre più all’Europa, non ad allontanarsene, come accade da oltre quaranta anni.
Si potrebbe dire che dopo un trentennio fiammeggiante, userei la parola francese flamboyant, dal 1948 al 1978, è iniziato un declino apparentemente irreversibile, senza possibilità di recupero.
Quest’Italia federale non avrebbe bisogno di una capitale come Roma, ma forse di un centro quale Brasilia, che il grande architetto Oscar Niemeyer ideò e progettò negli anni ’50 per quest’immenso paese che è il Brasile.
Due vallate nel Centro Italia, forse in Umbria, potrebbero contenere dei ministeri efficienti: l’una, quello degli Interni e degli Esteri,dell’Economia e della Difesa; l’altra, la Sanità, l’Istruzione, l’Ambiente e la Cultura.
Accesso a funzionari dotati di titoli e merito, tutti gli intrallazzatori e i lobbisti assolutamente fuori.
Io proporrei anche l’esercito per mantenere fuori dai centri del potere queste losche figure…
I have a dream, appunto, ma, come spesso la Storia ci insegna, i sogni possono diventare realtà, specialmente se a un certo punto seguono il buonsenso e un’idealità che cerchi di portare maggiore felicità (Eudaimonia) a tutti.
Secondo me, tre sono le virtù cardinali che debbono ispirare uomini, donne, ragazzi, specialmente in questa fase: la Libertà, la più ampia possibile, ma che non sia schiacciante verso gli altri; la Verità, scevra da ipocrisie, personale, ma di ampio respiro; infine, fondamentale, l’Etica, che può assumere anche differenti valenze (religiose, sociali, politiche), ma deve essere prima di tutto convinta.
Poi, ma questo è un parere personale, una semplificazione sostanziale di tutti questi movimenti pseudopolitici, che impestano il Parlamento, i giornali, i cervelli degli elettori.
Anche qui, non più macchine acchiappasoldi, sorta di slot machines, ma una sostanziale differenziazione in tre aree politiche, che poi discendono storicamente dalla Rivoluzione Francese: una Sinistra laburista e verde, che abbia in sé varie anime, ma tutte tendenti ad una serie di profonde riforme dal basso, per difendersi da questo nuovo capitalismo; una Destra, diciamo così, liberale, nel senso che storicamente si può attribuire a quella serie di personaggi quali Cavour e, attraverso Benedetto Croce, Luigi Einaudi, quindi una Destra non conservatrice, ma illuminata; infine, udite udite, un Centro, che potrebbe essere l’ago della bilancia, come nel secondo dopoguerra alcuni settori della Democrazia Cristiana o dei suoi alleati…
Il lettore potrebbe sostenere che tutto quello che ho descritto è un’Utopia, forse lo è; ma, la forza dell’Utopia è una costante del pensiero occidentale, e non è detto che debba assolutamente realizzarsi in toto, ma è importante che ci sia un moto, un movimento verso di essa, un’aspirazione, appunto quella che pervadeva il pensiero di Martin Luther King.

Giorgio Penzo

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