Iconoclastia valutaria?

Oggi si sta manifestando una discutibile tendenza iconoclastica, quella di distruggere, danneggiare o soltanto imbrattare statue di personaggi storici accusati in qualche modo di aver causato forme di schiavismo o di aver provocato sofferenza nelle popolazioni del nuovo continente, dell’Africa e dell’Asia. E lo stesso accade a vie o infrastrutture che portano nomi sospetti (in questi casi si reclamano nuovi nomi).

Uno dei più colpiti è sicuramente Cristoforo Colombo, scopritore dell’America ma anche causa delle sofferenze di indios e schiavi africani.

Se si affermasse una tendenza di questo genere, per essere coerenti alcuni paesi del centro America dovrebbero cambiare addirittura la propria valuta.

Pensiamo a Costarica e Salvador, che hanno come moneta nazionale il Colon, che prende il nome da Cristoforo Colombo. Oppure a Panama e Nicaragua, in cui circolano rispettivamente il Balboa e il Cordoba.

Vasco Nunez de Balboa nel 1513 dimostrò che il continente americano si frapponeva fra due oceani, l’Atlantico e il Pacifico. Però prima di essere esploratore fu conquistador e come tale causò sofferenza ad indios e a schiavi africani, anche se egli stesso fu vittima di uomini come Pizzarro, il brutale conquistatore del Perù.

Francisco Hernandez de Cordoba scopritore dello Yucatan, della civiltà Maya e della costa del Nicaragua, causò in quest’ultima esplorazione la morte di metà degli uomini al suo comando e il ferimento dell’altra metà, senza contare le migliaia di indigeni che persero la vita negli scontri con gli spagnoli e in seguito al loro sfruttamento.

I governanti di questi paesi dovrebbero passare al più generico peso, che ha corso legale in otto stati del centro e sud America, però anche questo, come il real brasiliano, è retaggio del colonialismo iberico, e allora potrebbero far ricorso a nomi al di sopra di ogni sospetto.

Il Venezuela e l’Ecuador hanno adottato rispettivamente il Bolivar e il Sucre (quest’ultimo attualmente è sostituito Dl dollaro americano).

Tutti conoscono Simon Bolivar, eroe del sud America nei primi decenni del XIX secolo, meno Antonio Jose Francisco de Sucre, leale collaboratore di Bolivar e padre dell’indipendenza di Ecuador e Bolivia.

Però qualcuno potrebbe aver da ridire, in fondo pure loro hanno guidato eserciti e causato distruzioni, anche se in nome della libertà.

Meglio valute come il Lempira dell’Honduras, o il Guarany del Paraguay, che prendono i nomi, il primo, da un capo indio che perì tragicamente nel 1537combattendo gli spagnoli, e il secondo dal popolo Guarany, che vive fra Brasile, Paraguay, Bolivia, nord- est Argentina e Uruguay.

Ci sono poi il Boliviano della Bolivia e il nuevo Sol del Perù, che si rifà, quest’ultimo, all’antico culto del sole delle popolazioni andine. Il legame fra il sole e la valuta nazionale peruviana è forte se si pensa che quella precedente, l’Inti, prendeva il nome dal dio del sole degli Incas.

Non possiamo non concludere con un riferimento alla moneta nazionale del Guatemala, il Quetzal. Questo deriva dall’omonimo uccello (dall’azteco quetzalli, dai colori splendenti) che vive in America Centrale.

In epoca precolombiana le penne di quetzal erano usate come mezzo di scambio.

Egidio Lapenta

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