Il grande inganno

Circa cento anni fa, nel 1922, aveva inizio il grande inganno del secolo scorso.

Il fascismo, con i suoi riti e i suoi miti, le sue mascherate e le cerimonie nere, dava avvio ad un processo di narcotizzazione del popolo italiano che, per venti anni, si prestò molto bene ad essere narcotizzato.

Ma, il 10 giugno del 1940, la Storia presentò il conto, e nei successivi cinque anni crollarono tutti i bersagli che il regime si era posto: la guerra navale nel Mediterraneo contro gli Inglesi, le disastrose campagne di Grecia e di Jugoslavia, e, peggio di tutto, l’invasione dell’ARMIR in Russia.

La nemesi storica presentò il conto all’Ingannatore e il 25 luglio del 1943 Mussolini fu momentaneamente destituito.

Il suo ritorno sulla scena politica come puppet-on-a-string (marionetta) dei nazisti doveva portare ad una sanguinosa guerra civile, la cui fine sembrò decretare la cessazione dell’inganno.

Ma non fu così.

Per i successivi trenta anni l’Italia, questo paese allora così piccolo e goffo, sembrò violare tutte le leggi della fisica, ed iniziò una impennata economica di proporzioni straordinarie, a cui, in parte, da giovane ho assistito.

Piena di ingiustizie, per certi versi folle, ma viva, dinamica e non apatica, iniziava il periodo del grande disinganno che però, come vedremo, è durato troppo poco.

La memoria di quei cinque, sei partiti che componevano il gioco politico di allora è ancora forte dentro di me e devo dire che con la loro morte, o meglio, con la loro messa in quiescenza, circa trent’anni fa, nel 1992, è iniziato un altro, grande, inganno.

Dal momento in cui, con Tangentopoli, sembrava fosse risorta la Giustizia, in realtà è successo di tutto e di più.

Il rincorrersi fra un capitano di industria, intelligente, ma fuori da ogni schema, ed un placido professore universitario, che sembrava un prelato vecchio stampo, ha portato il sistema Italia ad una situazione di continuo bellum omnium contra omnes, ben rappresentato nella vita di oggi.

A livello micro, una Sinistra pasticciona, senza stella polare, che vorrebbe cercare alleati a destra e a manca, ma non ne è capace.

Un Movimento 5 Stelle che onestamente non ho mai capito, e sul quale non vorrei esprimermi proprio a partire da oggi.

E poi quel Centro, burbanzoso, rappresentato da due personaggi panciuti che si esprimono con pillole di saggezza (sic).

Ma il dramma vero è quello della Destra, che congiunge tante, troppe anime: quelle del Cavaliere senza frontiere, di una Lega che rimpiange l’ombra scontrosa, ma efficace, di Bossi, ed un partito di maggioranza che non riesce a liberarsi dopo cento anni dal fascino del Dux, ed il fatto che oggi ci sia una piccola donna bionda non cambia molto la sostanza.

Ma è soprattutto a livello macro che le cose vanno male: schiacciata a livello planetario tra i giganti Stati Uniti, Cina, la potenza tutta militare della Russia e quei Continenti in arrivo come Brasile, Canada, Australia, l’Italia è fatalmente ristretta e quasi schiacciata nel suo angolo Mediterraneo.

Un piccolo paese di 300.000 km2, con una popolazione decrescente, le industrie base in mano ad altre nazioni, questa Italia è al traino di un’Europa dominata da Germania e Francia e dipende completamente da queste nazioni, anche per il PNRR, una ciambella di salvataggio lanciata da Bruxelles a Roma.

Non è forse un grande inganno fare grandi cerimonie al Vittoriano e negare ai cittadini il diritto di sapere la verità, che è dura?

Ma ricordiamoci che nel 1945, dopo la catastrofe, si presentarono sulla scena politica uomini e donne che ebbero il coraggio di dirsi la verità e dirla ai loro cittadini sofferenti.

Così è la Storia, non una trasmissione televisiva preparata ad hoc.

Viator

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