Il ponte

E’ consolante sapere che una città ed un porto importante come Genova abbia finalmente il nuovo ponte San Giorgio.
E’ un nome importante che allude all’eredità di una grande repubblica marinara, quale quella dei Doria, di cui ho visitato sovente il piccolo scrigno meraviglioso di San Fruttuoso.
E’ consolante altresì che un grande architetto quale Renzo Piano abbia pensato con amore alla sua città natale e vi abbia profuso la sua tecnica.
Ho attraversato sovente il ponte Morandi negli anni ’70/’80, quindi me lo ricordavo molto bene nè mi sarei mai immaginato che si potesse verificare una catastrofe come quella del 2018.
Ma, in un territorio così debole strutturalmente quale l’Italia può succedere veramente di tutto.
Non ho in me l’accanimento strumentale dei 5 Stelle, che cercano i colpevoli a tutti i costi, mentre è vero che tutti i protagonisti della vicenda sono un po’ colpevoli, da chi non ha controllato la manutenzione a chi non ha controllato i manutentori ad uno Stato che lancia strali ed accuse quando dovrebbe essere esso stesso giudice-arbitro.
Ma questo è normale in un paese come l’Italia, in cui lo scarica-barile è un’operazione del tutto quotidiana ed in cui la ricerca della Verità è sempre sostituita dalla realtà delle Ipocrisie.
Abbiamo visto passare sui tappeti rossi del nuovo ponte San Giorgio autorità, politici, giornalisti, ma non i familiari delle vittime.
Erano tutti in mostra, meno quei Genovesi che, con la loro caratteristica sobrietà, hanno cercato di arrivare al nocciolo delle questioni, cioè: di chi è la responsabilità, chi deve pagare e soprattutto chi pagherà in solido ai familiari affranti, ma anche ben consci della realtà.
Non abbiamo qui osservato il classico mugugno dei Genovesi, che si lamentano di tutto, ma un gruppo di donne molto dignitose e molto ferme, che vogliono sapere il perché.
In un paese come l’Italia è chiaro che le cose andranno per le lunghe, tutte le parti vorranno dire la loro, gli avvocati sguazzeranno per anni in un caso come questo.
Rimangono pochi punti fermi: il ponte ricostruito e speriamo duri almeno cinquanta anni; l’attività portuale di Genova che riprende come merita; la dignità delle famiglie dei morti, che si è rivelata ancora una volta più forte del disastro occorso ed anche dei politicanti che si sono precipitati come avvoltoi.
Qualcosa di buono c’è ancora in questo vecchio, disgraziato popolo italiano…

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