Incarichi MIC sotto pressione governativa

Gli uffici nazionali dei Sindacati Scuola di CGIL e UIL non sanno più come segnalare ciò che si sta verificando in pieno agosto, complice il caldo e le vacanze (o, comunque, un periodo di rallentamento delle attività). Il fatto specifico riguarda i nuovi Dipartimenti del MIC (Ministero della Cultura) che vedranno parcellizzate le varie posizioni dirigenziali, molto più collegate a pressioni e ingerenze della politica. Una riorganizzazione attesa da molti anni che, però, si sta trasformando in un modo per far rientrare politici trombati o “esperti” amici degli amici che, secondo i canoni accademici classici, non avrebbero trovato sistemazione.

Infatti con un ulteriore atto che qualifica lo stile della nuova direzione politica del Ministero, l’emendamento che è stato ritirato in sede di conversione del decreto 75 a causa del sano ostruzionismo dell’opposizione (finalmente), viene pari pari riproposto in un decreto legge omnibus, il 105 del 10 agosto scorso, licenziato dal Governo alla vigilia delle ferie estive, in allegra compagnia con una serie di provvedimenti che vanno dal contrasto agli incendi boschivi alle intercettazioni, insieme a disposizioni sul Covid, sulle tossicodipendenze, sulla formazione e carriera della magistratura e della dirigenza penitenziaria.

Si tratta, in pratica, di un guazzabuglio di norme dove l’urgenza riguarda, come anticipato,  in gran parte esigenze politiche e non certo necessità stringenti ed in tale contesto si colloca perfettamente l’intervento riorganizzatorio del MIC, che in sostanza introduce un sistema per Dipartimenti (4 invece che i 5 previsti originariamente) e produce, come effetto a cascata, la decadenza di tutti gli incarichi dirigenziali di prima e seconda fascia. Come segnalato dagli organismi di categoria,  siamo in presenza di un atto di grande arroganza del Governo, che interviene con misure finalizzate unicamente ad assumere il controllo politico dell’apparato interno, moltiplicando il sistema di nomine in capo direttamente al Ministro e determinando la decadenza di tutte le nomine dirigenziali il cui rinnovamento passerà certamente sotto la forca caudina della fidelizzazione politica.

Un settore strategico per l’immagine dell’Italia, come quella della “Cultura” in senso generale e della capacità di promuovere al meglio iniziative, proposte, luoghi e occasioni della nostra bella nazione, viene così compromesso da una verticizzazione di tutto il sistema, condizionandone scelte periferiche e autonome e riportando tutto a Roma o in alcuni capoluoghi regionali che aumenteranno ancor di più il loro potere centripeto. Una tendenza che, dall’organizzazione economica, delle fabbriche e del lavoro è passata pian piano alla gestione dei partiti politici, sempre più in mano a pochissimi portavoce…giù giù fino alle funzioni amministrative più varie, ancora una volta fortemente gerarchizzate.

Mala tempora currunt.

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