Informazione o disinformazione?

Anche se si resiste al pensiero sconfortante che è già troppo tardi, difficilmente si può evitare la sgradevole sensazione che tutto ciò che possiamo prevedere per il prossimo futuro è un peggioramento della situazione generale. (…) Se l’umanità non farà uno sforzo enorme per autoeducarsi, non si può escludere completamente la possibilità che la Rivoluzione Industriale possa rivelarsi infine una calamità disastrosa per la specie umana.
Carlo M. Cipolla, Uomini, tecniche, economie, Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano, 1966, pp. 125-126 e p. 235. Prima edizione, con il titolo The Economic History of World Population, 1962.

In occasione del conferimento da parte dell’Università di Siena della Laurea honoris causa all’immunologo statunitense Antony Fauci, noto per i suoi contributi nella ricerca sull’AIDS, inviso e contestato dai NO-VAX, il quotidiano La Stampa ha efficacemente sintetizzato il contenuto dell’intervista rilasciata dallo stesso Fauci con questo titolo: “Il virus della disinformazione è una minaccia per le democrazie”.[1]

La disinformazione, ovvero la carenza o grave inesattezza dell’informazione, dovuta spesso ad una precisa volontà fuorviante, merita una riflessione con riguardo ad alcuni problemi, come gli effetti della Brexit, il completamento della costruzione dell’Europa del futuro, e il dibattito sulle cause del riscaldamento globale e i suoi effetti sui cambiamenti climatici.

Nelle scienze della comunicazione la “disinformazione” – si legge su Wikipedia – è quel “fenomeno che si verifica quando le informazioni percepite da un soggetto possono non corrispondere alla stessa intenzione per cui esse sono state diffuse, confondendo e/o modificando le opinioni di qualcuno o dell’intera opinione pubblica verso una persona, un argomento, una situazione”. Una tattica tipica della disinformazione nel mondo dei media è quella “di mescolare un po’ di verità con delle menzogne, ovvero di rivelare solo una parte della verità, spacciando questo come un completo quadro d’insieme.”

Sul fenomeno della disinformazione vale la pena riflettere, per quanto riguarda il mondo dei media, sulle sferzanti parole pronunciate da Umberto Eco (1932-2016) in occasione del conferimento allo stesso, da parte dell’Università di Torino, della Laurea honoris causa in “Comunicazione e Culture dei Media”. Al termine della Lectio Magistralis, nel breve incontro con i giornalisti nell’Aula Magna della Cavallerizza Reale, Umberto Eco ha sottolineato che, se da un lato è incontestabile che i social permettano alle persone di restare in contatto tra loro, al tempo stesso “danno anche diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano al bar dopo un bicchiere di vino e ora hanno lo stesso diritto di parola dei Premi Nobel”. Accreditando narrazioni non scientifiche, come quelle dei terrapiattisti, dei NO-VAX e dei complottisti, ossia di tutti coloro che ritengono che dietro molti accadimenti si nascondano cospirazioni, trame e complotti occulti e che tendono ad interpretare ogni evento come un complotto ordito da ignote potenze, per il grande semiologofilosofoscrittore, e traduttore alessandrino, i social favoriscono la disinformazione.

Prendiamo il caso della Brexit. È noto come, nel referendum sulla permanenza del Regno Unito nella Unione Europea del 23 giugno 2016, un referendum peraltro solo consultivo e non vincolante, il 51,82% degli elettori britannici abbia votato per lasciare la UE, a fronte di un esito favorevole a rimanervi che è prevalso nettamente in solo queste tre regioni: la Grande Londra (con il 59,93% dei votanti), la Scozia (con il 62,0%) e L’Irlanda del Nord (con il 55,78%). Nonostante il parere contrario di una parte dei suoi sostenitori, l’allora Premier Britannico Boris Johnson appoggiò il referendum e il 27 marzo 2017 notificava a Bruxelles l’intenzione di uscire dalla UE, e il 30 gennaio 2020, alla fine di una lunga trattativa, la Gran Bretagna uscirà ufficialmente dall’Unione Europea. In merito agli effetti di quell’infausta decisione, effetti che sono al tempo stesso economici e politici, l’attuale sindaco di Londra Sadik Khan ha ammesso, nel corso di una recente intervista rilasciata a Repubblica, che “la Brexit è stata un errore” frutto della disinformazione di una parte significativa degli elettori britannici, e che egli si batterà per far sì che il Regno Unito possa rientrare nella UE entro il 2050.[2]

Sul completamento della costruzione dell’Europa del futuro, merita una citazione la Lecture tenuta da Mario Draghi durante la conferenza estiva del National Bureau of Economics Research di Cambridge, Massachusetts, organizzata dall’Università di Harvard. Nel testo di quella Lecture, pubblicato dal quotidiano La Stampa, si legge: “Quando l’UE si allargherà per includere i Balcani e l’Ucraina, sarà indispensabile riaprire i Trattati per garantire di non ripetere gli errori commessi in passato espandendo la nostra periferia senza rafforzare il centro”. (…) “Questo significa che non abbiamo a disposizione che un’unica opzione: cogliere l’occasione per ridefinire l’UE, la sua struttura fiscale e il suo processo decisionale e renderli più adeguati alle sfide che ci troviamo davanti”. Mario Draghi ha poi colto l’occasione per lanciare un monito sull’importanza di trasformare l’Unione Europea in una federazione di Stati. Portando ad esempio gli Stati Uniti, egli ha suggerito il passaggio dalla UE agli Stati Uniti d’Europa, giungendo alla conclusione che “La guerra in Ucraina ha ridefinito profondamente la nostra Unione, non soltanto nella sua appartenenza o nei suoi obiettivi condivisi, ma anche nella consapevolezza che ha creato: il nostro futuro è interamente nelle nostre mani”.[3]

Infine, per quanto attiene il dibattito sulle cause del riscaldamento globale e sui conseguenti effetti sui cambiamenti climatici, rammento che i risultati delle ricerche degli scienziati del clima sono oggetto dei Rapporti annuali dell’Intergovernmental Pannel on Climate Change (IPCC).[4] Fin dai primi Rapporti è emerso che l’attività antropica rappresenta la causa fondamentale del riscaldamento globale e dei mutamenti climatici. A livello scientifico, sulle cause di questi fenomeni è ormai acclarato che la crescita economica e quella demografica costituiscono i due vettori più importanti dell’aumento delle emissioni di CO2 dovute alla combustione dei fossili.[5] Mi chiedo: come si conciliano l’evoluzione demografica, le esigenze di sviluppo delle popolazioni più povere con le condizioni attuali di sfruttamento delle risorse idriche e naturali (le geo-risorse) e i mutamenti climatici in atto? [6] Per tutti coloro che, essendo disinformati, sono scettici sul riscaldamento globale e sui suoi effetti sul clima, le informazioni su questo tema non mancano: quando ancora non era stato percepito il problema del riscaldamento globale, le previsioni contenute nel Rapporto del System Dynamic Group dell’MIT di Boston, divenuto noto come «Rapporto del Club di Roma» sono state sollevate per la prima volta nel 1972, suscitando reazioni controverse, ma solo oggi, a mezzo secolo di distanza, siamo divenuti consapevoli dei «I Limiti dello Sviluppo»![7]

Infine, e per concludere, per coloro che volessero documentarsi, non mancano anche buoni libri, come quello di James R. Flynn (1934-2000), studioso noto in tutto il mondo per le sue pubblicazioni sull’intelligenza umana e sull’aumento nel tempo dei punteggi del quoziente intellettivo, il quale, qualche anno prima della sua scomparsa, ci ha lasciato questo monito: “A chi pensa che morirà prima del punto di non ritorno e ritiene di non doversi preoccupare per le generazioni future, non ho niente da dire. È gente che ha dichiarato guerra all’umanità. Ignoreranno il benessere della gente del futuro così come ignorano le sofferenze di tanta gente di oggi”.[8]

Alessandria, 17 luglio 2023

Bruno Soro

  1. A. Fauci, “Il virus della disinformazione è una minaccia per le democrazie”, La Stampa, 18 giugno, p. 4.
  2. Sadik Khan, “Che errore la Brexit! Ma entro il 2050 rientreremo nella UE”, la Repubblica, sabato 24 giugno 2023, p. 15. Gli effetti economici e politici della Brexit sono stati oggetto dell’editoriale di Sergio Fabbrini, Professore Ordinario di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali presso la Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli di Roma. S. Fabbrini, “La Brexit e il futuro dei conservatori europei”, Il Sole 24 Ore di domenica 23 giugno 2023.
  3. M. Draghi, “Debiti, investimenti e unione fiscale, il futuro della Ue è arrivato a un bivio”, La Stampa, mercoledì 12 luglio, p. 5. Su questo tema si veda anche l’editoriale di S. Fabbrini, “La costruzione dell’Europa del futuro: l’Italia al bivio”, Il Sole 24 Ore di domenica 13 giugno 2023.
  4. Creata dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale e dal Programma ambientale delle Nazioni Unite nel 1988, vale la pena di sottolineare che l’IPCC non è un centro di ricerche, ma ha il compito di raccogliere e divulgare i risultati delle ricerche sul clima di 2.500 scienziati di tutto il mondo nei Rapporti annuali.
  5. A questo proposito merita rammentare che la popolazione mondiale è raddoppiata tre volte dall’inizio della Rivoluzione Industriale: era 1 miliardo nel 1804, ha raggiunto i 2 miliardi nel 1902, ha superato i 4 miliardi nel 1970 e ha superato gli 8 miliardi nel 2023.
  6. Stando ai dati riportati sul World Development Indicators della Banca Mondiale, nei prossimi dieci anni 638 milioni di persone aspireranno ad uscire dalla loro condizione di povertà estrema (meno di due $ al giorno) e i 6,2 miliardi che vivono nei paesi a reddito medio e basso aspireranno ad avere accettabili condizioni di vita.
  7. In quel primo rapporto si sottolineava come «tra gli elementi necessari a sostenere la crescita della popolazione e lo sviluppo economico del mondo» figurano i cosiddetti «fattori materiali»: «alimenti, materie prime, combustibili fossili e nucleari», in quanto «è proprio la disponibilità di terra coltivabile, di acqua, di metalli, di foreste, a condizionare ogni possibile tipo di sviluppo futuro sulla Terra».
  8. James R. Flynn, Senza alibi. Il cambiamento climatico: impedire la catastrofe, Bollati Boringhieri, Torino 2015.

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