Risposta facile: a nessuno. O, se si vuole, a non molti che contano – comunque – poco.
E’ infatti saltato l’accordo al Consiglio europeo sull’obiettivo di un’Europa a zero emissioni nette entro il 2050. La data per la transizione a un’economia “climaticamente neutrale” è stata cancellata, dopo ore di trattative, dal testo delle conclusioni del vertice. A opporsi alla formulazione contenuta nella bozza di conclusioni alcuni Paesi dell’Est Europa, tra cui la Polonia, l’Ungheria, la Repubblica Ceca e l’Estonia. Di questo non c’è traccia nei telegiornali, sul “Corriere” e sul “Sole” c’è un trafiletto di controspalla, sugli altri nulla. Anzi, per la verità, qualcosa sull’argomento c’è…. In molti ci ricordano che Donald Trump ha definitivamente sdoganato le trivellazioni anche in profondità nelle miniere di carbone, sia con il metodo tradizionale che con il “fracking”. La giustificazione? “I Cinesi fanno peggio…informatevi”. Potrà anche essere ma, continuando di questo passo, si andrà incontro ad una catastrofe da troppi annunciata ma da quasi nessuno presa sul serio.
Nel testo adottato dal Consiglio europeo, al posto dell’obiettivo delle zero emissioni entro il 2050, si chiede di “garantire una transizione verso una Ue climaticamente neutrale in linea con gli accordi di Parigi“. La data viene relegata in una nota al testo, in cui si afferma che per la maggior parte dei Paesi l’obiettivo deve essere raggiunto entro il 2050. Cioè, per essere più chiari, si è fatta una ulteriore marcia indietro rispetto al COP 21 di Parigi di fine 2015, ormai confinato nella preistoria delle illusioni. Le “anime belle” dell’ambientalismo devono mettersi il cuore in pace e pensare ad altro. Per l’occasione si sono inventati nuovi dissuasori di massa: ben tre campionati mondiali di calcio praticamente in contemporanea, dieci canali dedicati a musica di ogni tipo tra “trasmissioni in chiaro” e a pagamento, quiz e “intrattenimento” a volonta’. Ci viene detto in tutte le salse che “Merkel e Macron non sono stati in grado di convincere la Polonia e gli altri Paesi al Consiglio europeo e che la neutralità climatica dell’Ue è ora relegata in una nota a piè di pagina”. Tra le altre fonti è proprio l’agenzia ANSA a ricordarcelo, non la segreteria di Greenpeace, Greta Thunberg o gli esperti di Legambiente… Direttamente… una delle voci più autorevoli del mondo mediatico, da sempre vicina a chi ha le leve di comando, ce lo comunica con lapalissiana franchezza. E se non c’è spazio per chi ha il timone del comando ben saldo, visto che Francia e Germania non sono riuscite nell’intento di far recedere i “discoli dell’Est”, ben poco ci si può aspettare da chi è “residuale” per vocazione. Non a caso la co-presidente dei Verdi europei, l’eurodeputata Ska Keller, è stata molto chiara (*): “È una vergogna che i capi di Stato e di governo non siano stati in grado di trovare un accordo neanche sull’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050“…ma così è. Curiosa la posizione dell’Italia, fino all’anno scorso in prima fila per il sostegno dello “spirito di Parigi” e ora (soprattutto in sede di decisione al Consiglio europeo) molto cauta. Diverso il comportamento della Germania che, con una Merkel convinta del fatto suo, è partita da posizione “fredde” sull’argomento, per poi diventare il “propulsore primo”. Ricordo, giusto per chi fosse proprio allo scuro di tutto, che la linea di frattura riguardava l’obiettivo di lungo termine, proposto da un recente documento strategico della Commissione europea (**), riguardante la cosiddetta “decarbonizzazione” (“carbon neutrality”) valida per tutta l’Ue entro il 2050: ovvero un’economia in cui le emissioni climalteranti residue, dopo le riduzioni massicce programmate negli anni precedenti, saranno pienamente compensate e quindi “neutralizzate” da bacini di assorbimento (“carbon sink), foreste e parchi urbani. I documenti preparatori, molto circostanziati e supportati da tesi scientifiche di vaglia, contenevano gli emendamenti proposti dai diversi Stati membri in vista delle “condivisioni” finali, ma così non è stato. Francia, Spagna, Olanda, Portogallo, Lussemburgo, Finlandia, Svezia e Danimarca espressero fin da subito il loro sostegno alla strategia della Commissione per il 2050, in linea con l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di contenere l’aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5 gradi centigradi rispetto al livello pre-industriale. Contro la strategia per il 2050 e il richiamo all’obiettivo dei 1,5 gradi centigradi si erano invece dichiarate – all’inizio – Germania, Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca. La Germania ha via via cambiato posizione ma, evidentemente, è servito a poco. Ora che succederà? “Tutto come prima…tranquillo”…. dicono in molti senza rendersi conto della situazione…. Per intanto becchiamoci sfalsamenti di stagione, sciamature di api fuori controllo, caldo improvviso e asfissiante, alternato a freddo altrettanto improvviso, un’afa degna di agosto pieno, con conseguente aumento dei consumi elettrici, con i condizionatori in cima alle statistiche… Basta non farci caso…
…
(*) – “chiara” al limite della trasparenza.
(**) – https://theelders.org/news/what-carbon-neutrality-%E2%80%93-and-how-can-we-achieve-it-2050
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