La Guerra Grande, tra geopolitica e globalizzazione

Nella storia la follia il più delle volte ha spazzato via la ragione, l’incoscienza il più delle volte ha spazzato via la coscienza. Perché, ancora una volta, la follia e l’incoscienza non dovrebbero trascinare il nostro destino?
Edgard Morin, Anne Brigitte Kern, Terra-Patria, Raffaello Cortina Editore, Milano 1994

La discussione tra vincitori e vinti sui risultati delle recenti elezioni regionali, condizionata dal chiacchiericcio sollevato sul Festival di San Remo, si è rivelata una discussione farlocca, che ha ottenuto come unica conseguenza quella di avere oscurato per qualche giorno l’assai più rilevante tema dell’esito della guerra in atto ai confini dell’Europa. La scarsissima partecipazione al voto dell’elettorato (il 41,7 per cento degli aventi diritto in Lombardia e il 37,2 per cento nel Lazio) ha fatto sì che il 54,7 per cento dei voti ottenuti da Attilio Fontana in Lombardia e il 53,9 per cento dei voti ottenuti da Francesco Rocca nel Lazio corrispondano, in termini di rappresentanza democratica, rispettivamente al 22,8 per cento (significativamente inferiore al 37 per cento ottenuto in Lombardia dalla coalizione di Centro Destra alle elezioni politiche del 2018) e al 20,0 per cento (inferiore di soli 3 punti percentuali a quello ottenuto nel Lazio dalla coalizione di Centro Sinistra alle elezioni politiche del 2018). L’esito delle elezioni regionali ha quindi sostanzialmente confermato quello delle ultime elezioni politiche, mentre la scarsa partecipazione al voto mina il significato del voto stesso e il valore della rappresentanza democratica.

Quanto al conflitto in corso, iniziato il 24 febbraio 2022 con l’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo, vede coinvolti direttamente un piccolo paese, l’Ucraina[1], il quale, con l’aiuto dell’Alleanza Atlantica, cerca di difendere la sua indipendenza e un grande paese, la Federazione Russa, che con una popolazione tre volte superiore a quella dell’Ucraina, occupa la decima posizione nella graduatoria delle potenze economiche mondiali (mentre l’Ucraina occupa solo la cinquantesima posizione). Sulle ragioni che hanno portato a questo conflitto la mia attenzione è stata attratta nei giorni scorsi dall’Editoriale di Lucio Caracciolo, Direttore responsabile della rivista liMes, significativamente intitolato “Come un ladro nella notte”, pubblicato sul numero di febbraio in edicola.[2] Partendo dalla constatazione che “Mai nella storia i massimi imperi si sono trovati contemporaneamente in crisi”, il Direttore di liMes etichetta questa pericolosa situazione come la Guerra Grande, nella quale è facile “perdere il controllo. E finire fuori strada, trascinando con sé rivali, soci e passanti”. Un conflitto appena cominciato del quale “nessuno può immaginare la fine”.

La mia curiosità sul perché Putin abbia aggredito l’Ucraina risale però alla lettura del numero di liMes del febbraio dello scorso anno, pubblicato negli stessi giorni in cui è iniziata “l’operazione militare speciale”, alla cui strategia – descritta nei minimi particolari nell’editoriale della rivista in edicola questo mese – “Gli strateghi del Cremlino lavoravano da anni”. Tuttavia, nell’editoriale di liMes del febbraio 2022 Caracciolo sosteneva già che la guerra avrebbe ridisegnato “la carta dell’Eurasia”, in grado di mutare “i paradigmi fondamentali del potere”, prefigurando fin da allora l’intenzione di Putin di mutare la geopolitica in base ai suoi piani. [3]

Vale pertanto la pena di indagare su quali siano le caratteristiche di quel “sisma che sta redistribuendo il potere su scala planetaria”. La Guerra Grande, scrive il Direttore di liMes nel suo recente editoriale, è “disegnata dai tre protagonisti – Stati Uniti, Cina e Russia – in due teatri principali. Con la prima coppia di antagonisti in frizione sempre meno fredda nell’Indo-Pacifico, mentre russi e americani si affrontano lungo i bordi dell’Eurasia occidentale, fra Mar Nero e Baltico, epicentro Ucraina”. La premessa di tutto ciò, mette in evidenza Caracciolo, è che “L’occidentalizzazione del globo è fallita”. Con una punta di sarcasmo, egli spiega poi che “In carenza di egemoni alternativi la successione all’utopia dell’Occidente globale, fondativa dell’impero americano, sarà lenta, dolorosa, precaria. La Guerra Grande ne è espressione al grado bellico, capace di terza guerra mondiale. Ma gli storici non farebbero in tempo a classificarla tale visto che probabilmente coinciderebbe con la fine dell’umanità”. Fine della storia? “La fine della storia – giunge a conclusione Lucio Caracciolo – siamo noi europei imbambolati nella contemplazione della nostra civiltà gentile mentre fuori la foresta brucia”.

Sperando che la guerra non degeneri in un conflitto nucleare, proverò ad abbozzare un’ipotesi. Anche se è assai probabile, come sostiene il Direttore di liMes, che la Guerra Grande comporterà un mutamento della geopolitica, non si può tuttavia escludere che la globalizzazione possa indurre i tre protagonisti di questa guerra a trovare un accordo. Ciò, in quanto a nessuno di essi, e al mondo intero, conviene ignorare i vantaggi e gli svantaggi della globalizzazione.

Quanto ai vantaggi, nell’aggiornamento dell’ottobre scorso, contenuto nell’ultimo Rapporto della Banca Mondiale in merito alla strategia dell’ONU volta a sconfiggere la povertà estrema entro il 2030 – che affligge ancora 670 milioni di persone che vivono con meno di 1,90 $ al giorno –, si sottolinea che, a causa della pandemia da Covid-19, la lotta alla povertà ha segnato il passo. Tuttavia, non vi è dubbio che, stante la forte tendenza alla riduzione manifestatasi a partire dai primi anni ’90 del secolo scorso – quando la povertà estrema interessava poco meno di 2 miliardi di persone –, la lotta alla povertà estrema favorita dalla globalizzazione abbia avuto successo. Ma questo effetto positivo è più che compensato da quello negativo, che riguarda l’impatto geologico della globalizzazione stessa, dovuto all’esaurimento delle risorse (rinnovabili e non), e soprattutto al riscaldamento globale con i conseguenti mutamenti climatici.

Si tratta, anche in questo caso, di un’altra Guerra Grande della quale l’umanità stenta a prendere coscienza, le cui conseguenze vennero già ipotizzate, in un profetico pamphlet pensato e scritto nei primi anni ’60 del secolo scorso durante un soggiorno di studio presso l’università californiana di Berkeley, dallo Storico dei fatti economici Carlo M. Cipolla (1922-2000). A conclusione della sua analisi sull’evoluzione demografica nel contesto del passaggio dalla Rivoluzione agricola alla Rivoluzione industriale Cipolla scriveva: “Anche se si resiste al pensiero sconfortante che è già troppo tardi, difficilmente si può evitare la sgradevole sensazione che tutto ciò che possiamo prevedere per il prossimo futuro è un peggioramento della situazione generale. Al fine di migliorare i loro miseri livelli di vita, i paesi sottosviluppati e quelli in via di sviluppo devono affrontare la Rivoluzione industriale. Se non riusciranno a entrare in tale fase, saranno condannati a un’abbietta miseria. Se riusciranno, contribuiranno in misura notevole ad aggravare i problemi dell’inquinamento e dell’impoverimento che stanno affliggendo già oggi il nostro pianeta”. [4]

di Bruno Soro
Alessandria, 20 febbraio 2023

  1. L’estensione territoriale dell’Ucraina non è in alcun modo comparabile con quella della Federazione Russa, la cui estensione transcontinentale, spaziando dall’Europa Orientale all’estremo Oriente, ne fa lo Stato più esteso al mondo.
  2. Una sintesi del contenuto di questo editoriale è stata anticipata in un articolo dello stesso Caracciolo pubblicato su La Stampa dell’11 febbraio scorso. L. Caracciolo, “La Grande guerra è appena cominciata. USA, Cina e Russia si sfidano per l’egemonia”, La Stampa, 11 febbraio 2023, p. 9.
  3. liMes, Rivista italiana di geopolitica, 2/2022. Molto utile, allo scopo di comprendere i confini della “Nuova Russia secondo Putin”, è la cartografia inserita in questo Editoriale alle pagine 6 e 7, nella quale è illustrata la frammentazione dell’Europa a partire dai confini dell’Impero russo nel 1914; la definizione dei nuovi Stati nati dopo la Grande guerra; l’espansione verso Est della NATO dal 1949 al 2020; e i confini che, secondo Putin, dovrebbe avere la Federazione Russa in seguito all’annessione della Bielorussia e dell’Ucraina.
  4. C. M. Cipolla, The economic history of world population (Harmondsworth 1962, tradotto in italiano con il titolo Uomini, tecniche, economie, Feltrinelli, Milano 1966, pp. 125-126.

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