La “manovra” di bilancio

La “manovra” di bilancio[1]

«Se l’uomo non vorrà fare più male che bene nei suoi tentativi di migliorare l’ordine sociale dovrà comprendere che in esso, come in tutti gli altri settori in cui prevale la complessità di genere organizzata, egli non è in grado di acquisire la conoscenza piena che gli permetterebbe di dominare a fondo gli eventi».

Friedrich A. Von Hayek (economista e filosofo), La presunzione del sapere, Lezione Nobel, 1974

 

Nel loro interessantissimo articolo sull’altruismo “efficace”, Tito Boeri e Roberto Perotti scrivono: «Non vogliamo rovinare il clima Natalizio parlando di manovre, tasse, numeri. In questi giorni si pensa all’altruismo ed è proprio di questo che vorremmo parlare»[2]. Condividendo pienamente la preoccupazione dei due economisti di non “rovinare il clima Natalizio parlando di manovre, tasse e numeri”, vorrei approfondire in questo scritto il concetto di “manovra” di bilancio.

Con il termine “manòvra”, nel ‘vocabolario Treccani on line’ si intende, in senso generico, quel «complesso di operazioni con le quali si mette in azione una macchina o un dispositivo, o si dà ad un veicolo la direzione voluta». Nell’accezione economico-finanziaria, per ‘manovra fiscale’ e/o ‘monetaria’ si intende poi «l’insieme dei provvedimenti di carattere fiscale o monetario varati dai governi e volti a fronteggiare particolari situazioni: nel caso di provvedimenti particolarmente incisivi, adottati per far fronte a periodi di grave squilibrio, si parla di ‘manovre congiunturali’ e di ‘manovre del tasso di sconto’, [ossia] l’aumento o la diminuzione del tasso ufficiale di sconto, operati dalla Banca centrale [europea, BCE] con lo scopo di determinare una contrazione o un’espansione della circolazione monetaria». Nell’accezione di cui sopra, il sistema economico viene pertanto inteso (o meglio sottinteso), come un ‘veicolo’, al quale, con opportune manovre, si può imprimere la direzione voluta. Ma è proprio così?

In uno scritto del 1924 in memoria del suo Maestro Alfred Marshall, John Maynard Keynes tratteggiava così il “mestiere dell’economista”: «il grande economista deve possedere una rara combinazione di qualità. (…) Deve essere, in una certa misura, un matematico e uno storico, uno statista, ed un filosofo. (…) Deve saper cogliere il particolare dal generale, e abbracciare l’astratto e il concreto nello stesso moto del pensiero. Deve studiare il presente alla luce del passato, in vista di obiettivi futuri. (…) Dev’essere, a un tempo risoluto e disinteressato, distaccato e incorruttibile come un artista, ma, a volte, anche pragmatico come un politico».[3] Se l’economista deve possedere “una rara combinazione di qualità”, egli, come ha chiarito il genetista genovese Luigi Cavalli Sforza, deve far inoltre attenzione al fatto che «conoscere la Storia non basta: tutto quello che possiamo imparare sul passato ci aiuta a capire il presente … [Ma non a prevedere il futuro]. Si può sperare che lo studio del passato possa aiutarci a orientare le nostre attività presenti e future in direzioni più universali e produttive, e soprattutto meno pericolose». [Ma non è affatto detto che ci si riesca].[4] Questo per quanto riguarda il “mestiere dell’economista”, un mestiere che ha tra i suoi compiti il saper descrivere il sistema economico ed il suo funzionamento.

Giorgio La Malfa, senza ombra di dubbio uno tra i maggiori conoscitori delle opere di Keynes, nel suo recentissimo libro[5] ci invita, nell’affrontare questi temi, ad abbandonare il Keynes degli scritti che precedono la stesura della sua Teoria Generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta, per addentrarci nel merito della complicatezza di questa teoria.

Tra i tanti meriti che si possono ascrivere alla “Teoria Generale di Keynes” vi è sicuramente quello di avere innovato l’Economia politica, la disciplina che fornisce una possibile descrizione del sistema economico moderno e una spiegazione del suo funzionamento e, al tempo stesso, ha ideato la “Politica economica”, che utilizza l’analisi economica al fine di individuare quali provvedimenti lo Stato debba prendere (o non prendere) per migliorare il funzionamento spontaneo dell’economia. Ora, mentre la descrizione del sistema economico si basa essenzialmente sulla cosiddetta “Contabilità nazionale”, l’illustrazione del funzionamento del sistema economico necessita la scomposizione dello stesso nelle singole parti che lo compongono, le quali verranno successivamente riassemblate per evidenziare come interagiscono tra di loro.

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Incaricato di insegnare la Teoria Generale di Keynes agli studenti della London School of Economics and Political Sciences (LSE), ed essendo consapevole di quanto fosse complicato descrivere il funzionamento del sistema economico, nel 1949 l’economista e ingegnere elettrico neozelandese A.W.H. Phillips (1914-1975) ha ideato (e costruito nel suo garage) un «calcolatore idraulico» in grado di simulare e cogliere l’interdipendenza tra l’economia reale e quella monetaria[6]. Questo modo di intendere il sistema economico come una macchina complicata, ancorché manovrabile, resta tuttora valido ai fini della descrizione dello stesso e del suo funzionamento, occorre tenere conto nel frattempo i mutamenti intervenuti sia a livello istituzionale – che con la creazione dell’Unione Europea ha sottratto la competenza della “politica monetaria” alle Banche centrali nazionali per delegarla alla BCE –, sia a livello scientifico, hanno modificato la concezione stessa della Politica economica.

Prendendo lo spunto dalle più recenti “teorie del caos”, un fenomeno la cui insorgenza discende: a) dalla sensibilità alle condizioni iniziali delle variabili utilizzate;[7] b) dalla presenza di regolarità persistenti e osservabili solo a livello di sistema; e c) dall’insorgenza di fenomeni di auto-organizzazione – in ragione dei quali gli «atomi sociali» si copiano, dando origine a fenomeni come le mode, o come la ola -, alcuni economisti hanno ipotizzato che il sistema economico, ancorché complicato, appartenga alla categoria dei “sistemi fisici complessi”, sistemi la cui evoluzione, allo stato attuale delle conoscenze scientifiche, è impredicibile.[8]

Pertanto, e per concludere, è praticamente impossibile prevedere l’impatto delle misure contenute nella “manovra di bilancio” a medio e lungo termine. Inoltre, siccome dal punto di vista congiunturale le misure assunte sono in gran parte limitate al marzo 2023 (dopo di che occorrerà in ogni caso assumere altri provvedimenti), più che ad incidere sul sistema economico, gli effetti della manovra, che nel loro insieme sono assai carenti dal punto di vista dell’equità distributiva, appaiono maggiormente intenzionati a soddisfare gli interessi economici delle categorie sociali che fanno riferimento alla maggioranza che sostiene il Governo in carica.

Alessandria, 13 gennaio 2023

  1. Sono grato al professor Carluccio Bianchi per aver letto e commentato questo scritto, sperando di aver fatto tesoro dei suoi suggerimenti.
  2. T. Boeri, R. Perotti, “L’altruismo ‘efficace’ dei super-ricchi”, La Repubblica, 27 dicembre 2022.
  3. J. M. Keynes, Alfred Marshall, in Sono un liberale? e altri scritti, Einaudi, Torino 1974, p. 162.
  4. L. L. Cavalli Sforza, L’evoluzione della cultura, Codice, Torino 2010, pp. 1 e 2. [Parentesi quadre aggiunte].
  5. G. La Malfa, Keynes l’eretico. Vita e opere del grande economista che ha cambiato l’Occidente, Oscar Mondadori, Milano 2022. Vale forse la pena di ricordare che Giorgio La Malfa ha tradotto e curato il progetto editoriale della recente riedizione della Teoria Generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta di Keynes, pubblicata, assieme ad altri scritti, nel volume dei Meridiani Mondadori, Milano 2019.
  6. Avvalendosi di alcuni serbatoi di plastica trasparenti collegati tra di loro tramite dei tubi nei quali scorre dell’acqua, il «calcolatore idraulico» di Phillips simula la circolazione della moneta nell’economia.
  7. Nel caso delle previsioni del tempo atmosferico, ad esempio, il cosiddetto «effetto farfalla» fa sì che anche piccolissime modificazioni nelle osservazioni comportino grandi effetti che rendono inaffidabili le previsioni stesse dopo un certo periodo di tempo.
  8. Per coloro che fossero interessati ad approfondire il tema della complessità mi sia consentito il rinvio al mio saggio “Complicato e complesso”, in Capire i fatti, Edizioni Epoké, Novi Ligure, cap. VIII, pp. 107-118.

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