La politica estera degli Stati Uniti

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, gli Stati Uniti hanno dato inizio ad una politica estera in cui si consideravano i portatori della democrazia in tutti i paesi del mondo.

Il loro unico avversario era l’Unione Sovietica, forte militarmente, ma non troppo economicamente.

Gli Stati Uniti, con il presidente Truman, adottarono una politica di containment, seguita poi da quella dei rollback, ben consci che la loro potenza economica era nettamente superiore a quella dell’avversario.

Seguirono poi i conflitti in Corea e successivamente in Vietnam, mentre in alcuni paesi, gli USA subivano cocenti sconfitte, come a Cuba.

Kissinger, per certi versi, si dimostrò un maestro nella capacità di contrastare i regimi comunisti ed i suoi clamorosi incontri politici con leader quali Mao Tze Tung diedero l’impressione che fosse rinato il nuovo Metternich.

Sembrava che il crollo del muro di Berlino desse il via ad un assoluto predominio americano, ma così non è stato, visti i grandi errori delle varie amministrazioni.

Prima di tutto l’Iraq, in cui la volontà di colpire Saddam Hussein, che era nei fatti un difensore dell’Occidente, spinse gli Stati Uniti a due guerre che distrussero l’unità dell’Iraq e quindi evidenziarono la forza dell’unico, vero nemico, l’Iran.

L’altra spedizione disastrosa fu quella in Afghanistan che è durata 20 anni e l’unico risultato è stato quello del ritorno dei talebani.

Decine e decine di miliardi di dollari sono stati inghiottiti da questi due paesi, Iraq ed Afghanistan, mentre non è mai stato veramente isolato e colpito l’unico vero nemico di Washington nell’area e cioè l’Iran.

Vi ricorderete forse che nel 1979, all’arrivo di Khomeini, l’ambasciata USA fu presa d’assalto dai Pasdaran ed i diplomatici americani furono tenuti in ostaggio per lunghissimi mesi.

È un bel dire che Reagan definì l’Iran uno stato canaglia, in realtà ben poco hanno fatto gli USA contro questo reale nemico, contro i suoi leader teocratici che credono in modo rituale ad una sharia immutabile nel tempo, ma che con una fede incrollabile e l’aiuto di tanto petrolio sono divenuti un nemico formidabile degli Stati Uniti e dell’Europa.

Hamas in Palestina, gli Hezbollah in Libano, gli Houthi in Yemen, sono le pedine dell’Iran in vari teatri di guerra e provocano nocumento ad Israele, Europa, Stati Uniti.

Gli Stati Uniti sembrano non accorgersi della pericolosità dell’Iran, sembrano quasi snobbarli come se si trattasse di una potenza regionale, ma non è così.

È ora che gli Stati Uniti si accorgano che non possano essere i gendarmi del mondo, ma che devono avere obiettivi ben precisi.

E d’altronde la poca oculatezza della politica estera americana è confermata dall’aver lasciato crescere, specialmente militarmente, la Russia di Putin, un paese che nel 1991 sembrava destinato ad una decadenza irrimediabile.

Ora lo stesso Putin sta creando delle alleanze anti-occidentali in tutto il mondo e sicuramente, per l’Occidente, questa volta non sarà facile cavarsela.

Il consenso mondiale è qualcosa che gli USA non hanno mai saputo ottenere, le loro continue prepotenze hanno al contrario generato tanti odi che sarà difficile scrollarsi di dosso.

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