La sicurezza dalle inondazioni nello Scenario a rischio “Basso”

La prudenza è dunque la capacità di stabilire con sicurezza «che cosa si deve fare oppure no».
Stefano Zamagni, Prudenza. La virtù del voler guardare lontano, il Mulino, Bologna 2015, p. 10

Sono trascorsi 28 anni dalla disastrosa alluvione del novembre 1994 che ha provocato 70 vittime nell’intera Regione Piemonte, delle quali 2 del Quartiere di San Michele e 12 del Quartiere Orti di Alessandria. Nella mia qualità di Vicepresidente dell’Associazione di protezione civile Orti Sicuro – che in seguito al venir meno di una parte significativa dei suoi 150 soci ha chiuso i battenti cinque anni fa -, con il prezioso contributo dei disciolti Museo del Fiume e Gruppo di lavoro Alessandria Nord, presieduti dalla dottoressa Gianna Calcagno, ho raccolto una vasta documentazione sul problema della sicurezza di Alessandria dalle esondazioni dei fiumi, che meriterebbe di essere pubblicata. Ciò, allo scopo di tenere viva la memoria di quanto è stato fatto in tutti questi anni dalle varie istituzioni per assicurare alla città di Alessandria il grado di sicurezza evidenziato dalla Carta della pericolosità da alluvioni – di cui alla Direttiva 2007/60 CE D.lgs 49/2010, emanata congiuntamente dall’Autorità di Bacino del Fiume Po, dall’AIPo, dalla Regione Piemonte e dall’Arpa Piemonte – e qui riprodotta.[1]

Da questo documento si evince agevolmente che poco meno della metà del centro storico cittadino, unitamente al quartiere Orti, all’Ospedale civile, all’area cimiteriale e all’area aeroportuale, risultano inclusi nell’area a “rischio basso”: quella stessa area che nel Piano Stralcio delle Fasce Fluviali – adottato con deliberazione del Comitato Istituzionale n. 26 in data 11 dicembre 1997 e approvato con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 24 luglio 1998 – delimita la cosiddetta Fascia C, soggetta ad inondazione nel caso di un evento catastrofico.

Nei giorni scorsi i media locali hanno dato un certo risalto all’intervento dell’on. Renzo Penna, Presidente dell’Associazione Città Futura, nel quale vengono sollevati dubbi in merito all’opportunità «che una struttura ospedaliera, che deve essere sempre raggiunta in sicurezza e con facilità dagli operatori e dai cittadini, possa essere costruita su palafitte?».[2]

La risposta a questi dubbi, espressa con una certezza che lascia sgomenti, è stata data nel corso di una intervista, significativamente intitolata “Ospedale, ora o mai più”, dall’ex-Sindaco di Alessandria Gianfranco Cuttica di Revigliasco.[3] In essa, l’ex-Sindaco sostiene che «…prima di sottolineare quella opzione – ovvero la scelta dell’area aeroportuale per il nuovo ospedale cittadino – ho chiesto agli uffici comunali la fattibilità. I dirigenti mi hanno dato l’ok. (…) Gli stessi dirigenti che sono ancora a Palazzo Rosso». A conclusione di quella stessa intervista viene riportata la dichiarazione dell’assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi nella quale egli sostiene di non avere più dubbi su quella localizzazione, dal momento che la «sicurezza della città si farà, stiamo eseguendo accertamenti sul terreno e gli uffici tecnici sono impegnati proprio su quello».

Ora l’assessore regionale, l’ex-Sindaco e i dirigenti degli uffici comunali, o ignorano la documentazione ufficiale sulla sicurezza idraulica della città – disponibile sul sito dell’Autorità di Bacino del Po -, oppure per essi il rischio che si verifichi un evento qualificato come “catastrofico” è pari a zero. Oltre a ciò, è sufficiente scorrere l’elenco dei lavori per la messa in sicurezza della città – previsti nel documento annesso al Piano Stralcio delle Fasce Fluviali dell’Autorità di Bacino – per rendersi conto che, allo stato attuale, la fattibilità del nuovo ospedale in quell’area potrebbe slittare a tempo indeterminato.

A questo proposito, la dottoressa Gianna Calcagno, in rappresentanza del disciolto Gruppo di Lavoro, mi ha fatto avere la seguente precisazione redatta da uno dei tecnici dell’ex-Gruppo di Lavoro:

«Tenendo conto che le opere di messa in sicurezza della città dalle esondazioni del fiume Tanaro non sono ancora (se mai lo saranno) completate e che, in ogni caso, la sicurezza assoluta non esiste, permane infatti la delimitazione della fascia C (area esondabile per piene di carattere eccezionale) che corrisponde grosso modo all’area esondata nell’alluvione del 1994. Tale fascia permarrà anche dopo l’esecuzione delle opere che la variante PAI del luglio 2021 prevede:

  1. tre casse di espansione (una a Solero, due a Rocchetta Tanaro)
  2. l’abbassamento della soglia del vecchio Ponte Cittadella
  3. rialzi arginali dei murazzi attuali per garantire un adeguato franco idraulico
  4. risagomatura dell’alveo e taglio degli alberi lungo le sponde (in corso di esecuzione)

Alle quali si dovrà aggiungere:

  1. la sottofondazione o il consolidamento dei vecchi muri arginali al di sotto degli attuali, messi in pericolo dal previsto abbassamento della soglia
  2. la protezione delle palificazioni di sostegno del Ponte Meyer in stato di degrado pur in presenza ancora della soglia.

A tutto ciò si aggiunga che uno studio attendibile sugli effetti che tutte le opere di arginatura, rifacimento di rilevati e di ponti che sono state eseguite sul fiume Tanaro e affluenti, con evidente riduzione delle aree di laminazione a monte, non risulta ancora eseguito.

Per tutte queste considerazioni si ritiene che, quand’anche le opere previste fossero completate (entro quanti decenni??) le aree che rientrano in fascia C non saranno mai in totale sicurezza, poiché il rischio zero non esiste. Pertanto, una localizzazione in tale zona di una struttura ospedaliera, in grado di garantire piena efficienza in tutte le situazioni di pericolo, appare quanto meno inopportuna».

A scanso di equivoci, poniamoci innanzitutto la seguente domanda: qual è la sicurezza di Alessandria dalle esondazioni di Tanaro e Bormida? Nonostante il fatto che non tutti i lavori per la messa in sicurezza siano stati eseguiti, non vi è dubbio che la piena del Tanaro del novembre 2016 (con portata pressoché equivalente a quella del 1994) ha dimostrato che la sicurezza di Alessandria dalle esondazioni oggi è superiore a quella di 28 anni fa. Ma la domanda che si devono porre coloro che posseggono “la virtù del voler guardare lontano”, è la seguente: qual è il grado di sicurezza della città dalle esondazioni dei fiumi? O se si preferisce a quanto ammonta il rischio che si verifichi un evento catastrofico?

Una società assicuratrice, come quella presso la quale ho sottoscritto una polizza contro il rischio di un evento catastrofico, calcola l’entità del rischio in base alla combinazione tra la probabilità che tale evento si verifichi e l’entità dell’eventuale danno che potrebbe dover risarcire. Ora, a prescindere dal fatto che i recenti eventi alluvionali (non solo nel nostro paese) si ripetono con una elevata frequenza rispetto al passato per via degli effetti del riscaldamento globale, poiché il danno derivante dall’ inondazione dell’area aeroportuale sulla quale venisse costruito il nuovo ospedale sarebbe molto alto, la prudenza suggerisce che tale rischio andrebbe evitato.

Infine, e per concludere, in considerazione dei tempi inevitabilmente molto lunghi per la realizzazione del nuovo ospedale – completamento delle opere sopraelencate, accordi per lo spostamento del nuovo aeroporto, realizzazione delle opere per la nuova viabilità e la costruzione della struttura ospedaliera – non varrebbe forse la pena di riflettere sulla possibilità e sull’opportunità di ristrutturare l’attuale ospedale cittadino?

Bruno Soro
Alessandria, 12 gennaio 2023

  1. La versione della carta della pericolosità da alluvioni, aggiornata senza modifiche rilevanti, al 2020, è disponibile all’indirizzo: https://pianoalluvioni.adbpo.it/mappe-del-rischio-2/.
  2. L’intervento dell’on. Renzo Penna è disponibile sul sito dell’Associazione Città Futura all’indirizzo: https://www.cittafutura.al.it/sito/il-nuovo-ospedale-su-palafitte/.
  3. L’intervista all’ex-Sindaco di Alessandria Gianfranco Cuttica di Revigliasco è apparsa su La Stampa di domenica 9 gennaio 2023, Cronaca di Alessandria, p. 36.

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