La via francigena

Quando la dominazione Longobarda lasciò il posto a quella dei Franchi, anche la Via di Monte Bardone cambiò il nome in Via Francigena, ovvero “strada originata dalla Francia”, nome quest’ultimo che oltre all’attuale territorio francese comprendeva la Valle del Reno e i Paesi Bassi.

La Via FrancigenaFrancisca o Romea, è parte di un fascio di percorsi, detti anche vie romee, che dall’Europa occidentale, in particolare dalla Francia, conducevano nel Sud Europa fino a Roma proseguendo poi verso la Puglia, dove vi erano i porti d’imbarco per la Terrasanta, meta di pellegrini e di crociati.

Nel 1994 è stata dichiarata “Itinerario Culturale Europeo” assumendo, alla pari del Cammino di Santiago di Compostela, una dignità sovranazionale.

La strada nasce nel VI secolo per una necessità strategica delle popolazioni longobarde che avevano bisogno di collegare la loro città principale, Pavia, con i ducati centro-meridionali di Spoleto e di Benevento, semicircondati da territori bizantini. L’esigenza di utilizzare una via sufficientemente sicura portò alla scelta di un itinerario sino ad allora considerato minore, che valicava l’Appennino in corrispondenza dell’attuale Passo della Cisa, e dopo la Valle del Magra si allontanava dalla costa in direzione di Lucca. Questo percorso prese il nome di “Via di Monte Bardone”, dall’antico nome del Passo della Cisa: Mons Langobardorum.

Dalla fine del VIII secolo, dopo la discesa in Italia di Carlomagno a seguito della chiamata di Papa Adriano I e l’annessione dell’Italia Settentrionale al Regno dei Franchi (774), il percorso iniziò ad essere conosciuto come Via Francigena, ovvero “strada originata dalla Francia”, e in una prima fase la sua destinazione finale iniziò ad essere identificata con Roma, sede del papato.

dell’attuale Passo della Cisa, e dopo la Valle del Magra si allontanava dalla costa in direzione di Lucca. Questo percorso prese il nome di “Via di Monte Bardone”, dall’antico nome del Passo della Cisa: Mons Langobardorum.

Mappa Via Francigena.jpg

La prima testimonianza scritta che cita questo nome risale ad una pergamena risalente al 876 (Actum Clusio) conservata nell’Abbazia di San Salvatore sul Monte Amiata[2] e che si riferisce ad un tratto di strada nell’agro di Chiusi, in provincia di Siena. Tuttavia, bisogna aspettare il 990 per avere la prima descrizione scritta del percorso: si tratta della relazione che Sigerico, arcivescovo di Canterbury dal 990 al 994, fece del suo viaggio di ritorno da Roma, dove si era recato per ricevere il Pallium, simbolo della dignità arcivescovile, dalle mani di Papa Giovanni XV. In questo suo breve documento, Sigerico annota i nomi delle chiese di Roma che ha visitato e descrive le 79 tappe del suo itinerario verso Canterbury, descrivendo in modo preciso i punti Tra i secoli XI e XIII la pratica del pellegrinaggio assunse un’importanza crescente; i luoghi santi della Cristianità a cui erano dirette le tre peregrinationes maiores erano: il Santo Sepolcro a Gerusalemme, la tomba di San Giacomo a Santiago di Compostela e le tombe degli apostoli Pietro e Paolo a Roma. La Via Francigena diventò quindi lo snodo centrale delle grandi vie della fede. Infatti, i pellegrini provenienti dal nord la percorrevano per dirigersi a Roma, ed eventualmente proseguire lungo la Via Appia verso il porto di Brindisi, dove s’imbarcavano verso la Terra Santa.

Una testimonianza scritta datata tra il 1154 e il 1160 è il Leiðarvísir (Itinerarium), scritto in norreno[5] dall’abate islandese Nikulás da Munkaþverá Il monaco, nel tratto italiano, effettua un percorso molto simile a quello di Sigerico, ma poi prosegue sulla via Appia Traiana per l’imbarco dai porti pugliesi. Dopo l’Italia, infatti, inizia un nuovo percorso marittimo che, toccando in più punti coste ed isole della penisola balcanica e della Grecia, conduce fino alla Turchia e poi a Gerusalemme. Dal diario emerge che il pellegrinaggio in quegli anni era molto frequentato da uomini provenienti da tutta Europa

Nel 1273 si ebbe una ulteriore testimonianza scritta: l’Iter de Londino in Terram Sanctam (ora conservato alla British Library), scritto in francese dal benedettino inglese Matteo Paris, come guida per i pellegrini londinesi che si recavano in Terra Santa. L’itinerario segue un percorso diverso in Francia, entrando in Italia dal Moncenisio, percorrendo la Val di Susa per poi convergere sul percorso di Sigerico a Vercelli.[11]. Nel corso del XII secolo infatti questo percorso era diventato prevalente rispetto a quello primitivo[12], che prevedeva l’ingresso in territorio italico dal colle del Gran San Bernardo, da dove si scendeva in Valle d’Aosta  La Via Francigena divenne presto il principale asse di collegamento tra nord e sud dell’Europa lungo il quale transitavano mercanti, eserciti, pellegrini; un canale di comunicazione determinante per la realizzazione dell’unità culturale che caratterizzò l’Europa nel Medioevo. Il fatto che la via Francigena collegava le regioni più ricche del tempo (le Fiandre e l’Italia, passando per le fiere della Champagne) ne determinò l’uso crescente come via di commercio, portando all’eccezionale sviluppo di molti centri lungo il percorso. Nel XIII secolo i traffici commerciali crebbero a tal punto che si svilupparono numerosi tracciati alternativi alla Via Francigena che, quindi, perse la sua caratteristica di unicità, frazionandosi in numerosi itinerari di collegamento tra il nord e Roma. Per questo motivo iniziò ad essere conosciuta con il nome Via Romea, non essendo più unica l’origine, ma la destinazione. Inoltre la crescente importanza di Firenze e dei centri della valle dell’Arno spostò a oriente i percorsi, relegando il Passo della Cisa a una funzione L’asse centrale, quello seguito da Sigerico, corrispondeva alla “via di Fiandra” (route de la Flandre), la via commerciale che collegava le regioni più ricche dell’Europa tardomedievale: l’Italia e le Fiandre, passando per la Champagne, dove si tenevano le omonime fiere internazionali. Dalle Fiandre attraversava l’Artois (Arras), la Champagne (Reims), la Franca Contea (Besançon), valicava il Giura al Colle di Jougne, per arrivare a Losanna.

Gli Inglesi s’inserivano ad Arras, provenendo da Londra (Matthew Paris) e da Canterbury (Sigerico), e attraversavano la Manica fra Dover e Calais.

A oriente c’era un altro importante “corridoio”, quello rappresentato dalla Valle del RenoNikulás da Munkaþverá riferisce che i pellegrini prendevano il bordone a Utrecht o Deventer e poi proseguivano facendo tappa nelle città commerciali di Colonia, Magonza, Spira, Worms, Strasburgo, Basilea, infine, abbandonato il Reno, continuavano per Soletta, Avenches e Vevey[14]. Gli Scandinavi e i Tedeschi del Nord provenivano da Stade e arrivavano al Reno a Duisburg (Annales Stadenses) o a Magonza (Nikulás).

puramente locale e decretando la fine dell’antico percorso. di Santiago di Santiago di Compostela e la sua sostituzione con quello di Novalesa

http://peintures.murales.free.fr/fresques/Italie/Piemont/Valle_Susa/Novalesa/novalesa.jpg/Novalesa-hiver2-s.jpg

Abbazia di Novalesa

Che San Francesco prese la via francigena e passò da Alessandria è praticamente convalidato dal miracolo della lupa che portava via i bambini dei dintorni

Giancarlo Patrucco Clemente Accornero

Testi e immagini qui riportati vengono dal libero web.

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