L’amore da vecchia

E’ un sottile filo rosso quello che di- segna ( partendo dalla copertina ) e accoglie tutte le poesie dell’ultimo libro di Vivian Lamarque : L’amore da vecchia.

Un filo rosso che viaggia in treno, in mare e che qualche volta scompare, per ricomparire fiorito nella memoria, mai sbiadito.

Ma davvero ViviaM ( così mi piace chiamarla) “da vecchia” basta il ricordo? O piuttosto non è il ricordo che invecchia mentre “la vecchia” si fa nuova in altra dimensione ?

Si smettono gli abiti di lino e di cotone, basta guanti di lana e turbanti ! Siamo nuovamente pronte a diventare amanti !

D’un violino che suona nella metropolitana, d’una nuvola che veloce va via, di una cicogna che ha sbagliato nido e glielo indichiamo dal balcone, con una nuova canzone.

Siamo innamorate di tutto, proprio di tutto, soprattutto di quello che non ci piaceva.

Il fegato alla veneta, per sempio, o la cipolla di Tropea, cruda, oggi la digeriamo, e quel rospo che ancora oggi sognamo, possa diventare quel principe che solo noi vediamo.

Ci sono in queste pagine momenti di intimità, un’intimità che si è trasformata da ferita in ilare, una novità per “una vecchia” che credeva di non saperlo fare.   Credeva di non potersi trasformare in farfalla e nuovamente volare.

E i treni ! I treni ! Quanti ne ha presi questa ViviaM !

… Questa vecchina occhialuta   / rotonda stupita che tiene in mano un’erbetta / nel frattempo appassita  …

E I fidanzati? Chi abbiamo amato e chi ci ha amato? Tutto dimenticato?

…confondere i bei nomi / degli amanti ? Pronunciarli al momento /giusto con il nome sbagliato?…

Ma è sempre la Natura che ci sa rispondere e ViviaM la sa ascoltare :

…Oh presto saremo boschi tutti quanti insieme ?  Avremo cuori d’erba? di radici?…

C’è il Cinema, film vecchi e nuovi che ci riportano alla nostra storia personale,  alle domande inevase che ora s’affacciano al nostro finestrino chiedendo

...il non detto dato….ma perchè non l’abbiamo fatto? perchè non lo abbiamo detto?…

Questo non è un libro di memorie, nè di lamentazioni, i vari capitoletti racchiudono quello a cui abbiamo dato nome e vita, alcune pagine sono erbari, altre orologi, ci sono mosche, allodole, pentole e pentolini, preti e tanto di quell’amore mancato che la Poesia ridà a chi abbiamo “nato”.

C’è Miryam mia bambina, mia rima, mia infinita mattina , ci sono i nipoti, i mariti di questa e di quello, le madri e i padri, gli amici e le amiche, fiori nevi e gatti . E i morti che prima di noi l’al di là l’hanno esplorato.

Ma sono sempre troppo zitti:

...da morti non si scrive più/ non ce ne inviano più / di poesie / i morti …( nemmeno una ? )”

E’ sempre una domanda la Poesia , scriviamo libri pensando di regolare i conti con Lei, ben sapendo che non li regoleremo mai.

La Poesia istiga il Poeta a una parola onesta perchè Lei sa d’essere la più disonesta, anche se in Verità.  

di Patrizia Gioia

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