L’Asino fuori norma

Dovevo immaginare che la ripresa autunnale non sarebbe stata facile per noi Asini. Poco più di un paio di settimane fa ho letto sul giornale che dal 15 settembre, nella mia città, i carretti Euro 5 non potranno più circolare, praticamente per tutto il giorno. Io possiedo felicemente un carretto Euro 5 che basta e avanza per le mie esigenze. Qualche breve viaggio, ma soprattutto mi serve quando vado a comprare le mele. Alla notizia, sono rimasto di stucco. Per mettermi in regola nel giro neanche di un mese dovrei comprare un carretto nuovo, un carretto elettrico immagino.

Ci sono rimasto proprio male. A prescindere da tutte le sacrosante questioni di lotta all’inquinamento, mi sarei aspettato che il mio Stato – o chi per esso – mi avesse inviato, magari tre o quattro anni fa, una lettera raccomandata, o almeno una mail, o un SMS, più o meno di questo tono: «Caro sig. Asino, sappiamo che lei possiede un carretto Euro 5. Ci duole informarla che, a causa dell’inquinamento troppo elevato, il suo veicolo dovrà essere interdetto alla circolazione a partire dal settembre 2023. Questo avviso per darle la possibilità di provvedere a procurarsi nel frattempo un carretto rispondente alle norme che saranno in vigore nel 2023. Affinché Lei possa orientarsi, le accludiamo una Tabella con la durata normativa prevista per i diversi tipi di veicoli che Lei potrebbe acquistare. Le accludiamo anche una Tabella con le facilitazioni economiche a Lei destinate per la rottamazione del suo veicolo. Per ogni chiarimento, può riferirsi al Sito Tal dei Tali». Facile, no? Oltretutto lo Stato conosce con precisione tutti i veicoli in circolazione, visto che siamo obbligati a pagare allo Stato proprio una tassa di circolazione.

Ho sentito Geronimo, il mio amico leguleio, il quale mi ha ricordato che su questa materia siamo in pieno caos e che a quanto pare, dall’Europa all’ultimo Comune, non si sono mai messi d’accordo. Ci sono direttive, leggi e regolamenti diversi, tempi di attuazione diversi, lasciati al nostro valoroso decentramento populista e anarcoide. Una selva di restrizioni e permissioni a macchia di leopardo, determinate da burocrati accidiosi, politici e amministratori locali a volte troppo zelanti o a volte troppo distratti. Magari incompetenti e/o desiderosi di comparire. Così quel che è permesso qui è proibito là, senza alcuna parvenza di logica.

Come al solito anche nella mia città è scoppiato un piccolo pandemonio politichese tra chi ha difeso la norma, chi ha chiesto di rinviarla, chi ha offerto soluzioni alternative, come il controllo dei carretti inquinanti attraverso il GPS (a spese del proprietario). Con una bella novità: di solito sono quelli di sinistra a volere le norme più restrittive in questo campo. Questa volta, da noi, sono quelli di destra. Non mancano però quelli “di sinistra” che oggi stanno da una parte e domani dall’altra. Un bel siparietto. Il risultato è che, a una decina di giorni dal 15 settembre, non so ancora se col mio carretto potrò andare a supermercato a comperare le mele.

Come faccio a comperami all’istante un carretto nuovo? Anche se ho una buona educazione formale e sostanziale, da quando sono tornato nella mia Città faccio tuttavia un modesto lavoro intellettuale, poco retribuito, e non sono certo ricco. Per me, l’acquisto di un carretto nuovo costituisce una spesa importante che devo pianificare con attenzione. Ci sono poi altri Asini come me che – dopo il Covid, dopo la crisi economica e l’inflazione – non possono proprio permettersi un carretto nuovo. Sento già i fondamentalisti che dicono «Usa i mezzi pubblici!». Non rispondo neppure a simili provocazioni.

Visto che sono un Asino riflessivo, questo spiacevole inconveniente, mi ha spinto a fare qualche notazione sul mio taccuino sociologico. Notazioni che puntualmente vi trascrivo qui di seguito. Perdonerete l’estrema sintesi, si tratta di appunti. Questo è quanto ho messo in nota: «C’erano una volta gli ecologisti volenterosi, altruisti, che raccoglievano la carta per terra e la gettavano nei cestini, che facevano le lotte contro gli inquinatori, che predicavano modelli di consumi risparmiosi e, certo, mezzi meno inquinanti. Che hanno elaborato grandi progetti per il risparmio energetico, che sollecitavano l’impegno di tutti per la causa comune. Insomma, l’ecologismo come movimento e orientamento culturale. Tutto bello e sacrosanto. Poi, com’era inevitabile, la questione è stata presa in mano dal Mondo della Politica, quelli che governano e amministrano tutti noi, dall’Europa al più piccolo Comune. E lì sono cominciati i problemi. Cari ecologisti, pensate di salvare il Pianeta proprio con questo Mondo della Politica? Ma non basta. La missione di salvare il Pianeta è stata oggi sempre più presa in carico dal Mercato. Chiamiamolo pure “capitalismo”, senza alcuna notazione pregiudiziale. Le grandi multinazionali dell’informazione, dell’energia, dei trasporti producono oggi una montagna di nuove merci – rigorosamente secondo gli standard ecologici del momento – e il consumatore è pressato a comprarle. Costa di più, certo, ma è ecologico! In questo trovano l’alleanza del Mondo della Politica che, nel più totale disordine e nella più totale incoerenza, si allinea e produce le norme. Così l’acquisto del momento diventa un obbligo. Gli eco-politici e gli eco-capitalisti, uniti nella lotta, ci prescrivono ogni giorno quello che dobbiamo mangiare, quello che dobbiamo acquistare, decidono quello che è diventato vecchio e che dobbiamo buttare. Il fatto è che il tutto si farà a spese nostre».

L’Asino (06/09/2023)

* Per comunicare con me, potete inviare le vostre missive alla “Posta dell’Asino” presso Città Futura (postadellasino@cittafutura.al.it).

 

 

.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*