L’Asino tari-tassato

Riconosco di essere piuttosto distratto. Ho una certa tendenza a seguire il filo dei miei pensieri, delle mie letture. A elaborare teorie un poco strampalate sulla vita e sul mondo. Così, spesso mi dimentico delle incombenze quotidiane. Mi è successo con il pagamento della TARI, la tassa rifiuti che, come ogni cittadino, devo pagare al mio Comune di residenza. Me ne sono ricordato proprio solo in procinto della scadenza.

Vedendo però quanto mi è toccato pagare quest’anno, mi sono imbizzarrito per i miei soliti tre secondi. Mi sono chiesto come sia possibile che un povero Asino come me debba pagare così tanto. Mi sembra di produrre pochissimi rifiuti e i pochi che produco li differenzio accuratamente. Se ricordo bene, la tassa si calcola in base al numero dei residenti e in base alla superficie dell’abitazione. Certo, devo ammettere che la superficie della mia abitazione è piuttosto estesa. Si tratta di una residenza vecchiotta, quasi storica, ma con un bel cortile. Dentro ci sono tante stanze. C’è lo spazio per la mia biblioteca, poi c’è la saletta per il biliardo. La tavernetta per quando invito gli amici. Il porticato per il carretto e poi la cantina che mi serve per tenere al fresco le mele. Si, vabbè, ho tanto spazio, ma sono tanti metri quadrati che non producono rifiuti!

Così ho chiesto al mio amico Geronimo, che è un esperto leguleio, se non ci sia qualche metodo per pagare un po’ di meno la TARI. Geronimo mi guarda e fa: «Tutti vogliono pagare di meno. Ma lo smaltimento costa, anzi costa sempre di più per via dell’inflazione, e i Comuni, compreso il nostro, hanno seri problemi. Così scaricano i costi sulla TARI!». Dopo una pausa interminabile, Geronimo mi guarda e aggiunge: «Però un metodo forse ci sarebbe. Non riguarda il calcolo delle singole tariffe dei singoli cittadini, come me o te. Si tratterebbe di applicare subito e bene, in ciascun Comune, le nuove disposizioni dell’ARERA, quelle dell’agosto 2023». A sentire queste parole ho drizzato le orecchie più che potevo e mi sono fatto spiegare in dettaglio. E Geronimo, compiaciuto, si è subito esibito in un lungo spiegone. A questo punto, penso proprio di dovervi riportare quello che ho capito, perché senz’altro interessa anche a voi.

Nell’ambito dell’economia circolare si è ormai affermato un meccanismo che si chiama EPR, cioè Responsabilità Estesa del Produttore. Se produci imballaggi (che oggi costituiscono la gran parte dei rifiuti) o se li distribuisci, sei obbligato per legge a occuparti, direttamente o indirettamente, della loro raccolta e del loro riciclaggio. Per questo, i produttori e i distributori di imballaggi sono già obbligati a pagare un contributo al CONAI che si occupa della raccolta e del riciclo. Per la raccolta ci sono già i consorzi che aderiscono al CONAI (come ad esempio il COREPLA per la plastica, il COREVE per il vetro, il COMIECO per la carta) che recuperano gli imballaggi raccolti e li riportano ai produttori per il riciclaggio.

Solo che – e qui viene il bello – a fare la raccolta sul territorio sono per lo più i Comuni, o i loro Consorzi, e la fanno a spese loro (cioè, nostre, per questo paghiamo la TARI!). Quando un Comune fa bene la raccolta differenziata i consorzi del CONAI, in cambio degli imballaggi differenziati raccolti, pagano attualmente ai Comuni un piccolo compenso, che però non copre certo i costi della raccolta. E che non corrisponde al valore economico di quanto raccolto. Insomma, i Comuni che fanno la raccolta differenziata, in cambio dei materiali che raccolgono, ricevono una piccola ricompensa che non copre certo i loro costi che sono sempre in crescita. Per questo finisce che i Comuni devono aumentare la TARI e noi cittadini Asini la paghiamo!

E qui entra in scena l’ARERA, che sarebbe poi l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente. Cosa dicono le nuove disposizioni dell’ARERA? In sostanza dicono che i produttori di imballaggi, tramite i consorzi, devono corrispondere ai Comuni non più il misero compenso di prima (che corrispondeva al più al 20% dei costi di raccolta) ma addirittura l’80%! Con questi maggiori introiti, i Comuni potrebbero finalmente tenere fermi i costi della TARI o addirittura abbassarli! Preso dall’entusiasmo nel sentire queste cose, ho voluto trascrivermi proprio alla lettera la prescrizione di ARERA. Udite, udite! Dice che: «[…] i costi necessari per fornire tali servizi di gestione di rifiuti sono posti a carico dei produttori e degli utilizzatori [di imballaggi] nella misura almeno dell’80 per cento. Tali somme sono versate nei bilanci dei Comuni ovvero degli Enti di Gestione Territoriale Ottimale, ove costituiti e operanti nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti, al fine di essere impiegate nel piano economico finanziario relativo alla determinazione della tassa sui rifiuti (TARI)».

Che botta! Mi brillavano proprio gli occhi. Finalmente una buona notizia! Geronimo però mi ha scrutato in volto, mi ha guardato di storto e ha fatto la sua tipica smorfia da Asino cinico e disincantato. E ha soggiunto: «Calma, ragazzo mio. Tra una delibera e la sua applicazione, soprattutto se riguarda migliaia di Comuni, c’è di mezzo il mare. Intanto bisogna fare la raccolta differenziata e bisogna farla bene. Mi sa che nel nostro Comune siamo ancora un pochino indietro. Poi bisogna contrattare con i consorzi CONAI l’applicazione delle nuove norme ARERA. Cioè si tratta di stipulare dei veri e propri contratti. E i contratti vanno fatti a livello locale, seguendo uno schema d’indirizzo nazionale. Hai avuto sentore che qualcosa si stia muovendo dalle nostre parti? Credi proprio che ci sia qualcuno che se ne stia occupando?». I due ultimi punti interrogativi di Geronimo si sono alzati e sono rimasti a vibrare nel vuoto per qualche secondo.

Oibò, mi sembrava così facile! Che delusione! Mi si sono subito afflosciate le orecchie. A noi Asini, le cose sembrano sempre un po’ troppo facili.

L’Asino (24/10/2023)

 

 

* Per comunicare con me, potete inviare le vostre missive alla “Posta dell’Asino” presso Città Futura (postadellasino@cittafutura.al.it).

 

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