L’assalto alla Cgil

Un fatto inconcepibile che non si era verificato nemmeno nelle fasi più dure dello scontro politico nel paese. Non riguarda solo il mondo sindacale, è stato l’attacco a un pilastro della democrazia. La solidarietà con la Cgil non può riguardare solo un momento più meno passeggero

L’attacco alla sede centrale della CGIL era impensabile. La Confederazione ha vissuto momenti difficili nel corso dei decenni che ci separano dal secondo dopoguerra.  Non sono mancati periodi duri e di scontro nei decenni passati. Fino alla fine degli anni Sessanta gli esponenti del sindacato non potevano entrare nelle fabbriche. E le grandi manifestazioni di massa potevano nascondere agenti provocatori.  Il rapporto con molti giornali i fu spesso segnato dal dissenso quando non aperta  ostilità. Ma la Cgil ha sempre  goduto del prestigio spettante a una grande organizzazione di massa, e pilastro del regime democratico. Di Vittorio e Lama, per ricordare solo due grandi dirigenti, furono annoverati rispettivamente fra i padri e i difensori della democrazia italiana.

Ciò che si è verificato sabato in questo mese di ottobre  non è stato concepibile nemmeno nelle fasi più acute dello scontro politico nel paese. L’assalto alla sede centrale della Cgil  non può essere condannato solo come un atto di natura fascista. Che sia stato tale non c’è dubbio. Il gesto criminale si verificato in una fase nella quale la CGIL in prima linea, insieme con le altre confederazioni, assolve un ruolo politico e sociale essenziale in difesa dei lavoratori, mentre fabbriche decisive minacciano di chiudere, e il paese vive ancora i postumi della più grave crisi che si sia verificata nel dopo guerra, con milioni di disoccupati e di occupati precari.

L’attacco alla CGIL non riguarda solo il mondo sindacale, ma è stato l’attacco a un pilastro della democrazia.  Milioni di donne, uomini e giovani, non ostante le difficoltà che incontra inevitabilmente lo stesso sindacato, si riconoscono  nella sua rappresentanza. L’attacco a una sede che non ha mai dovuto difendersi nemmeno nei momenti più bui della storia nazionale è stato un gesto che rivela le attitudini criminali della estrema destra.  Si può giudicare in  diversi modi la condizione politica del paese , ma non si sfugge alla sensazione di una difficoltà della politica corrente  nella quale si confondono i partiti che hanno fatto la storia della democrazia repubblicana con partiti che si collocano a destra più o meno divisi e, per molti versi, con posizioni reazionarie. Una cartina di tornasole è l’atteggiamento sulla proposta – avanzata da Pd, Leu e 5S – di scioglimento del movimento fascista di Forza Nuova, i cui leader hanno guidato l’assalto: FdI e Lega si sono detti contrari, a meno di una modifica del provvedimento che lo renda vago ed eviti di esplicitare che si debba intervenire contro un gruppo neofascista.

In ogni caso, la direzione del governo rimane confusa e inadeguata. La Confindustria punta sulla riapertura dei licenziamenti, la disoccupazione è destinata a crescere con la tendenziale fine delle tutele. Quando fra il 2022 e il 2023 si sarà superata la fase più acuta della recessione, il reddito nazionale sarà ancora al di sotto del livello del 2008 prima della Grande recessione. Le regioni del Mezzogiorno registrano un tasso di disoccupazione che è il più alto nell’eurozona.

Il sindacato nel suo insieme sta cercando di fermare il degrado.  Per un verso è il suo mestiere storico. Per l’altro, un modo di dare senso alla rappresentanza democratica in una fase di difficoltà, quando nelle grandi città votano meno del 50 per cento degli elettori. Il sindacato non può sostituirsi ai partiti. Ma è un fatto che in passato sia stato un solido baluardo della democrazia. La solidarietà con la Cgil non può riguardare solo un momento più meno passeggero.

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, si è recato in visita alla Cgil per manifestare la sua vicinanza e l’abbraccio con Landini sulla soglia della Confederazione è un segno di civiltà per il paese.  La risposta all’atto criminale contro la CGIL potrebbe segnare  l’avvio di una svolta. Non è né facile, né certo. Ma è una possibilità da non disperdere nella retorica determinata dalla gravità di una circostanza che non fa onore al paese.

Antonio Lettieri

Mercoledì, 13. Ottobre 2021
EGUAGLIANZA & LIBERTÀ

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