“Lavoro”, “Cittadinanza”. Fondamenti costituzionali e radici della nostra Repubblica

“ E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini,impediscono il pieno sviluppo della persona umana.” Così recita  l’art. 3 della Carta Costituzionale.

In quest’articolo viene ribadito un fondamentale principio democratico: senza uguaglianza non c’è libertà e che la libertà e l’uguaglianza, indispensabili perché la persona umana possa pienamente svilupparsi, restano vuote formule se lo Stato non assolve al suo preciso dovere di eliminare ogni impedimento sociale ed economico che possa ostacolarle. E ancora in parole povere: lo Stato deve intervenire sul piano economico e sociale per rendere possibile quel massimo traguardo di democrazia.

La nostra Repubblica, fondata sul lavoro, aspira a fondere democrazia e lavoro, intesi ambedue come aspetti progressivi e progressisti.

La parola “lavoro” ricorre 19 volte nella Costituzione e 9 volte si declina la parola “lavoratore”. Il lavoro è sia il lavoro salariato , quella forma di lavoro dalla quale gran parte dei cittadini trae i mezzi per il sostentamento proprio e dei suoi figli, ma il lavoro è anche ogni attività che concorra al progresso materiale o spirituale della società. Anche per queste due articolazioni della parola lavoro discende il principio di uguale protezione per tutti i lavoratori in virtù del principio di uguaglianza.

Disoccupazione e povertà sono due facce della stessa medaglia.In Italia il tasso di povertà è più ampio rispetto ad altri paesi dell’unione europea perché è più ristretta la nostra base produttiva che non genera sufficienti posti di lavoro. In 70 anni il divario occupazionale con Germania e Francia, ad esempio, è rimasto quasi uguale. Quello che è mutato in questi ultimi anni nel nostro paese è la composizione della povertà: prima erano più poveri gli anziani, oggi lo sono di più i giovani e i minori.

Le forme di disuguaglianza hanno origine e sostanza diverse, ma questo lo sappiamo tutti, possiamo però sostenere, penso con un atteggiamento di sano realismo e non certo per un approccio meramente ideologico che il capitalismo contiene in sé la capacità e la vocazione nel creare le disuguaglianze perché si basa sull’agire competitivo, è con la competizione che si da vita a quella possibilità di accrescere la ricchezza, contrariamente agli obiettivi/ideali di un sistema ad esso antagonista quale il socialismo.

Una delle prerogative delle società democratiche dello scorso secolo era quello di propugnare e attuare l’equità sociale da perseguire garantendo a tutti il raggiungimento di un traguardo costituito da una soglia minima di benessere, intesa nel senso di un’adeguata partecipazione ai molteplici beni che sono patrimonio della società.

Quando parliamo di reddito di inserimento, di reddito di cittadinanza e di tutte le altre versioni coniate ultimamente dall’italica fantasia o copiate dalle esperienze europee, entriamo nel campo dell’ASSISTENZA a cui va aggiunto l’aggettivo qualificativo SOCIALE.

Per essere più corretti e precisi entriamo, quindi, nel sistema dei servizi sociali, e possono qualificarsi come tali quei servizi che danno attuazione ai diritti sociali contenuti nel testo costituzionale.

Con la Legge nazionale n. 328/00 finalmente e con grave ritardo si prevedono, anche nel nostro Paese, universalmente garantite le prestazioni di livelli essenziali nel campo dell’assistenza sociale, infatti le prestazioni sono rivolte a tutti coloro che versano in condizioni “ di difficoltà, di inserimento nella vita sociale attiva, nel mercato del lavoro…” ( art. 2, c.3 della L.N. 328/00). La modifica del Titolo V della Costituzione inveratosi poco dopo l’approvazione della citata legge ed assegnando alle Regioni la potestà legislativa esclusiva in materia di servizi sociali ha di fatto aperto il varco a forti disuguaglianze nei diversi ambiti territoriali originando una sorta di selettività geografica bizzarra e  certamente penalizzante o ingovernabile soprattutto al sud.

Il prof. Tridico dei 5 stelle ha precisato che la loro proposta di reddito di cittadinanza è “un reddito minimo,condizionato alla formazione e al reiserimento lavorativo”Non è  l’erogazione di un reddito a vita ma un percorso attraverso il quale precari e disoccupati devono “attivarsi” sul mercato del lavoro. Non si tratta quindi di una proposta particolarmente originale e certamente meno tutelante sul piano delle garanzie universali rispetto agli altri paesi europei come Francia, Germania ,Olanda etc. che intervengono con modalità che potremmo chiamare di Flexsecutity.La proposta di legge sul reddito di cittadinanza dei 5s è di €. 780 calcolata sulla base del 60% del reddito mediano netto in Italia.

Ma Beppe Grillo rilancia con il Reddito di Nascita,ossia  ogni cittadino nato in Italia ha diritto ad un’erogazione monetaria di base incondizionata, per ora non è chiaro come si traduca in Euro.

Ma il lavoro è scomparso?Ovviamente no, e sappiamo, anche sulla nostra pelle, che il lavoro in questi ultimi vent’anni è stato modificato nel procedere storico . Si è  modificato il significato di “lavoro” e “non lavoro” e ciò che era considerato,prima, “produttivo” oggi è “improduttivo”. Anche le nozioni di occupazione e disoccupazione, di produzione e di capitale hanno subito delle variazioni o diverse interpretazioni. L’attuale modo di produzione ha una capacità produttiva enormemente aumentata, tanto da ricorrere alla globalizzazione e alla mondializzazione, come si sono innalzati i livelli di accumulazione e dei profitti, mentre si sono abbassati i salari e i redditi.

Il lavoro era un esercizio di libertà e autodeterminazione. Oggi troppo spesso la forza lavoro viene descritta come marginale e privata di una dignità personale oltre che  sociale. Il pericolo è che la “vittimizzazione”sta rafforzando una subalternità diffusa che non si preoccupa di conoscere le vere cause che l’hanno prodotta, e non permette/ permetterà di produrre un rovesciamento politico delle prospettive.

E allora viva il reddito di inserimento o una manciata di assistenza che produrrà sempre più una società non libera dal lavoro ma cittadini privi di cittadinanza.

E poi forse fra qualche giorno Grillo scriverà sul suo Blog :

JEDER NACH SEINEN FÄHIGKEITENJEDER NACH SEINEN BEDÜRFNISSEN!” (*)

(*) ” Ognuno secondo le sue possibilità, tutti secondo le proprie esigenze”.

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