Le origini della Cittadella di Alessandria e la morte di D’Artagnan

Durante l’assedio dei franco-inglesi alla fortezza di Maastricht entrambe le parti in lotta utilizzarono con grande esperienza e capacità tutte le nuove conoscenze relative all’arte dell’assedio e della conquista delle cittadelle e fortezze. Fortificazioni costruite ormai sui modelli elaborati nel Rinascimento, e sviluppati dagli olandesi, che provenivano direttamente dalla nuova concezione della trace italienne dei fratelli Sangallo . Nel giugno del 1673 gli anglo-francesi, una alleanza molto rara prima del XIX secolo, stavano assediando la città di Maastricht come atto decisivo della guerra contro gli olandesi. Gli anglo-francesi avevano l’obiettivo comune di stroncare e sradicare la potenza olandese che aveva umiliato gli inglesi nella guerra marittima e agitato i regnanti d’ Europa con il loro esempio repubblicano. Con la fine della guerra contro le Provincie Unite ed il trattato di Nimega si chiuse infatti l’esperimento olandese; De Witt, il suo principale reggitore, venne linciato dalla folla e squartato insieme al fratello, Baruch Spinoza capì subito che stava per chiudere l’epoca della libertà politica e del pensiero radicale e con tale tragico epilogo tramonta il secolo d’oro dell’Olanda. Inizia, dopo il colpo di Stato, la lunga dominazione degli Orange.

Tornando alla guerra d’assedio condotta nel modo moderno sembrava quindi che la caduta delle fortezze fosse ormai divenuto un gioco di calcolo matematico dei tempi, di corretto uso dei materiali e di posizionamento delle artiglierie d’assedio: dopo lo scavo delle trincee di circonvallazione, l’apprestamento dei segmenti di avvicinamento e la preparazione dei pezzi di artiglieria d’assedio si arrivava alla conseguente, inevitabile, resa degli assediati , secondo il celebre motto di Vauban C’est mure, c’est bien mure.

In realtà ogni mossa e contromossa costava sangue, molto sangue, ad entrambi gli schieramenti e la guerra di assedio era veramente una prova difficile per le truppe impegnate. Anche le malattie epidemiche e la fame facevano la loro parte nello scacchiere degli assedi; gli strateghi non a caso collocavano le fortezze e le cittadelle nei luoghi più malsani dell’Europa moderna e cioè tra fiumi e paludi. Le epidemie erano parte integrante della strategia bellica e venivano previste da entrambi i contendenti in special modo durante gli assedi 1.) Solo il nostro sguardo superficiale e astorico non conteggia tra i morti di guerra i bersaglieri nella guerra di Crimea, caduti per malattia; e il costante lamento della insalubrità della Cittadella di Alessandria è in realtà un complimento ai suoi ideatori.

Il 24 giugno i granatieri inglesi erano riusciti ad impadronirsi di alcune fortificazione esterne, un rivellino e un corno di fronte alla porta di Tongres , ma nella notte e il giorno successivi gli olandesi, dopo il brillamento delle loro mine e ad un intenso fuoco di sbarramento, si lanciarono in una sortita guidati dal Governatore della citta, un ufficiale francese dal nome di Jacques de Fariaux, e si rimpadronirono del rivellino. Quel giorno “il generale delle trincee”, i comandi in un esercito composito e multinazionale erano alternati come i consoli romani, era il Duca di Monmouth, figlio illegittimo del Re Carlo, che, pur molto giovane si era già distinto per le sue capacità militari anche nella guerra marittima 2). Con un gruppo di pochi altri, tra cui il giovane Churchill, futuro duca di Marlborough, il Duca di Monmouth 3) si lanciò all’attacco attraverso una breccia che consentiva il passaggio di un uomo alla volta. Nell’assalto il gruppo di attaccanti fu fiancheggiato anche da una compagnia di Mousquetaires Gris Reali comandati dal Charles de Batz de Castelmore , conte D’Artagnan. D’Artagnan, dopo avere tentato di inutilmente di convincere il Duca a desistere da utilizzare quel pericoloso passaggio, volle entrare anche lui nella trincea con il Duca e un colpo di moschetto allo testa lo uccise. La reputazione del coraggio e della lealtà di D’Artagnan era universale nell’esercito francese e tra i suoi moschettieri che, per onorarlo, sfondarono d’impeto le difese olandesi. Questa vittoria segnò praticamente la fine dell’assedio ed il 1 luglio, dopo avere reso la città, i 3.000 difensori sfilarono con onore tra gli assedianti. La morte di D’Artagnan fu celebrata da tutto l’esercito francese e Luigi XIV ritenne, anche se in modo forse retorico, di aver perso il suo primo e più valoroso soldato. In effetti D’Artagnan non era solo un soldato, ma anche un fedele esecutore dei mandati politici del Re. Tra i tanti delicati incarichi, aveva tenuto la custodia del ministro delle finanze Foquet a Pinerolo mentre si procedeva al processo nel quale veniva, ingiustamente, accusato di corruzione e di furto ai danni dell’erario ed era stato Governatore politico-militare di Lille. Non aveva alcun obbligo di dimostrare ancora il suo valore in battaglia, ma non era nel suo carattere mandare i Moschettieri del Re all’assalto senza guidarlo in prima persona. Il personaggio disegnato da Dumas non era quindi diverso nelle sue caratteristiche di fondo dal personaggio storico. E le statue che lo rappresentano hanno per fortuna conservato l’atteggiamento di sfida irridente alla morte e alla paura che lo ha sempre contraddistinto. L’affetto e la venerazione con cui i soldati lo circondavano, e che si era conquistato sul campo, non era certo il risultato della posizione gerarchica, ma del suo personale carisma e del rispetto che aveva nei confronti dei suoi sottoposti.

Ma in quella trincea D’Artagnan incontra anche un giovane Capitano inglese che dopo vent’anni diventerà un grande generale, forse il più grande e famoso della storia inglese e cioè John Churchill, Duca di Marlborough, a cui lo statista inglese, suo diretto discendente, dedicherà la sua opera storica più riuscita, una biografia del generale ancora oggi leggibile e molto interessante 4).

La condotta dell’assedio di Maastricht avveniva con l’alta sovrintendenza di Vauban, il grande costruttore ( e distruttore ) di città fortificate, creatore della doppia rete di fortezze che doveva difendere la Francia, l’ottagono, dai suoi nemici storici, circondata com’era dai suoi avversario. Con la costruzione e la conquista di tale doppia catena di fortezze il pensiero strategico di Luigi XIV si chiarisce in tutta la sua portata europea: alleanza con i Turchi e gli Svedesi allo scopo di minacciare alle spalle l’Impero e pieno controllo delle due fortezze che controllavamo la pianura padana e quella renana, Strasburgo e Casale Monferrato, i due corridoi militari protagonisti dei successivi tre secoli di storia militare 5).

La cittadella di Alessandria quindi nasce dall’ispirazione di fondo della grande strategia francese, strategia pensata per opporsi nella pianura padana alla forza dell’impero, anche se sembra il risultato della vittoria piemontese nella guerra di successone spagnola. Ma ciò avviene in un conteso che vede una progressiva perdita di rilevanza delle capacità strategica delle città fortificate, indebolimento evidente fino ai disastri militari del XX secolo con la cattura di Liegi, Namur e la caduta della Linea Maginot. Oggi le fortezze difficili da espugnare sono, purtroppo, le rovine delle grandi città, i residui bombardati dei grandi agglomerati urbani. Stalingrado, Berlino Beirut, Hue, Bakmut. Come si potrebbero conquistare Mumbai, Citta del Messico, Los Angeles ? La nostra nuova e futura Cittadella sarebbe quindi edificata solo con le rovine della città .

Cesare Manganelli

Note.

  1. I contemporanei ne erano pienamente coscienti, ad esempio non dimentichiamo che i quattro cavalieri dell’apocalisse ( guerra, violenza, fame e malattia ) cavalcassero sempre insieme, solo nelle ultime guerre non si coniugano insieme almeno nelle proiezioni ufficiali.
  2. Raimondo Montecuccoli ed il principe Eugenio di Savoia avevano un ruolo di comando già a vent’anni nei ranghi degli eserciti imperiali.
  3. Pochi anni dopo nel 1685 il Duca di Monmouth tenterà di conquistare il Regno di Inghilterra e farsi incoronare. La sua piccola forza di invasione venne sconfitta a Sedgemoor dalle truppe lealiste. Un ruolo decisivo nella vittoria del Re fu svolto dal Churchill. IL Duca, dopo essere stato catturato, venne decapitato, dopo parecchi tentativi, nelle Torre di Londra. Secondo alcuni racconti senza conferme, lo zio Giacomo lo trasferì segretamente in Francia, diventando così uno dei tanti candidati ad essere celati dietro alla Maschera di Ferro.
  4. Wiston Churchill, Marlborough, Utet, 1973. Sull’importanza del libro nella storia politica di Wiston si veda la recente biografia di Andrew Roberts. Una recente biografia di Richard Holmes estende i confini analitici del quadro inglese, Marlborough. Britain’s Greatest General, Harper Perennial, Londra, 2008. La narrazione della morte di D’Artagnan è nel capitolo intitolato The Imminent Deadley Breach, pagg. 70-77.

5 ) La visione strategica francese era ampiamente condivisa in ambito europeo fino alle soglie della guerra franco-piemontese, anche se in quel caso, dopo la demolizione della Cittadella di Casale e la costruzione di quella di Alessandria dopo la guerra di Successione spagnola, preferibilmente si faceva riferimento al campo trincerato Alessandria-Casale-Valenza. La sottoscrizione dei “ 100 cannoni” si inserisce in una visione generale del corridoio padano che teneva conto del bilanciamento nei confronti della fortezza di Mantova, perno del sistema difensivo austriaco. Si veda ad esempio l’opuscolo di Engels Po e Reno del 1859. Per una analisi ravvicinata si veda Cesare Manganelli, Engels e il ruolo delle frontiere naturali in “Critica Marxista”, n. 2-3, anno 2008, p.51-57.

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