Non è che mi considero un novello Annibale, per cui la mia principale ragione di vita sarebbe quella di distruggere Roma, ma quel che va detto va detto, a parte le solite chiacchere mistificatorie che coprono il nulla.
Sono nato molti anni fa in una regione che si chiama Friuli Venezia Giulia, e anche se l’ho abbandonata molto presto, verso i trenta anni, ne ho studiato le caratteristiche e le specificità.
Per chi mastica un po’ di storia, è giusto sottolineare che per secoli queste regioni sono appartenute all’impero asburgico, e questa non è cosa da poco: la storia non è acqua.
Il fatto che ci siano dei confini, non è molto rilevante, poiché oltre all’identità linguistica ci sono altre identità, che costruiscono un’identità culturale.
Trieste era il porto dell’impero asburgico, quindi un centro molto importante commercialmente e politicamente.
Oggi è il porto del nord est Italia, e sostanzialmente del Friuli, che è una piccola realtà ma molto dinamica dal punto di vista industriale ed agricolo.
Inoltre ci sono legami secolari fra queste due realtà e la Slovenia nel mondo slavo come pure la Carinzia in quello austriaco-germanico.
Si parlano tre lingue, è vero, ma basta entrare nella sala di un ristorante per capire che ci sono delle affinità non dette e non scritte, ma che portano ad una sostanziale comunità legata ad antiche radici super nazionali.
Quello che mi chiedo, e lo faccio seriamente, è come si può pensare di inviare un “missus dominicus” da Roma per cercare di uniformare usi e costumi a quelli del medio Lazio: ci sono gironi danteschi di differenze.
Il tutto perché non si può pretendere che da Roma giungano alle presunte periferie delle leggi di omogeneità che possono non essere gradite o addirittura odiate.
Faccio un caso concreto, anche se sarò un po’ antipatico.
Alcuni anni fa a capo della regione Friuli è stata nominata una signora Serracchiani del PD che può essere anche una brava persona, ma dubito fortemente possa essersi inserita nel contesto della regione del Friuli senza conoscerne l’ABC.
A mio avviso, ci vogliono anni, forse di più per poter iniziare a capire i problemi di una regione, quindi mi chiedo come questa signora paracadutista sia entrata nella mentalità di un amministratore di una regione di confine.
No signori, non è così che funziona: la democrazia si crea dal basso e la regione può essere un buon punto di partenza .
Questo non vuol dire minare l’unità nazionale ma, al contrario, questa unità forzata, Romacentrica, piena di pinguini medagliati ed affamati,, è esattamente il contrario della libertà personale, poiché ne viola quotidianamente le basi etiche.
Nel caso di cui parlavo più sopra, è chiaro che un’unione più stretta fra Friuli, Slovenia, Carinzia svilupperebbe delle dinamiche fra tre regioni che magari parlano lingue diverse, ma che hanno dinamiche politiche e storiche affini.
Ho fatto solo un esempio che riguarda la città dove sono nato, ma credo che molte altre regioni italiane svilupperebbero delle forze centrifughe importanti e creative se non fossero sotto il pesante controllo economico e politico di Roma.
Ce lo insegnano la piccola Svizzera, la grande Germania e la grandissima America che un regionalismo accorto, elastico,che si è liberato dalle catene di un centralismo autoritario, può essere estremamente utile ed intelligente.
Certo, questo messaggio non vale per chi si nasconde dietro vessilli e bandiere nere di cento anni fa, ma il cervello di ogni essere umano deve pur contare qualcosa.
Viator
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