L’Europa Sostenibile

Relazione di Giorgio Laguzzi sul tema Europa Sostenibile in occasione della Assemblea nazionale del Partito Democratico e dell’iniziativa “L’Europa che vogliamo” a Roma il 15 e 16 Dicembre 2023

 

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Per l’Europa, l’Italia e gli Stati Membri la sfida verde rappresenta sicuramente uno dei passaggi cruciali dei prossimi anni. Tale sfida si snoda attraverso diversi settori, in parte interconnessi tra loro, riguardanti politiche ambientali, politiche del lavoro, politiche energetiche e politiche agricole.

Diverse indagini tra la popolazione e gli stakeholder tendono a dare percentuali elevate di fiducia sia allo sviluppo economico sia alla transizione verde separatamente come forme di creazione di benessere per la società e per gli individui, ma tendono a rilevare bassa fiducia ad uno sviluppo economico improntato alla transizione verde.

Serve invece concepire sempre più lo sviluppo sostenibile come una vera opportunità per un nuovo piano di politica industriale a livello Europeo e per gli Stati Membri.

GREEN DEAL DAL CUORE ROSSO

Un piano di transizione verde che si basi dunque su solidi pilastri sociali e che inoltre interpreti questa trasformazione come una grande opportunità di creazione di posti di lavoro di qualità e dell’alto valore aggiunto. In questa direzione vanno lo European Pact for Skills e la European Skills Agenda, i quali hanno già portato a decine di partnership su larga scala nell’ecosistema industriale europeo, coinvolgendo diversi stakeholder tra cui piccole e medie imprese, camere di commercio, enti di formazione e portando ad una riqualificazione a livello europeo di 6 milioni di lavoratori operanti in settori green.

Come dimostrato dai dati elaborati dal CETO (Clean Energy Technology Observatory) i cosiddetti lavori green sono ad alto valore aggiunto in termini di produttività, con un livello medio del 20% superiore agli altri settori. Si affianca inoltre la necessità di implementare politiche atte ad eliminare le disuguaglianze di genere che sono strutturalmente presenti anche in questo comparto. Per affrontare questi problemi possono essere messe in campo diverse iniziative:

  • rafforzare la Strategia Università in seno all’UE attraverso il potenziamento del programma Erasmus con particolare focus sulle materie STEM;
  • rinforzare una alleanza Università-Industria su materie prime, tecnologie solari, pompe di calore, materiali a base biologica, idrogeno verde, circolarità e digitale;
  • trattare le spese per la formazione da parte delle imprese come investimento e non come costi operativi ai fini fiscali e delle agevolazioni;
  • potenziare il ruolo del Fondo per la Giusta Transizione e il Fondo Sociale Europeo per finanziare processi di formazione in lavori green di qualità e per garantire politiche di coesione sociale per mitigare le eventuali esternalità negative sulle fasce più deboli della popolazione e cogliere l’opportunità dei lavori green come un modo per rimettere in moto l’ascensore sociale.

In Italia, diversi report di Unioncamere prevedono entro il 2026 una crescita del 63% dei lavori green, con un fabbisogno tra settore privato e pubblica amministrazione superiore ai 2 milioni di lavoratori. Secondo ANPAL, i settori maggiormente interessati nell’industria sono le public utilities, la chimica, la farmaceutica, materie plastiche, trasporti, ma anche settori come trasporto, logistica, alloggio e ristorazione per quanto riguarda i servizi. Tra le figure professionali con possibilità di rivestire ruoli-chiave sia nel settore privato come anche nella PA troviamo l’energy manager, il mobility manager, il tecnico di smart city. Specificatamente, il tema della mobilità sostenibile è sicuramente un settore fondamentale che interessa le amministrazioni a livello sia comunale sia regionale nell’organizzazione del trasporto pubblico locale.

POLITICHE ENERGETICHE

Una dimensione fondamentale della transizione verde e del Green Deal riguarda le politiche energetiche. I risultati ottenuti al termine dei lavori Cop 28 rappresentano un passo avanti anche se non del tutto soddisfacenti. Positivo il fatto che il ruolo delle fonti rinnovabili sia emerso chiaramente, così come importante l’indicazione delle fonti fossili come responsabili del cambiamento climatico. Negativo è invece l’abbandono del phasing out per lasciare spazio ad un ben meno netto transitioning away. Oltre che per l’ovvia ragione di aumento dell’utilizzo di fonti rinnovabili per l’abbattimento dei livelli di CO2, dopo lo scoppio della guerra Russia-Ucraina e le recenti vicende internazionali è divenuta ancor più pressante la necessità di una maggior autonomia europea in termini di strategia energetica. In questa direzione vanno sia il Piano Industriale Green Deal del Febbraio 2023 sia il REPowerEU messo in campo dalla Commissione nella primavera 2022.

A tale scopo sono diverse le politiche che possono essere messe in campo, in parte già in fase di implementazione e alla quali è necessario dare ancora impulso:

  • adottare politiche fiscali adeguate sotto forma di aiuti di stato e altre forme, supportare nuovi investimenti nelle strategie energetiche verdi coordinati a livello comunitario e preservando il mercato unico, ma concedendo flessibilità di intervento agli Stati Membri lungo alcuni assi portanti, prevedendo anche restrizioni e agevolazioni al credito per le industrie in base all’impegno in processi di trasformazione green;
  • estendere le provision a tutte le tecnologie rinnovabili, tra cui idrogeno verde e stoccaggio di biocarburanti;
  • semplificazione per gli aiuti nella decarbonizzazione dei processi industriali;
  • incentivare l’attuazione di comunità energetiche creando sinergie pubblico-privato per efficientamento energetico, contrasto alla povertà energetica, e come politica di sviluppo delle società a partecipazione pubblica locale.

Importante inoltre creare le giuste sinergie con il Fondo di Investimento e il piano InvestEU  per catalizzare investimenti privati nei processi industriali quali il riciclo di materie prime, materiali nelle catene del valore delle batterie dei veicoli elettrici, celle a combustibile, impianti di biocarburantiOltre agli strumenti messi già in campo dall’UE, sarà importante anche emulare alcuni aspetti del Inflation Reduction Act  e di Justice40.

Va inoltre evidenziato con forza il fatto che oltre alle politiche ambientali ed energetiche dirette intra-UE, sarà fondamentale il ruolo geopolitico e diplomatico che l’UE saprà portare avanti nelle decisioni globali. Come risulta infatti nel rapporto Fit for 55, le emissioni di CO2 in UE sono diminuite del 43% tra il 1990 e il 2020, mentre globalmente sono aumentate del 72%.   Non va dunque dimenticato che senza un accordo forte che coinvolga anche USA, Cina e India ogni sforzo che potremo mettere in campo a livello europeo rischierebbe di essere vano. Dal punto di vista internazionale risulta dunque essenziale da un lato preservare e rafforzare il mercato unico da effetti di dumping e sussidi distorsivi, dall’altra rafforzare le partnership con Paesi emergenti, specialmente con l’Unione per il Mediterraneo e l’Unione Africana per le energie rinnovabili e l’idrogeno verde. In questa direzione sottolineiamo l’occasione e il ruolo strategico che i porti italiani potrebbero avere anche per l’importazione di vettori energetici innovativi.

CONSUMO DI SUOLO

Un’altra dimensione importante delle politiche ambientali è sicuramente rappresentata dal dissesto idrogeologico e dal tema del consumo di suolo. L’ormai chiara correlazione tra eventi alluvionali e consumo di suolo porta necessariamente a riflettere su un vero cambio di paradigma sul modo di affrontare il rischio idrico: restituire spazio ai fiumi, sulla scia degli interventi NextGenerationEU di Spagna, Francia e Germania.

Bisogna rafforzare una direttiva europea sul monitoraggio con una spinta su criteri comunitari sul consumo di suolo. Nel Luglio 2023 la Commissione Europea ha adottato la proposta di direttiva Soil Monitoring and Resistance, la quale si pone tre obiettivi strategici guida:

  • la creazione di un sistema coerente di monitoraggio del suolo;
  • l’adozione di pratiche sostenibili di gestione del suolo;
  • la gestione dei siti contaminati.

Al fine di creare sinergie territoriali e tra i diversi livelli istituzionali, locali, nazionali e comunitari, vanno istituiti dei distretti del suolo e le rispettive autorità competenti per il monitoraggio dello stato del suolo attraverso una valutazione basata su criteri oggettivi, con valenza scientifica.

Le energie rinnovabili e le comunità energetiche sono legate al consumo di suolo anche per l’impatto degli impianti fotovoltaici. A tal fine, è essenziale incentivare gli impianti agrivoltaici e indirizzare la diffusione di impianti fotovoltaici su edificato, aree di servizio, tettoie, capannoni per ridurre l’impatto sul consumo di suolo.

Tema infine importante è il consumo di suolo legato allo sviluppo di poli logistici. I dati ci indicano che il cambiamento relativo al consumo di suolo afferisce per il 17% all’e-commerce, per il 20% alla grande distribuzione commerciale e per il 63% al settore produttivo/industriale, nella cui fattispecie rientrano sia le attività produttive sia le attività logistiche per gestione e trasporto merci. Pur comprendendo la vocazione di alcuni territori e il rilevante impatto economico che ha il settore, è necessario una direttiva comunitaria e un rafforzamento degli amministratori pubblici locali per la gestione dell’impatto ambientale che tale settore comporta, in modo da mantenere un corretto equilibrio con gli aspetti urbanistici delle nostre città, e che le esternalità negative vengano compensate con interventi ambientali e più in generale al servizio dei territori in maniera ancora più incisiva rispetto alla legislazione vigente.

POLITICHE AGRICOLE

La transizione verde deve mettere al centro, in aggiunta a tutto quello finora trattato, il rilancio degli obiettivi strategici delle politiche agricole con un lavoro importante di interconnessione tra il livello comunitario e la messa a terra nei territori.  In questa direzione va il piano della nuova PAC 2023-2027 basata su 10 obiettivi strategici tra i quali il sostegno al reddito agricolo, il miglioramento della posizione degli agricoltori nelle catene del valore, l’inversione della perdita di biodiversità, il sostegno alle giovani generazioni di imprenditori agricoli, la promozione dell’innovazione e delle nuove tecnologie.

In particolare, l’Italia ha ancora una bassa percentuale di imprenditori agricoli under 35, al di sotto della media UE (circa il 4% rispetto al 5,1%). A tal fine si possono introdurre, o potenziare laddove già esistenti, le seguenti misure: piani pensionistici o pagamenti forfettari per imprenditori agricoli vicino al pensionamento i quali decidano di trasferire la loro azienda ad un giovane imprenditore; servizi adeguati per transizioni e per le successioni; partenariati tra generazioni diverse di agricoltori; brokeraggio per l’acquisizione di terreni.

Per quanto riguarda il tema della innovazione alcuni interventi chiave da portare avanti e rafforzare sono rappresentati dai sistemi di monitoraggio di area, i sistemi di conoscenza AKIS, la rete rurale nazionale con piattaforma permanente, Erasmus per giovani agricoltori.  Per quanto concerne gli aspetti più economico-finanziari vanno favoriti il sostegno complementare al reddito e il fondo mutualistico per la stabilizzazione del reddito.

Uno dei fattori importanti è quello di colmare la distanza percepita spesso dagli imprenditori agricoli tra le normative europee e la messa a terra delle politiche sul territorio, in particolare per una tutela maggiore della qualità dei prodotti invece che per la quantità. Tra i possibili rischi viene infatti evidenziato dagli imprenditori e dagli operatori nel settore il pericolo concreto di aumento dei costi diretti e indiretti che vanno dunque mitigati con misure compensative e correttive.

Sul lato ambientale, gli incentivi messi in campo per la pratica del carbon farming rappresentano un’iniziativa importante per contribuire alla cattura dall’atmosfera del carbonio con immagazzinamento nel terreno e nelle biomasse. Agroforestazione, metodi di agricoltura mista, conversione di terreni incolti in prati permanenti, ripristino di torbiere solo per fare alcuni esempi.  E’ stimato che il metodo del carbon farming possa portare ad una riduzione di oltre 40 milioni di tonnellate di CO2.

Il tessuto agricolo rappresenta una categoria di imprenditori impegnati in prima linea nella tutela dell’ambiente e nella preservazione della biodiversità. Esso può essere anche strumento per l’inclusione sociale e la riduzione della marginalità lavorativa. Ne sono esempio le pratiche di agricoltura sociale spesso accompagnate in progetti di educazione ambientale e alla biodiversità. Tutto ciò porta alla necessità di continuare e migliorare l’ascolto della piccola e micro imprenditoria locale che spesso è in prima linea proprio nella preservazione della biodiversità e nelle buone pratiche e bisogna invece limitare e regolamentare taluni comportamenti delle multinazionali nel settore alimentare che rischiano di ridurre proprio la biodiversità e incentivare distorsioni e pratiche non positive.

Giorgio Laguzzi

2 Commenti

  1. Abbiamo letto la relazione di Giorgio Laguzzi sul tema l’Europa Sostenibile che costituisce “la sfida verde dei prossimi anni….”.
    Il relatore evidenzia:
    – ” una bassa fiducia ad uno sviluppo economico improntato alla transizione verde”;
    – la necessità di “concepire sempre più lo sviluppo sostenibile come una vera opportunità di creazione di posti di lavoro.. coinvolgendo diversi stakeholder….”.
    Nella transizione verde una componente importante è costituita dalla crescita economica dissociata dall’uso delle risorse, quindi sviluppo dell’economia circolare con riduzione nella produzione dei rifiuti.
    Su questa materia “Città Futura” è impegnata e può essere considerata una sorte di “stakeholder sociale”
    Passando da temi generali ed europei alla situazione locale, nella quale il Comune di Alessandria ha un ruolo importante nello stabilire linee di indirizzo e di gestione sostenibili da parte degli Enti/Società di gestione quali:
    – Consorzio di Bacino Alessandrino;
    – Aral Azienda Rifiuti Alessandria;
    – Amag Ambiente Alessandria;
    l’ associazione “Città Futura”sulla gestione dei rifiuti urbani che vede la difficile situazione di Alessandria, ha effettuato approfondimenti ed analisi che potrebbero trasformarsi, qualora adottate nel Suo ruolo di indirizzo da parte del Comune di Alessandria in concrete azioni per una transizione verde.
    Inoltre “Città Futura” ha analizzato le modalità di finanziamento dei servizi di raccolta e gestione dei rifiuti urbani mediante il meccanismo EPR e dei “Corrispettivi Anci Conai” per valutare i potenziali miglioramenti rispetto all’allegato 1 (dove i ricavi derivanti da corrispettivi CONAI equivale a zero), con potenzialità di elevati miglioramenti in confronto ai dati dell’allegato 2 (corrispettivi Anci Conai restituiti ai Comuni da SRT – società di recupero e trattamento rifiuti di Novi Ligure che per un bacino di servizio sui 210.000 abitanti nell’anno 2023 prevede una restituzione di € 2.191.438).
    Vedi, in particolare, l’articolo “Economia circolare e gestione dei rifiuti urbani in provincia” di Anselmo Rinaldi.
    Tutti gli approfondimenti sul tema in oggetto si trovano nel sito: https://www.cittafutura.al.it
    Per l’Associazione “Città Futura”
    Renzo Penna

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