Liliana Cavani e Carlo Rovelli insieme: eccola l’atomica!

Ci volevano una donna come la Cavani e un uomo come Rovelli ( un maschile e un femminile che fanno 4 e di più! ) per portare nel cinema il parlare profondo della vita, quella”chiacchera” tra umani che abbiamo esiliato per lasciare il posto al niente.

“L’ordine del tempo”, i libro più intimo di Rovelli,  è diventato film, dove finalmente le cose e le dimensioni dell’essere stanno insieme , e il parlare profondo della vita, della morte, del tempo, della solitudine umana, della verità  delle relazioni umane ,  è illuminato prepotentemente e sapientemente : semplice e umile bisogno di comprensione, che solo nel  vero dialogo si compie.
La caratteristica dell’essere umano è  “l’unitas multiplex” – come scrive Edgar Morin nel suo robusto ” SVEGLIAMOCI!” -l’unità  genetica, cerebrale, intellettuale, affettiva dell’Homo sapiens demens, che esprime le sue innumerevoli virtù attraverso la diversità  delle culture. La sua ragione può mettersi al servizio della follia, come nella guerra e nel genocidio, la sua tecnica può mettersi al servizio delle sue mitologie, armando crociate e jihad, costruendo templi per le sue religioni e perpetuarsi il mito della conquista del mondo.
Ma il nostro risveglio, urgente e cruciale, ha solo necessità  di gentilezza e limite, di abbandonare menzogne e  ipocrisie e quella vita da spettacolo con cui quotidianamente e ignorantemente colludiamo. Basta osservare i funerali  che ci vengono propinati in TV per accorgerci di quanto siamo caduti in basso, lontano da quel silenzio sacro che accompagna i più intimi atti della nostra vita.
Abbiamo bisogno di ribelli visionari, come la Cavani e Rovelli,  per uscire dalle convenzioni, per stare nell’umano conflitto delle pulsioni assolute, per non trattare con superficialità ciò che ci forma e ci da dignità.
La vita brucia nel presente, al di fuori di ogni convenzione e di ogni certezza,  dentro questa intricata e variegata struttura che è  il tempo: il tempo che ci definisce e che ci invita  nell’eterno presente in cui siamo.
di Patrizia Gioia

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