L’uso perverso delle parole applicato al pensiero politico

Il dilagare della prassi distorsiva della comunicazione ha suscitato nell’ottimo Carofiglio l’esigenza di metterci in guardia di questa subliminale “guerra” comunicativa, moderna torre di Babele dei linguaggi, per obnubilare le menti delle persone per meglio manipolarle.
Per rendersi conto in generale dell’uso uso distorto delle parole basta dunque leggere il libro di Gianrico Carofiglio dal titolo esplicativo “La nuova manomissione delle parole”.
A qual fine ? ma quello di rendere le persone confuse, frastornate, disorientate, in pieno marasma mentale e dunque rese impotenti e quindi plasmabili, tanto per fini economici tanto per fini politici. A questo riguardo Noam Chomsky ha indicato ben 10 strategie della manipolazione di massa.

Dai persuasori occulti della pubblicità degli anni 50 fino a una imponente strategia del consenso avviata dopo il 1989 per rendere culturalmente egemone il nuovo modello di economia neoliberista imposto all’Unione Europea dopo la “terza via” della coppia Blair-Schroeder a cui ha fatto seguito la connivenza delle classi dirigenti europee della sinistra socialista e comunista.
Compiuto in silenzio il golpe che che ha modello economico “socialdemocratico” (la nostra Costituzione va intesa in questo senso) in modello economico neoliberista occorreva in tal senso anche plasmare le menti dei cittadini: gramscianamente egemonizzare culturalmente le masse.
Il virus neoliberista in Italia è stato prontamente inoculato diffusamente dopo il 1989 e gli effetti pandemici sono presenti su vasta scala, i sintomi: individualismo, egocentrismo, consumismo, qualunquismo. Farsi imprenditore di se stesso, fuori lo Stato dall’economia.
Slogan ossessivo: competition competition competition.
Le ricadute perverse sulla politica
E’ stato un complesso disegno pervasivo attuato nel tempo: discredito mediatico su tutti i partiti politici, sgretolando così il pilastro rappresentativo del “potere al popolo” (art.1) della repubblica parlamentare di cui a rappresentanza parlamentare di cui art. 49 Costituzione.
Si è proceduto ad inquinare e snaturare le ideologie non conformi a quella neoliberista contrabbandata come sistema economico-finanziario libero unico e universale.
Sulla scia di questo ostracismo a partiti e ideologie sono sorti movimenti nè di destra nè di sinistra, liste civiche che comunque si sono presentate per entrare in Parlamento, Regioni e Comuni.
Si sono messi all’opera all’occorrenza governi di “tecnici” con “riforme” di stampo neoliberista da attuare secondo agenda commissione europea.
Pertanto non è più vigente il modello di economia mista sancito dalla Costituzione italiana, sostituito dopo il 1989 (con leggi ordinarie) nel modello economico neoliberista – tutto il potere al mercato – al quale il pubblico potere si deve conformare.
Il sistema politico liberaldemocratico tripartizione dei poteri (parlamento – esecutivo – magistratura) introdotto dalla Costituzione italiana del 1948 è tutt’ora formalmente vigente, ma la stragrande maggioranza dei partiti che risiedono in Parlamento negli ultimi trenta anni, aldilà delle apparenti divergenze sono univoci nell’adesione al neoliberismo (la prova provata è l’attuale governo Draghi campione di neoliberismo che è sostenuto da una maggioranza composita di unità nazionale.

Sono entrati in campo mediatico stampa e TV i “guru” del neoliberismo tra i quali Cottarelli e Rampini.

Mi voglio soffermare sullo sconvolgimento semantico che hanno avuto termini politici della tradizione socialista quali il riformismo, il socialismo liberale e il liberalsocialismo.

Usati anche di recente in campagna elettorale delle amministrative del 12 giugno 2022 come sinonimo di pensiero moderato, area centrista.
Uso perverso che è determinato da una delle due motivazioni: mala fede o ignoranza di cultura politica.
Un necessario minimo approfondimento sul Riformismo che ha assunto un intollerabile senso ambivalente da una lato socialismo costituzionale e all’opposto neoliberista anti-costituzionale.
Oramai non si sente dire altro che sono necessarie le riforme perché è L’Europa che lo vuole” Ma le riforme in questione richieste discendono non tanto dal trattato di Maastricht ma dalle politiche neoliberiste che la commissione e il parlamento europeo impone agli Stati della Ue che per altro i rispettivi parlamenti nazionali sono completamente compiacenti.
Le riforme che chiede l’Ue dunque sono nel segno del neoliberismo. Mentre al tempo della “prima Repubblica” le “riforme di struttura” come piaceva definirle il socialista Lombardi si attuavano nell’ambito del modello economico misto previsto dalla Costituzione.
Memore di questa storica versione del “riformismo” che attualmente Landini e Bombardieri lo rivendicano “CGIL e Uil sono il sindacato riformista che serve oggi al paese.” (https://ilmanifesto.it/cgil-e-uil-sono-il-soggetto-riformista-che-serve-oggi-al-paese)
Secondo Costituzione infatti le attuali sbandierate riforme neoliberiste sono da considerare bieco contro-riformismo.
Perché il riformismo come a suo tempo ha sentenziato, in punta di pensiero socialista, lo storico Giuseppe Tamburrano, “il riformismo o è socialista o non è”. In effetti è nel solco del pensiero socialista in contrapposizione al socialismo massimalista che
Eduard Bernstein (Berlino, 6 gennaio 1850 – Berlino, 18 dicembre 1932) politico, filosofo e scrittore tedesco, teorizza il riformismo socialista.
Occorre ancora una volta ribadirlo dopo il 1989 in Italia c’è stato il capovolgimento del paradigma costituzionale.
Ci ha messo di suo Blair il capo del governo inglese e Schröder il cancelliere socialdemocratico tedesco, con la “terza via” né più né meno fagocitazione da parte del neoliberismo del socialismo lib-lab e della socialdemocrazia.
La dirigenza italiana della sinistra – socialista e comunista dopo il 1989 ha pensato bene di adeguarsi al nuovo pensiero neoliberista globalizzato. Nessun intellettuale di onesto pensiero è riuscito a bloccare il tradimento ideologico compiuto.
Neanche Nanni Moretti che è solo riuscito a urlare “D’Alema di qualcosa sinistra”. Men che meno ci sono riuscite le masse incolte e quindi ci siamo ritrovati con il perverso riformismo neoliberista egemone.

Ciò nonostante e siamo all’attualità in piena campagna elettorale e il riformismo viene strumentalizzato biecamente: a La Spezia in solitudine si presenta Antonella Franciosi candidata a sindaco con lista “Italia viva e i socialisti su Antonella Franciosi a cui aderiscono i residuali riformisti craxiani d’antan.

Invece A Genova l‘IV renziano coerentemente appoggia il sindaco Bucci della coalizione di centrodestra. Anche il Nuovo PSI millantando titoli quali riformismo-socialismo-liberale-liberalsocialista tutti assiepati nel segno della “vera sinistra socialista moderata” si accoda all’ultimo minuto a sostenere il sindaco Bucci.
Liberalsocialismo
Ecco qui mi si tocca un tasto dolentissimo, come presidente del Circolo Guido Calogero e Aldo Capitini (www.circolocalogerocapitini.it), i due protagonisti della storia italiana che hanno scritto il Manifesto Liberalsocialista nel 1941, premonitore della Costituzione italiana. Del tutto incompatibile con la lista “”Liberal Socialisti NPSI” che si è presentata in appoggio qui a Genova a Bucci, sostenuto da neoliberisti mainstream ma anche sostenuto da Lega e FdI.
Guido Calogero e Aldo Capitini oltre che pensatori geniali e politici innovatori erano stati attivamente antifascisti.
Quindi delle due l’una, questi “nuovi socialisti” o ignorano totalmente il pensiero politico liberalsocialista o sono in mala fede.
Posso segnalare a chi volesse sapere la vera storia del Liberalsocialismo: Guido Calogero “Difesa del liberalsocialimo” e M.Canto-Sperber, Nadia Urbinati “Liberalsocialisti Il futuro di una tradizione.”

Appena pubblicato su

http://www.circolocalogerocapitini.it/diritti_cittadini_det.asp?ID=502

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