In memoria di Rosmina Raiteri

Continuo a pensarci da quando ho letto la notizia e non mi sembra vero che se ne sia andata, perché Rosmina era Rosmina, sempre presente, sempre attiva, sempre partecipe, sempre solidale, sempre unica.

Non c’era attività democratica e inclusiva in questa città e in questa provincia che non la vedesse in prima fila, con tutto il suo impegno e tutta la sua energia, con quel suo modo spiccio di fare, scabro di mediazioni, asciutto e talora quasi scontroso, che era anzitutto in lei volontà pragmatica di agire, senza troppe riflessioni che potessero rallentare l’intervento fattivo.

C’era, c’era sempre Rosmina, ch’era Rosmina e basta per tutti, che interveniva con passione sempre, con foga persino, ma con attenzione agli altri, cosicché, tra una e l’altra frase risoluta, spesso a mezzo di qualche intervento assertivo e poco disponibile ai dubbi e alle distinzioni, le balenava in volto un sorriso e la voce le si faceva d’improvviso gentile e comprensiva, come lei era davvero, al di là della sua intraprendenza convinta, perché per Rosmina l’umanità valeva infinitamente più di ogni teoria.

Aveva partecipato alla costruzione e ai primi anni di attività della sezione alessandrina del Movimento di Cooperazione Educativa, un’associazione di insegnanti democratici e innovatori che in Alessandria raccoglieva anche i docenti della secondaria e non soltanto i maestri elementari. Era attivissima nell’allora Sindacato scuola della CGIL alessandrina, una militante che sapeva coinvolgere i non iscritti, che era disponibile per qualsiasi lavoro, dal tenere una lezione d’aggiornamento, ad incollare i francobolli, a distribuire i volantini e che animava con fervore i gruppi di auto-aggiornamento e di discussione che allora facevano parte integrante della vita sindacale.

Valenzana per nascita e per luogo di lavoro, aveva partecipato con entusiasmo e impegno inesausto alla vita del Centro Comunale di cultura della città orafa, per il quale aveva organizzato conferenze e mostre legate alla didattica progressista. Era stata una animatrice del gruppo delle donne – insegnanti, impiegate, operaie, casalinghe -che avevano frequentato i Seminari delle 150 ore in Alessandria e a Casale Monferrato, incentrando la riflessione sulla questione femminile e sulla salute della donna nel lavoro e nella vita di famiglia. Aveva poi contribuito alla nascita dell’Istituto per la Cooperazione allo Sviluppo, voluto da Giovanni Carpenè e ne era stata una delle animatrici più assidue, coinvolgenti e dinamiche. E altrettanto energica era la sua partecipazione all’impegno di organizzazione culturale dell’Associazione Cultura e Sviluppo di Alessandria. Da anni il suo impegno era soprattutto rivolto all’integrazione dei migranti, lavoro cui dedicava con generosità inesausta tutto il suo tempo.

Ma Rosmina c’era sempre, per tutti, anche nella quotidianità. C’era per le amiche in crisi o malate, per i compagni in difficoltà, per gli sconosciuti che avevano bisogno di aiuto. L’ultima volta che l’ho incontrata, una domenica mattina al bar, qualche tempo fa, già molto provata dalla sua malattia – cui accennava con coraggiosa leggerezza e ironia, com’era suo costume – mi ha a lungo parlato di un comune conoscente, che vive solo e di cui lei, così malata, si preoccupava, come se la solitudine di quello fosse problema più grave e più impellente del suo stesso, gravissimo stato di infermità.

Questa è stata Rosmina, fino all’ultimo.

Che il suo ricordo possa vivere, come esempio di passione politica e civile e di coerenza morale.

Patrizia Nosengo

1 Commento

  1. Grazie a Patrizia Nosengo per questo ricordo di Rosmina: appunto, Rosmina e basta. Hai ragione, non sembra vero. Ed è tanto triste

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