Mi piace stare tranquillo

Le cronache di questi giorni ci consegnano due notizie sui trasporti che mi provocano qualche perplessità per un qualche possibile, se pur remoto, inconveniente legato alla sicurezza.

La prima notizia viene fornita dall’assessore regionale Marco Gabusi che vanta l’impegno della giunta per inserire diverse linee del Piemonte nella sperimentazione prevista dal PNRR per l’utilizzo dei treni ad “idrogeno”.

Forse sono condizionato da letture giovanili ma sentendo parlare di idrogeno, la prima cosa che mi viene in mente è il dirigibile Hindenburg incendiatosi in fase di atterraggio nel 1937.

Certo pur essendo l’idrogeno molto infiammabile i tecnici avranno studiato sistemi di immagazzinamento tali da evitare che in caso di urti o altri inconvenienti non si producano incendi o scoppi. Ma la paura resta, non per timori di quello che potrebbe succedere in caso di grossi incidenti, rimane invece la paura che, per un qualche minimo inconveniente, si verifichino piccole perdite non pericolose all’aperto ma se sono su un treno da Cuneo a Ventimiglia, tratto pieno di gallerie, cosa può succedere?

Mi piacerebbe che l’assessore dopo le dichiarazioni che lo portano alla ribalta come sponsor della modernità, come politico che cura gli interessi (?) della sua regione, aggiungesse l’affermazione di aver sostenuto con convinzione questa sperimentazione essendo certo che per suoi concittadini sarebbero scaturiti solo vantaggi e nessun rischio. Non conosco quali vantaggi deriverebbero ai cittadini piemontesi dal partecipare alla sperimentazione, ma mi sentirei più sicuro viaggiando su un treno a idrogeno da Vercelli a Casale o Pavia in mezzo alle risaie e senza gallerie; comunque, a scanso di sorprese, vorrei che l’Assessore fornisse informazioni il più precise possibili sulle misure di sicurezza adottate.

La seconda notizia riguarda GTT che, con la partecipazione dell’assessora ai Trasporti e alla Transizione Digitale ed Ecologica del Comune di Torino Chiara Foglietta, presenta due navette a guida autonoma che saranno protagoniste della prima sperimentazione di trasporto pubblico a guida autonoma in Italia su un normale percorso di linea cittadino e con passeggeri a bordo[1]. Secondo GTT si tratterà di un percorso individuato da apposita segnaletica su cui si effettuerà la sperimentazione.

I dubbi in questo caso riguardano la tecnologia impiegata e le modalità con cui viene individuato il percorso. Non dubito che i mezzi siano dotati di strumentazioni (telecamere, sensori, unità di elaborazione, ecc.) con una ridondanza tale da garantire che il semplice malfunzionamento di un componente non pregiudichi il livello di sicurezza che è necessario. Le cronache ci raccontano di incidenti, anche gravi, successi in diverse occasioni durante la sperimentazione di mezzi con guida autonoma causati anche da problemi al software che gestisce tutto il sistema[2]. Per raffinato che sia, dubito che un software sia in grado di emulare le prestazioni di un cervello umano frutto di una selezione durata centinaia di milioni di anni. Ad esempio un guidatore umano che riconosce che quello che sta avvicinandosi al percorso del mezzo che sta guidando è un bambino, conoscendone l’imprevedibilità dei comportamenti, presta particolare attenzione per evitare di investirlo, lo stesso dicasi nel caso scorga qualcuno che muove di fronte a se un bastone bianco utilizzato dai ciechi. Il software è in grado di uguagliare queste prestazioni normali per un uomo? È anche sperabile che il sistema sia in grado di avvicinarsi alle prestazioni umane nel riconoscimento delle immagini.

Altri interrogativi riguardano l’allestimento del percorso attraverso “specifica segnaletica”, si presume si tratti di segnaletica verticale (cartelli) e/o orizzontale (strisce dipinte sul piano stradale). Da frequentatori delle strade italiane sappiamo che i cartelli sono spesso resi invisibili dalle fronde o da veicoli ingombranti parcheggiati a bordo strada, la segnaletica orizzontale è spesso stinta e più che vedersi si intuisce. È vero che in un circuito sperimentale di pochi km sarà abbastanza facile far mantenere alla segnaletica la piena funzionalità; ma quando i veicoli a guida autonoma saranno autorizzati a circolare dappertutto difficilmente gli enti che gestiscono le strade potranno garantire la perfetta efficienza della segnaletica verticale ed orizzontale, e se le carenze diventassero causa o concausa di incidenti, i vari enti pubblici che gestiscono le strade ne sarebbero responsabili? E quando nevica o in condizioni di eventi meteo estremi?

Gli umani, a differenza delle macchine, possono trasgredire volutamente le regole, farsi distrarre dai telefonini hanno riflessi lenti ecc, ma come già detto, l’evoluzione ha prodotto esseri il cui cervello ha capacità che in moltissimi campi le macchine non possono neppur lontanamente eguagliare. Per ovviare alle debolezze umane non sarebbe meglio perfezionare ed aumentare i sistemi automatici che intervengono a correggere o controllare l’operato dell’uomo (frenata d’emergenza per un ostacolo improvviso, controllo della distanza di sicurezza, dello stato di veglia, ecc)? Far circolare mezzi di trasporto senza un essere umano alla guida, non solo in autostrada ma anche in città è una questione di necessità o solo un modo per diminuire i costi?

Molti gli interrogativi sono senza risposta. Certo se fossi un dipendente GTT cercherei di non essere destinato a fare “l’operatore a bordo che può prendere il controllo del veicolo” in assenza di garanzie precise sulle responsabilità che potrebbero essere addebitate in caso di incidenti.

Mi spaventa soprattutto una società in cui si fa di tutto per fare a meno degli umani. Un siffatta società ha speranze di sopravvivere o è destinata ad implodere?

Capisco che è difficile essere rassicurato sul destino della società, ma almeno avere qualche argomentata rassicurazione che siano fatti studi approfonditi e prese tutte le precauzioni per evitare incidenti di una certa gravità farebbe piacere.

L’immagine che correda l’articolo è ripesa dal sito web della GTT

  1. https://www.gtt.to.it/cms/avvisi-e-informazioni-di-servizio/torino-e-cintura/9741-presentate-a-torino-le-navette-a-guida-autonoma-per-il-servizio-di-linea-presto-al-via-la-sperimentazione-su-strada
  2. https://www.agi.it/economia/news/2022-06-17/primo-report-auto-guida-utonoma-usa-17124974/

    https://www.omnifurgone.it/news/568092/guida-autonoma-bus-torino-sperimentazione/

    https://teleroute.com/it-it/blog/articoli/camion-a-guida-autonoma-sono-sicuri/

    https://corriereinnovazione.corriere.it/cards/tutti-incidenti-auto-guida-autonoma/incidente-mortale-uber_principale.shtml

1 Commento

  1. Io credo che l’intelligenza delle macchine serve a intervenire quando l’uomo si distrae. L’uomo e la macchina dovrebbero essere co-piloti, come sugli aerei di linea già avviene. Sarebbe molto utile per la sicurezza nei trasporti purché non si pensi di fare a meno degli umani o di riportare tutto il traffico su gomma. Un abbinamento uomo-macchina come co-piloti che può rivelarsi molto fruttuoso perché laddove l’uomo può essere sopraffatto dalla stanchezza o distrarsi, la macchina può aggiustare la rotta, mentre la duttilità della mente umana è in grado se non di essere sempre affidabile al 100%, di prendere rapide decisioni in tutte le situazioni impreviste o laddove le macchine andassero in confusione. Se l’idea è di utilizzare l’IA da sola per risparmiare soldi, può rivelarsi molto pericolosa. Sia gli uomini che le macchine sono soggetti alle leggi della termodinamica e in modo diversi possono andare in tilt, basti pensare al fatto che con questo caldo sia il cervello umano, che quello del tuo personal computer, possono andare in panne e avere necessità di staccare per non fondere. C’è molta differenza fra un treno della metro che corre sui binari e un veicolo che corre su dei “binari” ideali che vengono ricalcolati di continuo con leggi statistiche… poi un giorno lontano le macchine forse ci soppianteranno dopo che noi le abbiamo impollinate e migliorate per millenni come le api fanno con i fiori (questa idea paradossale che siamo le api delle macchine è dello scrittore vittoriano Samuel Butler ammiratore di Darwin) ma dovranno poi anche farsi carico della nostra eredità in qualche modo (questa idea invece è di Steven Spielberg).

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