Nani sulle spalle di giganti

Questa bellissima espressione ci viene dal passato, da Bernardo di Chartres.

Ma chi, nel secolo scorso, si è trovato in questa particolare posizione?

Io partirei senz’altro da Mussolini, che credeva di essere un gigante collocato sulle spalle di giganti quali Giulio Cesare, Ottaviano Augusto ed imperatori come Marco Aurelio e Costantino.

È stata un’illusione, come abbiamo ben visto: il gigante di Predappio si è rivelato meno di un nano, visto i risultati della Sua guerra, che dal 1940 al 1945 ha portato alla rovina colui che ha dichiarato la guerra ed il suo popolo, parzialmente incolpevole.

Non occorre ricordare i continui insuccessi militari, l’impreparazione assoluta, gli sbandamenti dei soldati che non sapevano dove andare e cosa fare.

Un bel esempio invece di un “nano”, seduto confortevolmente sulle spalle dei suoi maestri di dottrina e dei suoi maestri politici, è Amintore Fanfani, che, nonostante i suoi precedenti poco incoraggianti con Telesio Interlandi, ha saputo teorizzare e programmare una serie di progetti importanti nel secondo dopoguerra.

Non solo il programma di case popolari e molte soluzioni infrastrutturali, ma anche, in piccolo, le realizzazioni di Amintore e della sua famiglia nella sua Arezzo, che ha portato questa provincia in una situazione di prosperità economica assente nel passato.

Sono passati i tempi in cui si criticava brutalmente Fanfani, definendolo “mens nana in corpore nano”, frase comunemente pronunciata in quel ‘68, durante i cortei studenteschi e nelle università.

Ebbene, bisogna dirlo, da quei tempi il nome Fanfani si è risollevato notevolmente.

Ed ecco in questo secolo un altro esempio tipico: la Meloni, che è piccoletta, sulle spalle di chi sta? Di Mussolini, di Francisco Franco, o forse di Pinochet? Non sono giganti molto qualificati, anzi sembrano essere stati indirizzati nella spazzatura della Storia.

Mi chiedo quindi quali prospettive visive abbia la Meloni, se è dotata di tali supporti, e mi sembra che la sua reiterata richiesta di fare di Roma la capitale d’Europa sia un po’ arzigogolata.

Ma ritorniamo all’inizio, a Bernardo di Chartres, ed io vorrei ritornare all’istante mozzafiato in cui io mi trovai di fronte alla cattedrale di Chartres, per me la più bella delle tante cattedrali gotiche che ho visto, e più importante di me quella scena di “F for Fake” in cui Orson Welles volteggia attorno alla cattedrale avvolto in un lungo tabarro.

Quella chiesa rappresenta non solo lo slancio verso Dio, ma anche verso l’Uomo, che crea e costruisce, predecessore del nostro Rinascimento.

Viator

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