Noia e sdegno

Sono dei sentimenti, dei moti del cuore, che molti hanno provato paragonando le situazioni attuali con quelle di circa cinquant’anni fa.

E parlo di coloro che sono ormai entrati nella terza età.

Parliamo di un argomento molto di attualità: i femminicidi, gli stupri e in generale le condizioni delle donne nei confronti di un machismo tuttora imperante.

A parte le letture dei rotocalchi e la visione di canali televisivi estremamente banali e superficiali, il problema è e rimane lo stesso e cioè lo scarso rispetto che molti uomini hanno nei confronti dell’altro sesso.

Certo, cinquanta, sessant’anni fa si ricorreva allo stereotipo del Nord immune da tali problemi e del Sud che non ammetteva in alcun modo l’uguaglianza uomo-donna (ricordate il film “Divorzio all’italiana” di Pietro Germi?),  in quel periodo sembrava che le parti fossero ben definite, il Nord civile e saggio, il Sud incolto e sanguinario.

Ma oggi non è più così, sembra che il virus dell’anti-femminismo, o, meglio, dell’anti- uguaglianza, sia diffuso ovunque, Nord, Centro, Sud, isole, avendo come ulteriore elemento l’immigrato, l’uomo che viene da fuori e che forse non conosce le leggi.

Ma, secondo me, è perfettamente inutile continuare ad emettere nuove leggi con pene più gravi, se non si effettua una sorta di rivoluzione culturale che deve riguardare i giovani uomini, certamente, ma anche le giovani donne, per far sì che non cadano vittime di illusioni che potrebbero essere fatali.

Non lezioni di bon ton o di educazione formale, ma un accrescimento spirituale, così difficile da coltivare in un mondo dominato dal materialismo a volte stupido.

Ognuno può vederla a suo modo, ma è certo che far sì che ognuno, uomo o donna, provi a pensare con il proprio cervello, senza schemi altrui, sarebbe un buon punto di partenza.

Un altro elemento che provoca al tempo stesso noia, ma anche sdegno, è la deindustrializzazione dell’Italia negli ultimi cinquant’anni. Dove c’erano fabbriche, alle volte immense, ed anche alienanti, c’è spesso oggi un deserto, una incapacità di capire che comunque le industrie, se ben organizzate, portano vantaggi, mentre la chiusura delle stesse provoca una desertificazione di valori culturali, di tradizioni e sicuramente di utili.

L’esempio più lampante è quello della Fiat, che cinquant’anni fa occupava 170.000/180.000 persone, mentre oggi rappresenta una parte non eclatante di un grande gruppo francese, per cui la Fabbrica Italiana Automobili Torino è diventata semplicemente un soffio, un Fiàt.

Ma, chiaramente, la cosa che provoca noia e sdegno al tempo stesso è questa politica sempre più misera, sempre più angusta, in cui una Sinistra si attribuisce il titolo di Sinistra senza esserlo, un movimento di parole continua a sopravvivere a se stesso senza il suo fondatore, laddove nella squinternata Destra un piccolo partito riecheggia gli slogan di un Padrone ormai defunto, la Lega, abbandonato il Nord, vuole atteggiarsi a partito nazionale, e l’estrema Destra, quella sì, attinge a parole d’ordine e comportamenti di cento anni prima, apparentemente morti e sepolti.

Cinquant’anni fa si aggiravano per le piazze di Roma, i due cavalli di razza della DC, Amintore Fanfani e Aldo Moro, mentre oggi, fuori da Montecitorio e Palazzo Madama bivacca una razza di ciuchi, che ragliano disperatamente alla TV ed ai giornali per farsi accettare.

Viator

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