“Non è vero che Alessandria è sempre stata ultima nella Raccolta Differenziata”

Caro Direttore,

L’analisi svolta su “Il Piccolo” (10/01/2020) dal Presidente Confservizi della Regione, Sandro Baraccioni, sulle cause del cattivo risultato in tema di raccolta differenziata da parte della provincia di Alessandria risulta, in larga misura, condivisibile, ma contiene una imprecisione. Non è infatti vero che “l’Alessandrino presenta da sempre risultati più bassi a livello regionale”.

Se nei primi anni 2000 la provincia di Alessandria risultava essere, con Vercelli, la peggiore in Piemonte nella raccolta differenziata dei rifiuti urbani, dal 2004 al 2008, con l’impegno e la determinazione di tutto l’Assessorato provinciale all’Ambiente, siamo riusciti, d’intesa con i presidenti dei Consorzi, a riportare la percentuale dell’Ente in una posizione mediana nella Regione. Prossima, con il 45%, a quella di Torino e superiore alle province di Cuneo, Biella e Vercelli. Come era giusto a guidare la ripresa e a indicare le modalità del nuovo percorso toccò al Capoluogo. Così nella primavera del 2007 il presidente di AMIU, la società pubblica che dalla metà del 2005 aveva avviato in Alessandria la gestione domiciliare della raccolta dei rifiuti – il cosiddetto “porta a porta” –  ha potuto annunciare che la città aveva superato il 51% e prevedeva di raggiungere il 60% entro la fine dell’anno. Un risultato assolutamente alla portata perché solo i sobborghi e le frazioni dovevano ancora essere interessati al nuovo sistema, dove l’applicazione del “porta a porta” risultava più semplice e, soprattutto, in quanto i cittadini avevano dimostrato di apprezzare il nuovo metodo.

Purtroppo la nuova giunta che si insediò in Comune a metà del 2007 decise, per rivalsa nei confronti della precedente amministrazione, di vanificare il lavoro di due anni portato avanti dall’azienda, con l’obiettivo di riportare i contenitori dei rifiuti nelle strade. Commettendo un doppio tragico errore: di natura ambientale ed economico-industriale. E del quale, tutt’ora, si avvertono e pagano le conseguenze. Ambientale perché era, come a maggior ragione oggi è, universalmente riconosciuto che la raccolta domiciliare, oltre a liberare le strade dalla presenza dei rifiuti e a favorire la pulizia e il decoro urbano, rappresenta l’unico modello di gestione che permette di ridurre i rifiuti totali raccolti e consente il calcolo della “Tariffa puntuale”; una modalità più corretta  e giusta nei confronti dei cittadini in quanto si basa sulla effettiva quantità dei rifiuti prodotti e non sulla superficie delle abitazioni.

Economico-industriale in quanto l’AMIU per passare dalla tradizionale raccolta stradale al “porta a porta” aveva investito in mezzi, attrezzature, contenitori e formazione del personale. Risorse che l’azienda prevedeva di ammortizzare negli anni anche risparmiando sulla riduzione totale dei rifiuti da smaltire e recuperando dal riciclo dei materiali differenziati. La conseguenza di queste scelte sbagliate, oltre a bloccare un percorso virtuoso e innovativo, è stato, prima, il fallimento della Società partecipata e il suo salvataggio da parte di AMAG e, in seguito, la realtà che conosciamo: quella di un’azienda senza un preciso indirizzo, con una raccolta differenziata bassa, di qualità scarsa e con una quantità di rifiuti totali tra le più alte della Regione.

 Renzo Penna

Assessore provinciale all’Ambiente 2004-2008

Alessandria, 20 gennaio 2020

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