Nulla si crea nulla si distrugge

Chi in questi giorni usa il treno nel tratto che da Genova Brignole va verso la Riviera di Levante (e viceversa) subisce ritardi, anche considerevoli, dovuti oltre che ai cronici problemi causati dalla (fortunatamente) forte affluenza dei turisti sopratutto ai lavori in corso. Infatti per eseguire lavori di manutenzione è stato interrotto (usando la terminologia tecnica) per  tutto il periodo dei lavori il binario dispari cioè quello che normalmente viene percorso dai treni che vanno verso La Spezia e tutti i treni devono percorrere l’unico binario rimasto in funzione. Poiché la linea è dotata di attrezzature moderne l’operazione si svolge senza rischi per la sicurezza ma la potenzialità della linea risulta diminuita. Sono stati tolti diversi treni (in particolare quelli del trasporto regionale che rendevano il tratto Genova Voltri – Genova Nervi/Recco una sorta di metrò) ma, seppure il tratto con un solo binario non sia lunghissimo (4 km circa), la circolazione su un solo binario trasferisce i ritardi di un treno non solo su quelli che lo seguono ma anche a quelli che viaggiano in senso inverso con un meccanismo che tendenzialmente tende ad amplificare i ritardi (solo se i treni in circolazione sono pochi i ritardi vengono riassorbiti ma non è il caso della tratta in questione).

È indispensabile eseguire i lavori di manutenzione straordinaria interrompendo i binari per tutta la durata dei lavori? Salvo rari casi la cosa non è necessario ma è una scelta che può essere comoda e, spesso, vengono interrotte per eseguire lavori anche le linee a semplice binario sospendendo completamente la circolazione dei treni anche se il disagio per i viaggiatori può essere considerevole. Questione di valori che guidano le scelte. Pur tenendo conto delle diversità nelle modalità di trasporto nei vecchi tempi, i politici dell’epoca erano forse più sensibili alla necessità di mantenere aperte le linee ferroviarie nell’interesse degli utenti. Nella legge 2248  del 1865 infatti avevano, ad esempio, previsto all’articolo 216, che: I ponti bisognevoli pel loro genere di costruzione di periodiche parziali rinnovazioni saranno combinati in modo che le medesime possano eseguirsi senza sospendere l’esercizio ordinario delle ferrovie pubbliche.

Sicuramente eseguire i lavori di manutenzione ripristinando, al termine di una notte (o di un congruo intervallo diurno) di lavori, ogni volta il binario, le linee di alimentazione e gli impianti di sicurezza allunga i tempi di esecuzione dei lavori aumentando quindi anche i costi. I dirigenti di RFI possono quindi attribuirsi i meriti di una scelta che fa diminuire i costi dell’esecuzione dei lavori di manutenzione creando dal nulla un risparmio considerevole? Se si esaminano solo i conti a casa di RFI sicuramente si ma proviamo ad esaminare le cose da altri punti di vista per vedere se i risparmi di RFI non diventano costi per altri.

Intanto la cancellazione di parecchi treni del trasporto regionale complica la vita ai pendolari. Proviamo a quantificare i costi in termini di tempo perso da chi viaggia sui treni. Talvolta è capitato di sentire annunciare, a bordo dei treni, che per lavori di manutenzione fra Genova Brignole e Genova Quarto i treni potranno subire un ritardo di 15 minuti rispetto “alla tabella di marcia”.

Senza contare che un ritardo di 15 minuti può anche significare perdite di coincidenze con disagi ben più gravi, sembra che un quarto d’ora venga considerato accettabile. Tra “variazioni dell’offerta” (leggi cancellazione programmata dei treni) e “scostamenti rispetto alla tabella di marcia”si può (per difetto) ipotizzare che i viaggiatori sulla tratta subiscano un ritardo medio giornaliero di 15 minuti. Sul tratto interessato circolano almeno un centinaio di treni delle varie categorie. Ipotizzando che ciascun treno trasporti mediamente 200 passeggeri (i viaggiatori trasportati nei posti a sedere di solo3 carrozze) abbiamo un totale di circa ventimila persone che viaggiano su tale tratta.

Valutando un eventuale danno subito per un quarto d’ora di ritardo in 2,5 euro (10 euro all’ora)  il danno totale è di cinquantamila euro. Una bella somma. In che rapporto starà con il valore dell’appalto e il risparmio dovuto alla modalità di esecuzione dei lavori in interruzione totale di un binario?. La legge di Lavoisier « Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma » sembra trovare applicazione anche nell’ambito dell’economicità dei lavori ferroviari: il risparmio di RFI si trasforma in disagio dei viaggiatori in primis dei pendolari.

Trattandosi di appalti pubblici il valore non è certo segreto e RFI rende pubblici tutti i bandi ma per un normale cittadino diventa difficile conoscerne l’entità. Sarebbe almeno consolante per il pendolare che subisce giornalmente considerevoli disagi sapere che il bilancio dello Stato (che paga i lavori di manutenzione) ne ha avuto un grande beneficio.

RFI, a seguito delle riforme improntate dalla UE sulla necessità di rendere economica la gestione delle ferrovie, ha avuto nel corso degli anni dai vari governi che si sono succeduti l’input della riduzione dei costi per “tendere ad un equilibrio della contabilità senza contributi statali[1],di conseguenza difficilmente vorrà assumersi responsabilità. Dovrebbero essere il Governo o le Regioni a difendere gli interessi dei cittadini valutando se RFI possa autonomamente decidere, per ridurre i costi, di scaricare i disagi sui cittadini o se invece si debba privilegiare un servizio pubblico dignitoso. Ma i nostri Rappresentanti sembra che siano stati e siano “in tutt’altre faccende affaccendati”.

[1] Vedi  ad esempio DECRETO LEGISLATIVO 15 luglio 2015 , n. 112

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