Omaggio ad Hasankeyf. Storia di un villaggio millenario

Antonio Olivieri 05/09/2020

UN LIBRO FONDAMENTALE PER NON DIMENTICARE I KURDISTAN CHE RESISTE: “OMAGGIO AD HASANKEYF. STORIA DI UN VILLAGGIO MILLENARIO”

Testi di Pierluigi Cavalchini e Antonio Olivieri. Fotografie di Giorgio Barbarini. Prefazione di Ercan Ayboga

L’idea di questo libro è nata durante il lockdown. C’erano a disposizione le fotografie di Giorgio Barbarini, era stato pubblicato da poco il libro curato da Pierluigi Cavalchini sull’archeologia del Rojava ed era in atto il riempimento della diga di Ilisu che aveva già raggiunto il sito storico di Hasankeyf e, di lì a poco, l’avrebbe completamente sommerso. Nelle settimane precedenti, il regime turco aveva fatto trasportare, a bordo di piattaforme mobili della ditta olandese Bressel, a circa quattro chilometri di distanza, in una specie di “Disneyland archeologica” alcuni edifici storici di Hasankeyf – come la Moschea El Rizk con seicento anni di storia, il mausoleo di Zeynel Abidin, l’himmam e il minareto – sradicati totalmente dal contesto sociale e culturale originario. Tutto questo avveniva nel silenzio complice dell’Europa, delle istituzioni internazionali e dell’Unesco. Questo libro non vuole essere solo un libro di ricordi, vuole essere uno stimolo a riprendere la lotta. In

ballo ci sono troppe questioni, non ultima una futura guerra per l’acqua. Vogliamo che l’acqua, anziché fonte di rivalità, diventi forza di pace e di cooperazione tra tutti i Paesi e i popoli del Medio Oriente.

PER CHI FOSSE INTERESSATO, IL LIBRO PUO’ ESSERE SPEDITO, PREVIO VERSAMENTO DI UN’OFFERTA MINIMA DI EURO 12 (costo del libro), PIU’ EURO 3 (costo di spedizione) AL SEGUENTE IBAN: IT17 Q030 6909 6061 0000 0111 185, con la causale “Libro su Hasankeyf”. Per chi lo desiderasse, può essere spedita anche la tessera dell’Associazione Verso il Kurdistan. In tal caso, l’offerta minima diventa di euro 25 (libro compreso).

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Alessandria: le vere ragioni del declino

Renzo Penna 17/04/2024

In questa nostra città capita, ciclicamente, di dover assistere ad un dibattito sul suo declino economico e demografico. Questo, di norma, avviene quando una storica attività commerciale, meglio se situata nelle vie del centro, decide, per le più svariate ragioni, di cessare l’attività. E i ragionamenti che si producono, così come la ricerca delle cause e dei possibili rimedi, tendono a concentrarsi sulle difficoltà e gli ostacoli che vive il settore del commercio tradizionale. Così, da un lato, si denunciano le limitazione del traffico e la carenza dei parcheggi e, dall’altro, si reclamano zone pedonali più ampie e meglio curate. Posizioni che, infine, convergono nel prendere atto del numero e del peso crescente della grande distribuzione, delle vendite online e della vicina concorrenza degli outlet. E’ certo positiva l’organizzazione associativa che si sta manifestando da parte del settore nei quartieri o per singole vie, ma difficilmente risulterà risolutiva della fase di difficoltà che, da tempo, la città attraversa. E il far convergere le responsabilità, in prevalenza, sul comparto che oggi, maggiormente, subisce le conseguenze della crisi potrebbe non aiutare a comprendere i motivi strutturali del declino alessandrino. C’è stato un tempo nel quale i partiti e i loro rappresentanti nelle istituzioni, per meglio definire i programmi delle amministrazioni, promuovevano la pubblicazione di ricerche e studi volti ad analizzare la condizione delle diverse attività produttive e indagare sullo stato dell’occupazione. Uno di questi, del maggio 1969, a cura del Comune capoluogo e dell’Unione Industriale si occupò, in particolare, dell’industria e delle [...]