Perché il federalismo

Il centralismo amministrativo è una eredità della rivoluzione francese.

Riportiamoci a fine ‘700: la neonata repubblica francese era circondata da potenze monarchiche e autocratiche, che vedevano nella Francia un enorme pericolo, quasi una lebbra.

C’era quindi bisogno di una risposta unitaria da parte del centro di Parigi, che potesse vincere le soverchianti forze militari del nemico.

Da Valmy in avanti, la Francia unitaria seppe sconfiggere i suoi nemici, finché un piccolo ufficiale corso non fu in grado, a suon di vittorie militari, di portare la Francia stessa a dominare il continente europeo, con l’eccezione della Gran Bretagna.

Un uomo come Napoleone, grande militare e politico accorto, non poteva fare altro che costituire un potere centralizzante, in cui tutto partiva da Parigi e tutto ritornava a Parigi.

L’occhio onniveggente era quello dell’Imperatore.

La situazione dell’Italia era completamente differente, si trattava di una miriade di differenti realtà, a cui forse soltanto i Longobardi, mille anni prima, avevano saputo dare una unità politica, e non del tutto.

Dopo di allora, divisioni, suddivisioni, particolarismi avevano creato un’entità parcellizzata, divisa in tutto e per tutto.

Ricordiamo che persino Cavour, la mente sabauda che organizzò strategicamente l’Unità, non pensava inizialmente ad un territorio così vasto e così composito, quanto ad una serie di annessioni da parte dei Savoia di zone non ben definite nell’Italia settentrionale.

Fu Garibaldi, con la sua spedizione, in un certo senso, a forzare la mano ed obbligare i piemontesi a gestire, talora con la forza, un’Italia meridionale, non voluta e non compresa.

Si fa presto a dire “cosa fatta capo ha”, le cose non stanno così, ci sono fra nord e sud delle differenze abissali, che non possono essere cancellate con dichiarazioni tipo “si parla la stessa lingua”, anche perché tale affermazione non è vera.

Visto che ci riempiamo sempre la bocca di Europa, ricordiamoci di un paese che, come l’Italia, ha avuto forti spinte centralistiche, è passato dall’impero guglielmino alla dittatura del terzo Reich, e stiamo parlando della Germania.

Eppure oggi, proprio oggi, si parla di una repubblica Federale, con i suoi lander autonomi e ampiamente collaudati, pur nell’ambito di una sola Repubblica.

In questa Germania le spinte non sono centrifughe, ma ogni Land ha le sue caratteristiche storiche e politiche di autonomia ben conservate.

In questi giorni, a Roma, abbiamo assistito ad un teatrino di marionette in cui presunti leader spediscono i loro “missi dominici” in tutte le zone del paese, ritagliando ogni rappresentante secondo i propri egoistici interessi.

Non vedo sinceramente cosa ci sia di democrazia in costruzioni e turbe mentali per cui personaggi etero-diretti vengono spediti ad occupare posizioni politiche in tutta Italia, senza che i cittadini delle Regioni possano dire ab initio chi vogliono come loro rappresentante.

Le regioni veramente autonome sono esse stesse fonte di democrazia, poiché, a mio avviso, la democrazia deve venire dal basso, non essere imposta dall’alto.

E ciò è una lezione che l’Italia non ha mai imparato, nel suo scopiazzare quello che fanno gli altri.

Non un politico maneggione, ma un intellettuale sopraffino di oltre cento anni fa, ci aveva indicato la strada giusta: Carlo Cattaneo.

Viator

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