Piccola riflessione su Alessandria all’inizio della calda estate del 2021

De politica non dico. Non so cosa l’Associazione Città Futura pensi del governo Draghi, da cui “a sinistra” in Parlamento dissente solo il 2% di Fratoianni. Avverto tra i nostri “civesfuturi” molti “mal di pancia” in proposito, ma nessun pronunciamento associativo, che sarebbe opportuno perché la questione è grossa. Dal momento che Città Futura è nata circa vent’anni fa per realizzare una sinistra “inclusiva” (in sostanza per promuovere l’unità della sinistra dagli ultrariformisti agli antagonisti “democratici”), spero che non vorrà opporsi a una sinistra che da Articolo 1 Liberi e Uguali al PD sostiene il governo Draghi. Draghi , per me, va sostenuto senza troppi se e ma. E’ uno che ha salvato l’Italia come Presidente della Banca Centrale Europea; è un convinto keynesiano (un liberale sociale), da sempre molto vicino ai presidenti più riformisti degli Stati Uniti, da Obama a Biden, e uno che sta portando felicemente in porto le due cose per cui il suo governo era nato: vaccinare le grandi masse e fare un Piano di rilancio dell’economia del tutto credibile (non solo un elenco motivato, ma progetti veri, con soldi precisati e tempi scadenziati); e, inoltre (se ce la farà, ma ci sta provando), varare il genere di riforme – da quella generale della Giustizia rapida e sicura a quella dell’amministrazione burocratica efficiente e a quella fiscale (e io aggiungerei elettorale, garante di governi stabili di legislatura) – che ci richiede l’Europa anche per prestarci, una tranche dopo l’altra, oltre 200 miliardi di euro in tempi brevi, superando i fattori che frenano l’economia italiana da trent’anni disincentivando gli investimenti. A me pare che oggi le cose vadano, su tali versanti, piuttosto bene. Con le difficoltà e contraddizioni sempre scontate in ogni governo umano. Naturalmente il governo è di ampia coalizione, e in esso chi ha più filo tesse. Se, però, l’Associazione Città Futura fosse diventata l’avvocato della sinistra del 2%, e non lo credo, la cosa sarebbe da chiarire senza se e senza ma. Su singoli punti possono anche esserci dissensi, come si danno oggi tra governo e sindacati sul prolungamento o meno, “sic et simpliciter”, del blocco dei licenziamenti, ma la linea generale del governo Draghi a me pare tracciata e decisamente buona. Certo una CF che rappresenti solo una piccola sinistra massimalista a me non interesserebbe per nulla. Abbiamo già dato.

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Anche se in questo periodo ho la testa altrove (impegnato in letture, studi e riflessioni d’altro genere), ogni tanto faccio qualche proposta. Ormai sono letteralmente un ottuagenario, sia pure arzillo; non sono disponibile a niente e non ho più tanta energia, neanche politica o gestionale. Mi sento, nel mio piccolo, come Giovanni Giolitti che, nel 1922, diceva di essere come uno di quei vecchi avvocati di provincia che non esercitano più, ma di tanto in tanto danno ancora “qualche parere”. Così ho fatto l’11 giugno alla riunione di CF.

Ho proposto che il nostro Presidente, Renzo Penna, a nome nostro (e non solo), partecipi a primarie di coalizione attorno al PD (a lato di più organici candidati, si capisce). Ora vedo che a Roma sono state fatte primarie del PD, ma aperte: tanto che vi ha partecipato come candidato anche Fassina, di Liberi e Uguali. Io credo che quello sia un buon metodo: diversi candidati “veri” del PD e dintorni che si misurano di fronte al popolo di sinistra: e vinca il migliore, con l’impegno preventivo di tutti a sostenerlo. L’amico Penna, naturalmente, alla fine andrà dove lo porta il cuore, ma l’Associazione Città Futura dovrebbe proporre al “PD e dintorni” di fare primarie sul “modello romano”, tra diversi candidati iscritti e d’area che s’impegnino in partenza a sostenere chi in tali primarie prevarrà. Questo è il mio parere.

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Una quindicina di giorni fa Gian Antonio Stella – mica Cichinisio – ha pubblicato sul “Corriere della sera” un’inchiesta sulla Cittadella di Alessandria. L’ho subito segnalato a CF, e Bruno Soro ha anche scannerizzato subito il pezzo e l’ha mandato a Città Futura. Sul tema della Cittadella vedo che è stato pubblicato su CF un pezzo brillante di un amico morto alcuni anni fa. E va bene. Ma non basta. Non mi stupisco di CF, che è “piccola”, ma della sinistra alessandrina. Ai miei tempi la sinistra, tanto più se fosse stata all’opposizione in Comune, avrebbe contattato Gian Antonio Stella per farlo partecipare a un dibattito e credo a un vero convegno, e comunque avrebbe ripreso e commentato il contributo parola per parola. Con intenso impegno. Tanto più a un anno dalle elezioni comunali.

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Come già ho avuto modo di sostenere l’11 giugno, dovremmo operare per costruire, come sinistra, sui temi a noi più prossimi (culturali), proposte che siano già quasi progetti applicabili, su Cittadella, Teatro, Biblioteca, Università. Ci sono certo, per la città, altri problemi urgenti, da quelli delle troppe buche nelle strade (forse un poco diminuite, ma sempre troppe e ormai quasi parte del paesaggio urbano) a quelli ferroviari e dello smaltimento dei rifiuti, e al rilancio economico della città: tutte cose su cui anche Città Futura, grazie al suo Presidente e a Nicola Parodi, ha dato un buon contributo di dibattito e di proposta, spesso come “vox clamans in deserto”. Ma i problemi “culturali” maggiori sono nei settori indicati. Io in anni ormai remoti, esattamente dal 1975 al 1985, come assessore e poi capogruppo consiliare del PCI, che comprendeva allora diciannove consiglieri, me n’ero molto occupato, ma poi sono stato tanti anni altrove e ho perso “giro” e interesse. Per ciò posso fare qui solo un discorso di sorvolo e di buon senso.

La Cittadella, la più grande fortezza d’Europa, va in rovina, e persino un sindaco leghista professore di storia dell’arte come il nobile Cuttica di Revigliasco, ora “al potere”, tiene “le mani in mano”. Una visitina e via. Un proposito su un palazzo da salvare, vedremo se seguito da progetto, incarichi e realizzazione. Per ora, sotto il vestito niente. Parole, parole e solo parole. Il ministro Franceschini parecchi anni fa, al tempo della giunta di Maria Rita Rossa, ha concesso un forte finanziamento per la Cittadella, rimasto fermo come se fossimo un’oscura cittadina in fondo allo stivale. Si è parlato molto di fare della Cittadella un campus universitario, ma naturalmente l’uso di tali monumenti ha dei vincoli da parte delle Belle Arti. Certo se fosse possibile una tale destinazione potrebbe diventare una sede talmente buona da porre le basi perché la “triniversità” a poco a poco diventi addirittura Università di Alessandria (prima o poi accadrà, perché siamo la sola Triniversità in Italia: il che ha consentito l’arrivo e sviluppo dell’Università anche in Alessandria, ma in un futuro non prossimo, ma non necessariamente remoto, ciascuna delle tre sedi diverrà Università autonoma). Ma le cose non si fanno da sole. C’è mai stata una visita alla Cittadella, con assessori, consiglieri regionali del territorio, tecnici comunali legati a urbanistica e lavori pubblici e presidenti di Dipartimento e Rettore al seguito – fatta, rifatta e ancora rifatta, così da fare poi progetti veri e operare poi in grande stile – per verificare quello che si potrebbe o non potrebbe fare? Se seguita così, la Cittadella diventerà lo specchio di una città che DECADE. Non abbiamo vergogna?

Il Teatro non è mai stato bello perché solo qui potevano pensare di far progettare un Teatro da 1200 posti dall’architetto del Comune, per quanto l’opera sia stata meritoria e l’architetto di ottima volontà, come il geometra che per anni lo coadiuvò. Certo il nostro teatro, anche “sano”, non era bello come il Teatro di Brindisi, forse il solo costruito al tempo del nostro, ma pure il nostro è sempre un grande Teatro. La costruzione dell’opera riprese e finì quando io ero assessore alla cultura. Ebbe tutta una storia e diversi presidenti, tra cui, in successione, i compianti amici Adelio Ferrero, Delmo Maestri e un altro amico ancor vivo e vegeto, grazie a Dio, Nuccio Lodato. Anche Giorgio Guazzotti e poi Franco Ferrari, come direttori, hanno dato un contributo di prim’ordine. Con altri e altre che conosco meno.

Molti anni dopo ci fu la tragedia dell’amianto, effetto di un’avventurosa ristrutturazione promossa da un tale messo lì dalla destra di governo della città, ai tempi di Fabbio. Più oltre Rita Rossa, come sindaco, realizzò la bonifica dall’amianto e rese fruibile almeno la sala da trecento posti intitolata a Adelio Ferrero, adattissima a convegni e dibattiti di ogni tipo, e forse anche a piccole pièces teatrali, ma “ri-chiusa” da anni da Cuttica di Revigliasco e dai suoi amici. La sala grande non è fruibile – con almeno ottocento posti – perché mancano le ottocento poltroncine nuove. L’idea che in un periodo in cui girano tutti i miliardi che sappiamo nel nostro Bel Paese, e in cui destra e sinistra governano insieme l’Italia, e c’è un alessandrino, Riccardo Molinari, che è quasi il numero due di Salvini, e un altro nostro amico di Castelletto d’Orba, Federico Fornaro, che è quasi portavoce di Liberi e Uguali, non si trovino i soldi per le poltroncine, mi sembra veramente assurda. Sgambettate, amici miei, sgambettate. Bussate, e vedrete che vi sarà aperto. Ma ci vuole molta pazienza, volontà buona e determinazione. Olio di gomito, come su tutto. Per ora il viaggiatore che arriva davanti alla stazione e vede lì accanto quel teatro enorme abbandonato potrà chiedersi se è sbarcato a Marsala – con il rispetto dovuto a Marsala, si capisce – o ad Alessandria. Ragazzi del Comune, datevi una mossa o confessate di essere degli inetti.

La Biblioteca è nello stato in cui è. E il Museo? Non è neanche più citato.

E’ una Biblioteca bellissima, ma ormai insufficiente, tanto che una parte del patrimonio librario giace in non so che deposito inaccessibile. Anche lì, che ne è stato della vecchia Biblioteca? Quali problemi del personale hanno in Biblioteca? E, vecchio problema, che io ai miei tempi non riuscii a risolvere scontrandomi con il corporativismo interno sindacale, quali sono gli orari? E sono accettabili? E come siamo messi per gli acquisti? E’ vero che sono fermi a causa degli spazi? E’ vero che non possono neanche più accettare le donazioni di biblioteche private? Ma “dove siamo”?

L’Università c’è e potrebbe ampliarsi, e certo via via accadrà. Ma manca di spazi idonei. Lo sport preferito degli alessandrini è quello di lamentarsi per la “secchia rapita” da Novara. Prima della nascita dell’Università lo facevano con Torino, che ci voleva sempre “fregare”, il che in parte era vero perché i più forti e competenti hanno sempre il modo di farlo, se non si sta molto attenti, come il famoso “Ludovico Cavalcanti” evocato da Nino Manfredi; ora la palma della sorella maggiore “più bella del reame”, da invidiare e criticare a più non posso, giustamente ma con poco costrutto, è passata a Novara (ossia alla sede novarese dell’Università Piemonte orientale). Sotto le diverse amministrazioni. In ciò, naturalmente, ci sarà anche del vero, ma vale sempre, preliminarmente, il detto per cui “Chi è colpa del suo mal pianga sé stesso” (o almeno “anche sé stesso”). A me da tanti anni i colleghi alessandrini dell’Università hanno detto che mentre a Novara sono accolti col tappeto per terra (in senso figurato), qui sembra che gli amministratori sappiano solo lamentarsi senza mollare niente per tempo, o di idoneo. Gli “alessandrini” – mi è stato detto più volte – offrono quello che non si può usare salvo ristrutturazioni a costi spropositati (ad esempio l’ex Ospedale militare dietro al Comune), e rifiutano quello che si potrebbe usare (per anni l’ex caserrma dei carabinieri in via Cavour, davanti alla sede principale dell’Università, che pare ora rifiutata dal Rettore, con stranissime obiezioni). Intanto la Città è piena di spazi inutilizzati e mancano quelli per l’Università. Non c’è una foresteria per studenti e anche docenti (che dovrebbero essere incentivati a “fermarsi” qui a prezzi modici, legandosi il più possibile alla vita cittadina). C’è la caserma inutilizzata dei carabinieri di via Cavour, che pareva “giusta” per la Biblioteca. C’è la questione del riuso della Caserma Valfré. C’è la questione della Cittadella. Una sera mi è capitato di mangiare una pizza davanti a Santa Maria di Castello con una docente dell’Università alessandrina e l’occhio è andato al bellissimo palazzo in cui una volta c’erano i sordomuti, del tutto inutilizzato. Chiesi alla mia amica: “Perché non fate lì la foresteria o la Biblioteca?” Mi rispose: “Non ce l’hanno mai proposto.” E io: “E voi non potete chiedere?” Ma qui non conta il palleggio delle responsabilità, ma il fare e non fare. Certo le cose non si fanno da sole, chiedendole (o addirittura non chiedendole). Ci vuole sempre qualcuno che ci si appassioni e le segua da chiodo a chiodo facendole accadere.

“Fate”, cari amici. Io non ho l’età, e sto solo pensando ad alta voce. E se voi – classe politica di governo, e anche d’opposizione – “non fate”, andate dove voleva mandarvi Grillo quando era all’opposizione e dava ancora “cattivi consigli”. Ma non affrettatevi ad andare “a fare” dove diceva Grillo perché con voi ci andrebbe tutta la città. Ma diamoci tutti una mossa. “Adelante, compañeros”.

Come “Città Futura”, come dicevo con i miei amici l’11 giugno, potremmo organizzare su ciascun tema un seminario specifico, ma con la gente che su tali temi abbia veramente competenze specifiche, esperienze pregresse, e anche responsabilità vere. Si farà?

Qui è Rodi, qui si deve saltare. Naturalmente la cosa concerne in primo luogo il PD, ma su tali cose sono certo che anche la nostra minuscola, ma creativa, Città Futura abbia qualcosa da dire.

di Franco Livorsi

1 Commento

  1. Interessante fuoco di fila dell”amico prof. Livorsi. Riprendo so uno dei molti temi citati, sicuro di una prossima ripresa degli stessi in formula seminariale. Sul seguente passo ho obiezioni e, come afferma Angelo Bonelli dei “Verdi”, “non vi sono le condizioni per un sostegno dei Verdi al Governo Draghi. Info in dettaglio su. http://www.verdi.it. Il passo sucui invito a riflettere e che ritengo non adeguato alla realtà attuale è il seguente :///Avverto tra i nostri “civesfuturi” molti “mal di pancia” in proposito, ma nessun pronunciamento associativo, che sarebbe opportuno perché la questione è grossa. Dal momento che Città Futura è nata circa vent’anni fa per realizzare una sinistra “inclusiva” (in sostanza per promuovere l’unità della sinistra dagli ultrariformisti agli antagonisti “democratici”), spero che non vorrà opporsi a una sinistra che da Articolo 1 Liberi e Uguali al PD sostiene il governo Draghi.///. Dispostissimo a riprendere l”argomento in una delle prossime riunioni CittaFutura. Grazie ancora e presto. Pier

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