Primo anno di governo Meloni: non pervenuto

Nel mio piccolo, come si dice, da sincero democratico avevo espresso l’auspicio che Giorgia Meloni, avendo vinto nettamente le elezioni dello scorso 25 settembre (ma con assai scarsa affluenza elettorale ed evidente disaffezione al voto di cui, come tutti gli altri prima di lei bisogna dire, non ha voluto arrogantemente tenere conto) potesse formare e presiedere il governo e dare prova o meno al paese delle sue capacità. Questo però richiedeva delle preliminari “dichiarazioni”, un preambolo ideale circa la direzione verso cui si tende. Il discorso dell’underdog sebbene ben scritto da chi glielo ha scritto, era solo una collezione di slogan, uno “storytelling” molto renziano, molto veltroniano, molto neoliberale, ma pieno di contenuti vuoti o contraddittori. A dispetto di quello che sembrano credere ed avallare i politologi che vanno per la maggiore sui “giornaloni” la marcia verso l’evoluzione politica di un piccolo partito non può avvenire attraverso una trama di furbizie successive, dietro le quinte e tra il lusco e il brusco. Questo è solo un modo di accumulare una fortuna elettorale momentanea, che poi alle prime difficoltà finisce per sgonfiarsi, come accaduto a diversi altri “nuovi soggetti” improvvisati. Se non attraverso un congresso, almeno attraverso un’intervista, un video, delle dichiarazioni di principio: quello che vuoi, Giorgia. Risposta, encefalogramma piatto. Niente di tutto questo è accaduto, ovviamente, né rientra lontanamente nelle aspirazioni della “premier” (che sono e restano totalmente inadeguate e confuse). Di estrema destra la Meloni ha e mantiene l’ideologia, pur se contorta e confusa, tra complottismo e spunti di letteratura fantasy, di centro le furbizie. Due ingredienti sbagliati non fanno una buona ricetta nella cucina politica. Non bastano a fare una “grande destra” moderna di cui ci sarebbe certamente bisogno. Com’era invece più prevedibile Meloni si dimostra tuttora aspirante a un moderno autoritarismo, ma talmente confuso e generico, da non sapere nel concreto dove vuole andare a parare, e totalmente incapace a governare pur sedendo da 20 anni in parlamento, avendo avuto tutto il tempo per prepararsi, specialmente sui dossier economici. Il suo slogan elettorale era “pronti” ma sembra capitata al governo per caso, certo aiutata dalla incredibile stupidità politica di Enrico Letta che le ha aperto la strada. A dispetto dei giornali padronali che ne elogiano la “responsabilità e il pragmatismo” (ma dove? non ha ancora realizzato alcunché) o dei citati buffi politologi che vivono sulla luna dipingendo un inesistente percorso verso il centro e un “moderno conservatorismo” (ma come ho evidenziato rimane una neo/post-fascista confusa che non sa dove vuole andare): il suo primo anno di governo è un totale fallimento. Per fortuna, in qualche modo, viste le perigliose premesse. Né lei né Salvini sono lontanamente confrontabili con l’astuzia diabolica di Trump. Vorrebbero essere come lui o come Orban, che è un altro abile politicante, uno che ha studiato (con Soros prima di rivolgersi contro di lui) ma sono molto al di sotto. Però i danni ci sono e sono gravi, sono danni nel tessuto sociale che viene incattivito e sottilmente incitato alla guerra civile: fin dal primo giorno di governo hanno seminato il seme della discordia fra i cittadini, scaricando direttamente su di loro i problemi, qualcosa che non si era obiettivamente mai visto nemmeno con Berlusconi: se sei povero è colpa tua, se paghi con la carta di credito anziché in contanti (o viceversa) sei un nemico, il prezzo della benzina è colpa dei benzinai, ecc. La totale mancanza di senso della misura (per un rave party rischi più anni di galera che per associazione mafiosa) ha caratterizzato le esternazioni quotidiane e i confusi provvedimenti presi da questo governo: una raffica continua di decreti uno più assurdo e inconcludente dell’altro, da parte di chi all’opposizione per anni ha criticato giustamente il ricorso incostituzionale alla decretazione d’urgenza. Provvedimenti con cui volevano dare il segnale del cambiamento politico, raddrizzare il paese, spiegargli dispoticamente cosa pensare, che naturalmente hanno creato solo disorientamento. Ma la nota dolente è l’economia: la totale mancanza di una politica industriale, a tal punto da rinominare il ministero dell’industria in ministero del “made in Italy”; gli stipendi più bassi d’Europa sui quali non si vuole intervenire, la sotto-occupazione che viene mascherata con statistiche taroccate, il welfare e la sanità che si affacciano sul baratro, l’evasione fiscale che viene incentivata anziché contrastata, piccoli bonus risibili come la social card per chi non arriva a fine mese, e distribuiti pure a casaccio. Con un ministro dell’economia (a cui la Meloni si è totalmente affidata come se non ci fossero alternative) talmente scarso che non sa nemmeno dire quanti soldi ha in cassa (mai successo obiettivamente e dire che di governi scadenti ne abbiamo avuti) e che adesso avendo paura di non riuscire a far quadrare i conti va cercando alibi improbabili: il superbonus, i governi precedenti, i poteri forti (l’immancabile Soros) ecc. Se esistesse una vera opposizione capace di proporre un minimo di alternativa questi comici spaventati… scappati di casa non arriverebbero neanche alle prossime elezioni europee. E comunque sulla legge di stabilità rischiano seriamente di affondare, dopo la figuraccia con i propri elettori sull’immigrazione a cui avevano promesso l’impossibile “blocco navale” (a cui troppo ingenuamente, bisogna dire, gli elettori hanno morso dentro). Speriamo: un governo che mette a rischio la minima convivenza civile prima se ne va meglio è. Il problema è che se dovessero cadere sulla legge di stabilità, l’opposizione che ci ritroviamo non avrebbe praticamente alcun merito, avrebbero fatto praticamente tutto loro da soli. Senza una ispirazione ideale nei valori del socialismo democratico, un vero e concreto centrosinistra non può sussistere e continueremo ad avere una dinamica politica di questo tipo, fra governi di destra regressiva, con tendenze reazionarie e antimoderne, e governi di falso-centrosinistra guidati più o meno direttamente dai tecnocrati, negativa per le democrazia, per il lavoro e l’affermazione dei diritti sociali, e per la qualità della convivenza civile.

Filippo Boatti

19 settembre 2023

I fermoimmagine della conferenza stampa di Lampedusa sono tratti da “Local Team” – Youtube

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*