Ricordando Gianni Abbate

E’ mancato il professor Gianni Abbate, uomo di straordinaria e raffinatissima cultura, animatore culturale attivissimo e conferenziere dal brillante e affascinante eloquio, a lungo insegnante prima di Filosofia, poi di Latino e Greco nel liceo classico “Balbo” di Casale Monferrato e poi preside del polo costituito dal “Balbo”, dal liceo Scientifico “Palli” e dell’istituto “Lanza”.

Ricordo la prima volta che lo incontrai, appena arrivata come insegnante di Filosofia e Storia al “Palli”. Mi accolse nel suo ufficio, sorridente e gentile. Parlammo a lungo e scoprimmo di avere molte cose in comune: le scelte politiche e filosofiche, l’amore per Eschilo, i gusti musicali. Mi parlò con orgoglio di suo figlio, che stava lavorando a un testo di Porfirio, o forse di Proclo, non ricordo con esattezza, comunque un neo-platonico. E mi parlò della sua giovinezza, degli studi all’Università di Milano negli anni Sessanta, della manifestazione in cui morì, schiacciato da una camionetta dei celerini, Giovanni Ardizzone.

Lo ricordo durante i collegi docenti, che erano sempre brevissimi e non lasciavano spazio a inutili retoriche: una sintetica introduzione di grande efficacia e clarità, la lucida individuazione delle questioni in gioco, la scelta rapida delle soluzioni concrete più intelligenti.

Ricordo la sua illuminata gestione della scuola, attenta a sostenerne l’eccellenza: il sostegno dato ai docenti che giudicava competenti e capaci, le molte conferenze di studiosi di vaglia e di fama nazionale e internazionale che proponeva ai ragazzi, la guida sapiente, ferma, ma non esibita, della scuola, la benevolenza e la comprensione nei confronti degli studenti, che non casualmente molto lo amavano.

Ricordo la sua sollecitudine, quando morì mio padre, la telefonata che mi fece, commossa e solidale. E ricordo la sua cordialità affettuosa, quando, dopo il mio trasferimento in Alessandria, mi incontrava per caso.

Con Gianni Abbate se ne va uno degli ultimi intellettuali che coraggiosamente e caparbiamente hanno costruito e diffuso cultura in ogni parte d’Italia, contrastando fino all’ultimo le derive consumistiche, populistiche e volgarizzanti che andavano emergendo nella società industrializzata di massa. Senza di lui siamo tutti immensamente più poveri.

Patrizia Nosengo

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*