Ritorno a Chernobyl, mostra fotografica al Teatro Civico a Tortona

Cosa resta di una cittadina del nord dell’Ucraina investita da una ingente nube radioattiva e costretta alla evacuazione immediata, dopo l’esplosione di un reattore nucleare del vicino impianto di produzione nucleare, a trent’ anni dell’ evento? E’ la domanda che si sono posti due cittadini tortonesi, autori, dopo essersi recati sul luogo del disastro di Chernobyl, di una intensa e impressionante mostra fotografica, dal significativo titolo ‘Tra Gloria e Oblio’, esposta nella città piemontese al Teatro Civico in via Ammiraglio Morbello 3. Le foto in bianco e nero, di Mirko Marchetti, e quelle a colori, di Massimo Bertoni, ci testimoniano la fine della vita normale di un centro urbano di cui ci restano null’altro che lo scheletro dei palazzi, i poveri resti degli interni delle scuole, delle balere, degli impianti sportivi.

L’ ombra della nostra civiltà, spazzata via in un attimo, è ancora lì a testimoniare la nostra fragilità e la nostra presunta capacità di dominare le scienze, la natura e le forze che da essa scaturiscono.

La mostra è stata accompagnata da un dibattito, patrocinato dal comune di Tortona, al quale ha partecipato numerosa la cittadinanza rendendo quasi inadeguata la pur capiente sala del Teatro.

Hanno introdotto gli oratori, il Prof. di Fisica Sperimentale e Applicata dell’Univ. di Pavia  Andrea Negri, e il Presidente del Laboratorio Energia Nucleare Applicata Saverio Altieri, l’ assessore all’ ambiente del comune e il giornalista scientifico Michele Bellone.

L’ intervento del Prof. Negri è stato teso a segnalare come la funzione dell’ energia nucleare e delle radiazioni, presenti comunemente in natura, sia scarsamente conosciuta dalla cittadinanza, e questo porta l’opinione pubblica a oscillare fra una esaltazione acritica dello sviluppo di nuove tecnologie e le loro possibilità di applicazione, e il rifiuto altrettanto irrazionale di qualsiasi intervento impiantistico e produttivo. Saverio Altieri si è soffermato sugli sviluppi della ricerca tecnologica i quali hanno reso molto più sicura e controllabile la gestione dei reattori attuali rispetto a tecnologie vetuste e già superate negli anni ottanta, come erano quelle di Chernobyl, e a scelte poco ponderate in termini di ubicazione dell’ impianto come a Fukushima.

Difficile riassumere tutte le notizie scientifiche che sono state espresse negli interventi dei due studiosi, il dibattito è stato comunque, registrato e il video è presente sul web, tuttavia resta in chi scrive la necessità di osservare come sia mancato nel dibattito la capacità di centrare alcuni temi e nessi della questione scienza, ambiente e sicurezza sociale.

Mi pare indiscutibile che eventi come quello di Chernobyl abbiano aiutato a attutire i facili entusiasmi per il progresso tecnologico, la fede cieca nello sviluppo e nella crescita a volte fine a se’ stessa, determinando in ultimo la discesa della stessa scienza da quel piedistallo dal quale, dalla fine del secolo dei lumi, aveva preteso dirigere la società umana attraverso i suoi principi e il suo empirismo sperimentale. A questa disillusione di massa nelle false aspettative suscitate dalla ‘religione’ della scienza, a fatto seguito il diffondersi di atteggiamenti sempre più diffusi tendenti ad esaltare l’ irrazionale, il ritorno alla ‘natura’ del vivere sociale e semplice, l’enfasi nuova per l’ irrazionale fino al disprezzo e alla squalifica per ogni dato tecnico e scientifico.

E’ il paradosso, allora, che si dispiega sotto i nostri occhi, di una civiltà nostra basata sul dato tecnico in ogni cosa che noi maneggiamo ogni giorno, e retta da principi comportamentali dominati da un ritorno al sacro e alle credenze soprannaturali, giungendo fino al pregiudizio e al superstizione.

Ha tutto questo non si può rispondere solo con un ritorno di predicazione scientifica, con un positivismo di ritorno, con una contropropaganda ottusa quanto il credo del fronte opposto, senza colmare il vuoto di fiducia che si è aperto verso le soluzioni che la scienza e il progresso possono dare al nostro vivere civile. E’ necessario , dunque, ritrovare nelle innovazioni scientifiche e nella nostra idea di sviluppo quel rispetto dell’ ambiente, quella idea di armonia fra il nostro vivere sociale e la dimensione alla riproduzione degli elementi fondamentali per la vita, che nel corso dei secoli via via abbiamo perso. E’ un discorso complesso ma pur da qualche punto dovremo iniziare ad affrontare tale groviglio di temi e di affannose ricerche. Una fatica e una tensione che certo sono mancate nel dibattito di sabato scorso; le fotografie delle mostra per la loro intensità e per il richiamo che contenevano, meritavano ben altro ascolto.

La mostra ‘Dalla Gloria all’ Oblio’ verrà replicata a Voghera il 5 e 6 maggio prossimo dalle 15:00 alle 19:00 presso la Sala Pagano in Piazza Cesare Battisti ( ex Banca d’ Italia).


Alessandria 26-04-2018

 

 

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