Romacentrismo, italocentrismo, eurocentrismo: Lilliput

In questo particolare momento il mondo (e noi con esso) si scontra con delle situazioni terribili, ma sembra che la vista da Roma sia sempre ispirata ad un buonismo ed una superficialità sconcertanti.

Dopo quasi ottanta anni di pace, sull’Europa spirano venti di guerra, “Ucraina docet”: le sanzioni contro la Russia non hanno avuto apparentemente alcun effetto pratico, Putin è in sella, o meglio, sul trono, più forte che mai e la Russia dispone di un esercito convenzionale formidabile oltre alle ben conosciute 5000 testate nucleari.

Cosa dire? L’Occidente, come spesso gli succede, ha sbagliato i suoi conti, non è capace di rimediare ai suoi errori e sproloquia di democrazia, come se questa parola fosse un lasciapassare riservato solo ad europei e nordamericani.

Non parliamo poi del conflitto israelo-palestinese, una cancrena che dura da 80 anni e che non potrà mai essere risolta se non con la formula “due popoli in due stati autonomi che si riconoscono vicendevolmente”.

Ma è chiaro che con l’estrema destra israeliana all’attacco indiscriminato, non si potrà mai arrivare ad una pace duratura.

E questo deve essere chiaro a tutti gli israeliani, sia a quelli di buona volontà che a quelli irragionevoli.

E a Roma che si fa? Un governo ideologicamente vecchio, i cui rappresentanti principali sono: Ignazio “duce busto” La Russa, Giorgia “bouchon” Meloni, Guido “grizzly” Crosetto, affrontano i problemi del paese con un debito pubblico di 3.000 miliardi, incapaci di spendere i soldi ricevuti dall’Europa, per grazia franco-tedesca , mantenendo lavoratori e pensionati ad un livello di vita bassissimo, forse il peggiore in Europa, parlando giornalmente di un’Italia che non c’è, o meglio, che non c’è più.

Ed allora, cosa c’è di più intelligente che rifugiarsi nel passato o meglio nel trapassato remoto, evocando nomi di letterati ed artisti gloriosi, certo nella loro epoca, ma senza degni successori alla loro altezza?

“I Sepolcri” del Foscolo, riverniciati di tanto in tanto, una droga leggera necessaria per spostare di quel tanto che basta l’Italia contemporanea così priva di dinamica e di forza.

Altrove, molto lontano da qui, si stanno creando realtà, così distanti dalle nostre, come nella Cina Imperiale o nell’India del riscatto, mentre altri grandi paesi, come il Brasile o l’Indonesia, attendono il loro momento magico.

L’Italia, piena di ricordi ed autocommiserazioni, galleggia in questo Mediterraneo non più “mare nostrum” ma il mare di chi ha la forza di appropriarsene.

L’Italia è una sorta di Lilliput, che pensa di essere grande, ma invece è un nano politico ed economico.

Per chi ha la capacità di vedere nel buio, decine di migliaia di ragazzi che se ne vanno, perché per loro la vita è insostenibile, un paese che diviene ogni anno di più un pensionario, problemi irrisolti che continuano a non trovare soluzioni.

Ma la televisione, pubblica e commerciale, continua a rappresentare un mondo che non esiste, una vita grama con maschere ridenti e vestiti di lusso, mentre in realtà ci viene proposto un tempo ripetitivo, senza cultura, abborracciato e che si chiude su se stesso.

Ci vuole ben altro che questo teatro delle marionette per salvare produzione, istruzione e sanità che vanno a fondo come un’ancora in un mare tumultuoso.

Viator

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