Il salto tecnologico prossimo venturo

Triste dirlo ma, ancora una volta, i fatti d’arme (specie se su ampi spazi e con l’uso di armi diverse) moltiplicano le innovazioni che, forse, a lungo andare serviranno ad altro. Per ora servono solo ad accoppare giovani e meno giovani, specie in quel tritacarne che è diventato il Donbass. Già nell’aprile del 2022, in questo quadro di “rinnovamento”, la NATO ha annunciato il Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (DIANA). DIANA, è utile saperlo, sosterrà lo sviluppo di una gamma di tecnologie emergenti, tra cui l’intelligenza artificiale (AI), l’informatica quantistica, le biotecnologie e i sistemi di armi ipersoniche. Il tutto con l’obiettivo di mantenere intatta la supremazia reale di un solo Stato nel mondo, concetto che sta alla base dell’impossibilità (nemmeno immaginagibile) di un ritorno ad un bipolarismo mondiale o, peggio, ad un nuovo multipolarismo. La posta in gioco è enorme ed ha sfaccettature di vario tipo.

Resta da vedere se DIANA sarà in grado di mantenere queste ambiziose promesse, dato l’elevato costo dell’operazione. Oltre tutto lo sforzo di coordinamento ed incentivazione in atto,

se non condotto in modo responsabile, potrebbe avere un impatto negativo sulla stabilità internazionale e sulla sicurezza umana. Anche questo un passaggi delicato, facile da comprendere.

Infatti la creazione di DIANA è stata motivata in parte da una crescente necessità di condivisione degli oneri, in parte dalla convergenza e corretta collaborazione fra realtà (soprattutto militari) abituate a ragionare in modo chiuso.

L’aumento dei costi dell’ “innovazione” (se vogliamo chiamarla così…)  evidenzia l’importanza di una collaborazione ad alto livello tra gli Stati in relazione allo sviluppo di nuove tecnologie. Tuttavia, non è chiaro se questi costi elevati possano essere sostenuti. In effetti DIANA è stato progettato per aiutare la NATO a lavorare più a stretto contatto con i vari comparti industriali  e con il mondo accademico. Per quanto si può capire, questa iniziativa transatlantica prevede di supportare le start-up attraverso reti di acceleratori gemellati, offrendo l’uso di centri di test “deep tech” per valutare le soluzioni tecnologiche ai problemi militari, sviluppare un mercato virtuale per connettere le start-up con investitori fidati e creare una rapida “global-net” per tradurre l’innovazione in capacità militari. Il suo ufficio regionale europeo sarà ospitato congiuntamente dal Regno Unito e dall’Estonia, mentre il Canada si candida a ospitare gli uffici regionali nordamericani. Almeno queste sono le anticipazioni di cui siamo a dipsoziione.

Sono già stati tracciati confronti tra DIANA e la Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA) del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. DARPA, per chi non lo sapesse,  è responsabile dello sviluppo di tecnologie emergenti in vista di un uso effettivo e prolungato da parte delle armate statunitensi. Ciò che distingue DIANA da DARPA, tuttavia, è la scala. DIANA sarà finanziata da tutti gli alleati tramite un capitolo comune sotto egida NATO. Al momento, non ci sono informazioni disponibili su quale percentuale di tale finanziamento sarà assegnata a DIANA, ma mentre il budget annuale della NATO per il 2022 è stato di circa 2,5 miliardi di euro (circa 2,7 miliardi di dollari), il budget per DARPA nello stesso anno è stato di 3,8 miliardi di dollari USA . È lecito ritenere che DIANA avrà una frazione del budget di DARPA, rendendo critica la priorità di risorse relativamente limitate.

Al di là delle questioni di bilancio, tuttavia, ci sono questioni più profonde riguardanti le implicazioni intenzionali e subliminali di questa spinta all’innovazione tecnologica. In un’epoca di crescente concorrenza tra le grandi potenze, è più probabile che lo sviluppo e l’uso di queste tecnologie emergenti abbiano in un secondo sviluppo non legato strettamente al comparto bellico ma da quello, in qualche modo, facilitato. Abbiamo già visto, nel corso di questi 15 mesi di guerra tra Russia e Ukraina che i miliardi, anche per gli Stati più poveri  e indebitati, si possono trovare e sono immediatamente spendibili grazie a procedure emergenziali. Quali sono le “novità” più probabili….Beh…la risposta è semplice perché per molti sistemi le informazioni in chiaro sono almeno datate 2015. Per esempio ci sono le capacità di intervento anti-satellite (ASAT) (compresi gli attacchi informatici e il disturbo/spoofing dei satelliti) e l’uso dell’intelligenza artificiale (AI) per le operazioni di informazione (ovvero, conoscenza accurata di tutto il patrimonio tecnico-scientifico degli avversari con la possibilità di alterarli all’origine o in uno qualsiasi dei momenti di applicazione). “Video” e  “audio” totalmente e perfettamente artefatti sono a disposizione da tempo e, da poco, oltre all’occhio umano si riescono ad ingannare gli stessi macchinari di controllo/confermazione.

Persino i “siti” web fatti filtrare all’interno degli Stati possono essere modificati o alterati in alcune informazioni importanti, oltreché – evidentemente – oscurati. Quindi, a guerra finita e – ce lo auguriamo – a rinsavimento collettivo con il superamento di nazionalismi, egoismi economici, forzature (che non ci possiamo più permettere) avremo strumenti di grande affidabilità e vera innovazione che ci permetteranno operazioni ora impossibili. Giusto per fare qualche esempio….sarà possibile recuperare, risistemare e riorientare satelliti ora drammaticamente silenti o ridotti a ferraglia. Sarà possibile creare filmati simil reali che, debitamente presentati, ci faranno sembrare il “metaverso” la vera realtà. Ci saranno miglioramento nei sonar super sensibili, negli apparati di ricezione di ogni tipo e, per quanto riguarda l’energia, saranno perfezionate quelle a base idrogeno o con terre rare di grandissima resa. Paragonabili all’uranio per efficienza ma senza scorie e senza problemi di radiazioni. Verrebbe quasi da dire che “la guerra fa fare anche passi avanti….”…. Forse. Ne faremmo volentieri a meno e, probabilmente, ci si potrebbe arrivare anche con altri percorsi ma i tempi nono sono maturi e dobbiamo cercare di superare al meglio questo medioevo che ci stiamo ritrovando tra i piedi e che non è altro che il risultato di recenti semplificazioni e illusioni.

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