Sanders: “Perché i lavoratori votano Trump”

Il senatore americano ‘socialista’ Bernie Sanders ha pubblicato per l’editore Fazi il libro “Sfidare il capitalismo”. Sanders, senatore per lo Stato del Vermont e già componente della Camera degli Stati Uniti, è un esponente indipendente affiliato al Partito Democratico. Attivista per i diritti civili, contrario alla guerra in Iraq e alla pena di morte, è favorevole all’adozione di misure di redistribuzione dei redditi. Ha concorso alle primarie democratiche del 2016 e 2020 e dal 2021 al 2023 ha ricoperto la carica di presidente della Commissione bilancio del Senato.

Sulla situazione politica degli USA e in previsione delle elezioni presidenziali di novembre, Sanders si interroga sul perché gli elettori della workimg class siano propensi a votare per Trump e non si dichiara d’accordo con chi ritiene che i sostenitori di Trump siano tutti razzisti, sessisti e omofobi. Secondo il senatore il sostegno della classe lavoratrice a Trump – “un bugiardo patologico e un despota” – risiede nelle difficoltà, nella disperazione e nell’alienazione politica che milioni di lavoratori vivono oggi sulla loro pelle e nel fatto che il Partito Democratico li ha abbandonati, preferendo coltivare l’appoggio dei ricchi finanziatori elettorali e della ‘bella gente’. Per le possibili analogie con la situazione della sinistra italiana è interessante seguire la riflessione di Santers, in particolare, sulla difficile condizione del mondo del lavoro negli Stati Uniti.

“Si tratta di americani che, mentre i ricchi diventavano sempre più ricchi, hanno visto ristagnare i salari reali e trasferire in Cina e in Messico il loro buon lavoro tutelato dai sindacati. Non possono permettersi l’assistenza sanitaria né l’asilo per i bambini, non possono mandare i figli al college e hanno il terrore di ricevere una pensione inadeguata. Molti di questi elettori hanno sempre rispettato le regole. Hanno lavorato sodo e fatto di tutto per i figli e le loro comunità. Nelle fasi peggiori della pandemia non hanno avuto il lusso di starsene seduti a casa dietro un computer a svolgere lavori ‘virtuali’. Hanno rischiato la vita negli ospedali, nelle fabbriche, nei magazzini, nel trasporto pubblico, negli stabilimenti di lavorazione delle carni e nei supermercati. Hanno mandato avanti l’economia e, come risultato, sono morti a migliaia. Molti di questi cosiddetti americani razzisti hanno votato per Barack Obama, il nostro primo presidente nero, per la ‘speranza’ e il ‘cambiamento’, per lo ‘Yes We Can’. E hanno votato per rieleggerlo, ma la loro esistenza non è migliorata”.

“Dopo quasi cinquant’anni di stagnazione dei salari – prosegue Bernie Sanders – i Democratici erano al governo del Paese, ma non li abbiamo alzati. Dopo un’accesa attività anti-sindacale illegale portata avanti dalle aziende, non abbiamo fatto nulla per agevolare la sindacalizzazione. Non abbiamo migliorato la sicurezza sui luoghi di lavoro. Non abbiamo affrontato il problema dell’avidità aziendale né gli enormi livelli di disparità di reddito e ricchezza. Non abbiamo stabilito un’assistenza sanitaria universale, né abbassato il costo dei farmaci. Non abbiamo reso gli asili nido e l’istruzione superiore accessibile a tutti. Non abbiamo affrontato il problema dei senzatetto né dell’alto costo degli alloggi. Non abbiamo fatto sì che i lavoratori potessero andare in pensione in condizioni di maggiore sicurezza e dignità”.

“Oggi – conclude Sanders – decine di milioni di americani nutrono una rabbia profonda verso l’establishment politico, economico e dei media. Guardano Washington e i grandi media e vedono ripulsa e disprezzo nei loro confronti. Vedono un governo che ne ignora i bisogni, ma anche politici interessati solo a presenziare a eventi di raccolta fondi con i ricchi e che non hanno nessuna idea di come vive la grande maggioranza della gente. L’assurdità dell’attuale situazione è che Trump – un ciarlatano, un pilastro dell’establishment, un miliardario e imprenditore ostile agli interessi dei lavoratori – è stato capace di riempire quel vuoto politico e sfruttare quella rabbia”.

Renzo Penna

Alessandria, 1 febbraio 2024

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