Scorie nucleari. Quando la “scienza” viene oscurata dagli interessi di parte….

Vogliamo bene da sempre a quelli che ci credono “sempre e comunque” e la rimpatriata di Morano Po (Alessandria) ha avuto molto il sapore di un “amarcord”. Un “mi ricordo politico fatto di soli che ridono (più o meno), di tazze di latte caldo bevuto in fretta alle quattro di mattina per poter prendere  il treno verso chissà dove a cinquecento-seicento chilometri di distanza… perchè là “avresti cambiato il mondo” anche cambiando un solo sassolino… La ricordate la storiella del “battito di farfalla” dall’altra parte del mondo…ecco…qualcosa del genere.

Una condizione ben definita da Edgar Morin, uno che ci continua a crede anche a 102 anni e a cui vogliamo altrettanto bene …. (1) ” (…) Il degrado ecologico colpisce le società umane con il loro inquinamento urbano e rurale, aggravato dall’agricoltura industriale. L’egemonia di un profitto incontrollato accresce le diseguaglianze in ogni nazione e in tutto il pianeta. Le qualità della nostra civiltà si sono deteriorate e le sue carenze sono aumentate, in particolare nello sviluppo degli egoismi e nella scomparsa delle solidarietà tradizionali.   La democrazia è in crisi in tutti i continenti: viene sempre più sostituita da regimi autoritari che, disponendo di mezzi informatici per il controllo delle popolazioni e degli individui, tendono a creare società sottomesse che potremmo definire neo-totalitarie. La globalizzazione non ha creato alcuna solidarietà e le Nazioni Unite sono sempre più disunite. Questa situazione paradossale si inserisce in un paradosso globale proprio dell’umanità. Il progresso scientifico e tecnico, che si sta sviluppando in modo prodigioso in tutti i campi, è la causa delle peggiori regressioni del nostro secolo. È questo progresso che ha permesso l’organizzazione scientifica del campo di sterminio di Auschwitz; è questo progresso che ha permesso la progettazione e la fabbricazione delle armi più distruttive, fino alla prima bomba atomica; è questo progresso che rende le guerre sempre più letali; è questo progresso che, spinto dalla sete di profitto, ha creato la crisi ecologica del pianeta “.  E’ lo stesso “progresso scientifico” che ha permesso di avere in Italia una autorità indiscussa nel campo delle analisi ambientali e delle strategie connesse alla migliore difesa di ambiente e territorio: l’ISPRA. Bene. Proprio l’ISPRA (nella sua evoluzione specifica ISIN) è stata protagonista – forse involontaria – dell’incontro pubblico organizzato a Morano Po, nell’oltrepo casalese – e che ha visto una notevole partecipazione di pubblico e, soprattutto un rilevante contributo tecnico , come si dice, “al dibattito”.

Ecco…ci siamo andati con lo stesso spirito degli anni Settanta-Ottanta…incredibilmente incontrando reduci incanutiti di quelle “guerre sante”…con milioni di farfalle che, nel frattempo hanno continuato a “battere ali”.

Ma torniamo a noi….anche se da dibattere sulla questione “rifiuti nucleari italiani e sito di riferimento” c’è poco da aggiungere. I termini sono noti (2): “nel Deposito Nazionale saranno sistemati definitivamente e in sicurezza circa 78.000 metri cubi di rifiuti radioattivi a molto bassa e bassa attività, la cui radioattività decade a valori trascurabili nell’arco di 300 anni. Di questi rifiuti, circa 50.000 metri cubi derivano dall’esercizio e dallo smantellamento degli impianti nucleari per la produzione di energia elettrica, circa 28.000 metri cubi dagli impianti nucleari di ricerca e dai settori della medicina nucleare e dell’industria. Sul totale di circa 78.000 metri cubi, 33.000 metri cubi di rifiuti sono già stati prodotti, mentre i restanti 45.000 metri cubi verranno prodotti in futuro. Inoltre, nel Deposito Nazionale sarà compreso anche il Complesso Stoccaggio Alta attività (CSA), per lo stoccaggio di lungo periodo di circa 17.000 metri cubi di rifiuti a media e alta attività. Una minima parte di questi ultimi, circa 400 m3, è costituita dai residui del riprocessamento del combustibile effettuato all’estero e dal combustibile non riprocessabile” . Questa parte ultima (ad alta radioattività e con tempi lunghissimi di dimezzamento) sarà tenuta in situ  solo per un periodo definito in sede autorizzativa finale e poi portato “all’estero” per la destinazione finale.

Tutto nasce una quindicina di anni fa quando, con Berlusconi presidente, venne indicato il sito di  Scansano Ionico come possibile centro raccolta rifiuti, più o meno nelle quantità e con le caratteristiche appena descritte. Come si sa, da allora, vi è stato un continuo rimpallo di responsabilità e rinvii e, soprattutto, la conferma che “questo sito non s’ha da fare” nè qui (…scegliete voi un “qui” qualunque in Italia) nè altrove.

Come è altrettanto noto le associazioni ambientaliste e, segnatamente la Legambiente in tutti i suoi organi nazionali, regionali e locali, hanno fatto di tutto per eviutare la cosiddetta “sindrome Nimby” per contribuire a trovare la soluzione meno inidonea possibile. E, proprio a questo punto della vicenda, entra in campo il massimo possibile della scienza , quella ISIN-ISPRA che in tutti i modi cerca di far capire ad Amministratori, decisori a tutti i livelli, operatori di settore, semplici cittadini ecc. che “una soluzione bisogna trovarla” e che “continuare con una realtà puntiforme con decine di stoccaggi pesanti dispersi per l’Italia, ed il Piemonte in particolare, non è accettabile“. Per motivi di sicurezza, per oggettive condizioni di non idoneità dei confinamenti e perchè…tutta la questione è delicata e non può essere sottovalutata per il suo peso, sanitario e ambientale, prima ancora che economico e industriale. Tanto meno deve diventare un esercizio di astuzia amministrativa per recuperare non si sa bene che cosa…

Sorprende quindi la pressione esercitata, specie nell’ultimo anno, dal Governo nazionale (specie nella persona del ministro Pichetto Fratin) dai vari livelli di competenza regionale, provinciale e locale (con un entusiasmo particolare del Sindaco di Trino dott. Pane) riguardo la possibile indicazione di una area di pregio del territorio trine come “sito possibile”. Oltretutto a seguito di autocandidatuira al di fuori dei 67 siti “CNAPI”.  E, il tutto,  ci fa porre tutta una serie di domande.

Per prima cosa se effettivamente verranno mantenuti i criteri di individuazione del sito già stabiliti per legge (Guida tecnica “29” ISIN)  per i siti di “autocandidatura”, poi se tutte le valutazioni (VAS ecc.) ambientali del caso verranno espletate nei modi più completi ed efficaci ed, infine, se verranno definite in dettaglio questioni ancora aperte, come l’interazione con i siti protetti della grangia vercellese (zona Trino est), quelli afferenti il Parco del Po, la definizione dei tempi di chiusura della decima parte di impianto destinata ai rifiuti a lunghissimo decadimento, come pure le interazioni con le strutture viarie e urbanistiche del territorio.

L’onorevole alessandrino Riccardo Molinari, così come il presidente della provincia dott. Bussalino stanno avendo una rilevante parte nel “facilitare” questo percorso finalizzato all’ utilizzo dell’area trinese per un impianto che pone, comunque, grossi interrogativi. Li attendiamo ad Alessandria per una giustificazione del loro comportamento da “due pesi – due misure”: nel basso alessandrino paladini del “no” assoluto in modalità “Nimby” e, poco più a nord, ma con il diretto coinvolgimento di buona parte della provincia alessandrina in caso di installazione, “entusiasti della autocandidatura di Trino V.se, tassello importante per il rilancio di una zona ora in difficoltà“.

Vedremo.

Per ora ….complimenti ai relatori, alla Legambiente, agli organizzatori e al dott. Fausto Cognasso   di Legambiente Trino V.se in particolare.

.1. Edgar Morin. “La resistenza dello spirito”.  https://www.repubblica.it/commenti/2024/01/23/news/resistenza_crisi_ambiente_politica_ecologia-421963146/

.2. https://depositonazionale.it/deposito-nazionale/pagine/quali-rifiuti-conterra.aspx 

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