Serata interessante a Novi Ligure. Si è parlato di “Termovalorizzatore”

Pro Natura della provincia di Alessandria sull’ipotizzato impianto di termovalorizzazione di Novi Ligure / Boscomarengo e le sue implicazioni

I punti principali della relazione di Claudio P. Cavallari e la risposta del numerose pubblico. Domande, chiarimenti, battibecchi.

Cominciamo dai “battibecchi”…Rattrista il fatto che un noto personaggio dell’ambientalismo alessandrino, da anni impegnato in tutte le principali campagne per la difesa della salute e dell’ambiente non abbia ben interpretato lo spirito della serata. L’intervento di Sergio Capelli di Legambiente, molto tecnico e quello di Renzo Penna, più storico e di analisi politica hanno introdotto al meglio l’argomento “Piano regionale rifiuti fallito, solita scappatoia…l’impianto di incenerimento”, concluso poi con la lettura del contributo di C.P. Cavallari di Pro Natura regionale. Ci si trovava dopo anni di contatti via zoom, con pochissime opportunità di confronto e approfondimento utile. Finalmente ce n’era la possibilità e un improvvido Tino Balduzzi non riesce a far altro che attaccare una frase riportata da alcuni giornali locali attribuita al presidente di Pro Natura Alessandria: “Non è una contrarietà a priori – dice Pier Luigi Cavalchini, di Pro Natura – Se l’obiettivo è arrivare a rifiuti zero, in una fase intermedia possono anche servire impianti di termovalorizzazione per specifiche categorie di rifiuti. Ma la priorità rimane fare una buona raccolta differenziata».

Sempre nella stessa pubblicazione (1)  viene d’altra parte correttamente riportato che “nel caso di Novi Ligure invece le cose sembrerebbero stare in maniera diversa. L’impianto in progetto sembrerebbe essere sovradimensionato rispetto alle esigenze del territorio e con l’intenzione – dichiarata – di andare a smaltire rifiuti provenienti dalla Liguria. «A noi resteranno i problemi legati a costruzione, gestione e inquinamento».  Altri, ben più autorevoli di noi hanno sostenuto posizioni simili. Come ad esempio Luca Mercalli, facendo riferimento “ad alcune categorie ospedaliere e speciali” e molti esponenti dell’ambientalismo italiano ed europeo. Attenzione, non si è favorevoli agli impianti di Termovalorizzazione ma se ne ipotizza un minimo utilizzo solo per situazioni veramente particolari, con la sola e unica prospettiva di una diminuzione dei prodotti e del loro impatto all’origine e di un loro possibile riciclo completo all’interno di una corretta “economia circolare”.

La nostra funzione, come esponenti di Pro Natura è quella di segnalare i movimenti in atto, le carte ufficiali depositate negli uffici pubblici, la loro congruità con i piani locali e nazionali. Con una attenzione in più… siamo ben coscienti della necessità di un cambiamento radicale di atteggiamenti e abitudini, come pure di sistemi di lavorazione e organizzazione del lavoro. In modo graduale, coordinato e determinato per evitare la stasi di tutto il sistema. Riciclare si può e si deve. Le Amministrazioni locali devono fare il più possibile per arrivare ad obiettivi importanti. Ed una economia circolare senza sprechi e senza impatto ambientale, è tra quelli.

Questo attacco non motivato, visto che sia il presidente di Pro Natura Alessandria, sia Tino Balduzzi sono contrari all’impianto di termovalorizzazione (2) , ha congelato il dibattito rendendo di fatto impossibile un confronto sui contenuti e sulle procedure possibili di una azione comune. Qualche inconveniente tecnico riguardante l’intervento via zoom ha ulteriormente complicato le cose. Si sono ascoiltate le relazioni e i punti di vista dei relatori ma si è persa una occasione per rinforzare i rapporti tra gli ambientalisti veri, cercando di moltiplicare la qualità delle proposte non di opporre semplici no a tutto. Infatti, la scheda allegata, a cura di uno dei relatori (Cavallari) fa sempre presente le possibili alternative già oggi a disposizione.

Per parte nostra, continueremo con una attività informativa dettagliata e ben strutturata, secondo gli obiettivi da raggiungere.  Il testo che segue, dell’esperto di pro Natura regionale C.P.Cavallari ne è un esempio.

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.1. Novionline .- Il Piccolo del 22.06.2022

.2. Fatto ancor più incomprensibile a fronte di più interventi di valorizzazione delle idee dello stesso Balduzzi.  Ad esempio in https://www.youtube.com/watch?v=uIsPZOXvSKo

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……………….Inizio scheda  Claudio P. Cavallari…………………………

L’analisi proposta da Claudio P. Cavallari

E’ risorto un mitico  Dio romano: il «Giano bifronte». Infatti l’Assessore regionale Marnati, pare che lo rappresenti degnamente…

In una stessa intervista dichiara di voler portare la raccolta differenziata all’80%, nel contempo propone una pletora di nuovi inceneritori. Per una capienza di circa 900.000 tons anno. Ma i conti, caro marnati, non tornano. La produzione rifiuti totale del Piemonte è di 2.145.000 tonnellate, con una RD all’80% gli indifferenziati si ridurrebbero a 429.000. Il solo inceneritore di Torino l’anno scorso ne ha bruciati 540.000 tonnellate.

Invece, secondo la proposta Marnati, il carico di nuovi impianti porterebbe ad un aumento di trattamenti del Gerbido 250.000 tonnellate.

Non solo. Vi è un avallo regionale per una “Proposta SMAT” di 100.000 tonnellate per la valorizzazione energetica di “fanghi”. Questo dovrebbe essere impiantato a  Cavaglià con una quantità tratta di 280.000 tonnellate.

Infine arriviamo a Novi Ligure con un impianto di trattamento pari a 200.000 tonnellate. A cui aggiungere, sempre secondo il “nostro” Marnati un non meglio definito impianto in nord Piemonte. Complessivamente si arriverebbe ad un trattamento di 900.000 tonnellate senza una ben specificata motivazione dell’insieme delle proposte.

Non certo a vantaggio dell’ambiente o dei cittadini

Alle nuove 900.000 tons si devono aggiungere, infine,  le 540.000 del Gerbido già in esercizio.  Quindi 1.440.000 tonnellate totali – pari a circa 3 volte il fabbisogno, peraltro già coperto dal Gerbido.

Ma a tali quantità corrispondono altrettante tonnellate di CO2 emesse, (più tutti gli altri inquinanti), che inquineranno la regione per almeno i prossimi 25 anni (siamo già in infrazione europea per l’eccesso di inquinamento nella Val Padana). Non solo… i cittadini rischiano di rimanere «mazziati e cornuti» in primis per respirare aria ampiamente inquinata, indi per pagare il pizzo (definiti eufemisticamente “utili”) alle società per azioni che gestiranno questi impianti. Pertanto è profondamente falso presentare l’incenerimento come moderno modo per gestire i rifiuti:

Perché  ”Economia Circolare”

Il precedente modello era basato sull’economia lineare e prevedeva ai propri estremi una sorta di “terra di nessuno”, dalla quale attingere massicciamente risorse, senza curarsi della loro disponibilità nel lungo periodo, e sulla quale riversare in misura crescente scorie e rifiuti, noncuranti degli impatti e delle conseguenze nel medio e lungo periodo.

L’alternativa non può che consistere nel cambiare il modello di riferimento da lineare a circolare.
L’economia circolare rende evidente, già nella sua semplice schematizzazione, che la “terra di nessuno” non esiste ma esiste invece la Terra di tutti, l’unica che abbiamo a disposizione. Quella terra di nessuno è la nostra terra, la nostra aria, la nostra acqua.

In un pianeta finito LA MATERIA è oggettivamente finita!

Poiché il ciclo di produzione inizia con l’acquisizione di materie prime e risorse naturali,  è in quel momento che diventa necessario intervenire per ridurre al minimo la pressione  esercitata sui sistemi naturali; una delle risposte dell’economia circolare sono le materie  prime-secondarie, ovvero quelle materie già utilizzate in cicli produttivi precedenti,  recuperate  da scarti e rifiuti e rigenerate per essere reimmesse in un nuovo ciclo di produzione.
Al termine del ciclo, quando si sta per creare il potenziale rifiuto, l’economia circolare  prevede di gestire la fine vita di ciascun  prodotto con una fase di raccolta, scomposizione e recupero, quanto più ampia possibile, dei materiali che lo compongono in modo da poter essere appunto rigenerati e riutilizzati in nuovi cicli produttivi. Riducendo enormemente gli inquinamenti a valle imputabili allo smaltimento.

La gerarchia dell’UE della gestione rifiuti prevede in sintesi: Riduzione/Prevenzione (il miglior rifiuto è quello non prodotto)
Raccolta differenziata di qualità per il riciclaggio
Riuso – Rigenerazione
Solo dopo, lo smaltimento fatto in forma corretta, eventuale  distruzione di materia utilizzando inceneritori e discariche.

Ma come funziona davvero un impianto di incenerimento/termovalorizzazione?

In merito alle fonti emissive, esempio il camino TRM-IREN dell’inceneritore che funziona 24h su 24h tutto l’anno, emette 560.000 t/a di CO2 e nella VIA sono specificati  anche i totali e i gli altri limiti emissivi che saltuariamente vengono superati. Questa fonte di inquinamento sarebbe evitabile con…. riduzione rifiuti, differenziata ecc,  In sintesi per il “Gerbido”: oltre 500 milioni di euro di costo complessivo dell’impianto, con una capacità originaria del forno di 421.000 tons/anno (oggi 540.000 tons). Residuo di combustione del 30 per cento, pari a 1.316 tons/di.

Anche la “definizione” è fuorviante…

Il “Termovalorizzatore” (inceneritore)  è un  termine che comunica un’illusione: i rifiuti vi entrano e, magicamente, scompaiono.  Non è così. L’inceneritore non distrugge completamente i rifiuti, ne cambia la composizione chimica e la tossicità.  Il processo di combustione rompe i legami chimici delle sostanze in entrata, ricombinandole.

Durante questo processo, anche quando si svolge in condizioni ottimali, hanno luogo reazioni casuali in cui si producono migliaia di nuovi composti chimici chiamati PIC (Prodotti di Combustione Incompleta).

Che cosa esce dall’inceneritore?

Quanto viene immesso nell’inceneritore non sparisce, ma ne esce in forma di .1. emissioni gassose dal camino ( che vanno nell’aria),  .2. ceneri residue (che devono essere smaltite), .3. acque di scarico (che devono essere trattate).

Più precisamente, per ogni tonnellata di rifiuti bruciata, un inceneritore produce :

  • 1 tonnellata di fumi immessi in atmosfera; che per Torino vuol dire 540.000 tons di CO2 fino al 2034, salvo proroghe…. s’intende.

Quanto viene immesso nell’inceneritore non sparisce, ma  più precisamente, per ogni tonnellata di rifiuti bruciata, un inceneritore produce:

  • 1 tonnellata di fumi immessi in atmosfera; • 280/300 Kg di ceneri “solide”;
  • 30 Kg di “ceneri volanti”; • 650 Kg di acqua di scarico; da notare che in una crisi idrica come questa. l’inceneritore non verrà penalizzato perché senza acqua si spegne l’impianto. • 25 Kg di gesso.

Molto preoccupante anche il dato riguardante la CO2 prodotta nella combustione dei rifiuti e del metano: 580.000 t/a a fronte di 421.000 tons di rifiuti immessi.  Metano bruciato dichiarato da : 1.515.650 m3/anno (3,6 Sm3/t di rifiuto)TRM nel PEF 2009 . Calcolo LCA Politec 1.149.330 m3/anno (2,73m3/t di rifiuto).

Infine, vera ciliegina sulla torta, il consumo di acqua: 1.212.480 m3/anno (2,88 m3/t di rifiuto fonte TRM PEF2009) ovvero 2.300 litri al minuto tutti i giorni 24/24 ore per i prossimi 30 anni. Fatte salve le perdite per evaporazione è quello che finirà in fogna e/o depuratore. Molto interessante il dato riguardante il totale mezzi giornalieri per trasporto solidi: circa 145 autocarri. Ammesso che viaggino tutti sempre a pieno carico.  Una combinazione tra  riduzione, riuso, riciclaggio e compostaggio salva  3-4 volte più energia di quella ottenuta producendo energia elettrica dall’inceneritore.

Qualsiasi oggetto distrutto deve essere ricostituito importando materie prime, infatti l’atto di “incenerire” comporta inquinamento sempre e comunque.

⇒A BASSE TEMPERATURE SI FORMANO LE DIOSSINE

⇒ AD ALTE TEMPERATURE SI FORMANO LE NANOPOLVERI

Le diossine e le nanopolveri non sono biodegradabili: sono “eterne”.

In ultimo, ma non certo marginale, i Sindaci per crassa ignoranza, vengono gabbati. Infatti gli utili consistenti sono ad appannaggio delle SpA promotrici, costruttrici e dei gestori,

Anche per questi motivi i contratti sono di lunga durata, di solito  dai 25/30 anni in su.

Il sindaco ben poco lungimirante e con scarsa cultura e sensibilità all’ambiente si accontenterà di aver risolto, delegando, il problema rifiuti a terzi…estranei. Poi, però, potrebbe accadere che la SpA dovendo / volendo fare utili farà pagare ai cittadini una tassa coerente ai propri interessi. Il sindaco o sarà già cambiato oppure non avrà il minimo potere contrattuale, intanto il contratto procederà nel suo percorso.

Progetto “Inceneritore rifiuti di Cavaglià” (BI)

Per questa proposta di progetto si parla di  278.000 ton/ anno di massa di rifiuti entranti (di cui fanghi da depurazione: 84.000 ton/ anno)

Con un fabbisogno idrico di 35 m3/ h medio  per  8.000 ore/ anno in continuo, pari a  280. 000 m3/ anno circa. Per una dichiarata potenza termica prodotta di110  MW ed una potenza elettrica prodotta di 43 MVA. Imponenti le masse di ceneri solide prodotte, pari a 60.000 ton/ anno( 22% dei rifiuti entranti).

A fronte di una massa di ceneri leggere prodotte di circa 20.000 ton/ anno.

Il progetto si occupa solo di recupero di energia e non cita neppure l’ alternativa di recupero di materia, ignorando platealmente le priorità stabilite dalla UE e le disposizioni della normativa italiana.

Si tratta semplicemente di un progetto contra legem. Sarebbe sufficiente questa considerazione per richiedere al Proponente la revisione radicale o il ritiro di questo progetto.

Tutto questo in presenza di alternative possibili: e alternative possibili:

1)Recupero di materia da rifiuti organici urbani ex- TMB: per farne compost per l’ agricoltura.

2)Recupero di materia da rifiuti speciali:

-CER  150101,  191201,  030307( carta e cartone) per recuperare carta e cartone

-CER  150103,  170201, 191207( legno) per recuperare legno                      -CER  170203,  191204(  plastica) per recuperare plastica.  Tutti questi rifiuti dovrebbero subire pretrattamenti End of Waste prima dei processi per recupero di materia( ad es. per togliere vernice dal legno)

3)Produzione di biometano da rifiuti organici speciali

-CER 160306( rifiuti organici)

-CER 190502( rifiuti animali e vegetali)

-CER  190805( fanghi da depurazione acque reflue urbane)

-CER  190814( fanghi da depurazione acque reflue industriali).

Di queste tre alternative non si trova traccia nel progetto. Ulteriori importanti informazioni dal “Progetto Cavaglià” che cui dovrebbero suggerire qualcosa…

Il fabbisogno locale  è di circa 10 volte inferiore per quanto riguarda lo  smaltimento e che produrrà, se costruito 350.000 t /annue di CO2, circa 40.000 t/h. in una situazione già compromessa. Questo secondo autorevoli  studi  medici. Non solo: farà uscire dal camino 250.000 m3/h di aria a 150 °C, senza aver previsto nemmeno una forma di teleriscaldamento

Per quanto riguarda il combustibile che verrà usato per il miglior funzionamento dell’impianto si prevede un consumo di metano di 110 m3/h.

Infine, riguardo all’ipotizzato termovalorizzatore del Piemonte sud..

In Provincia di Alessandria la  produzione totale rifiuti è di  218.471 tonnellate, la raccolta differenziata è intorno al 57 per cento, per un totale di 92.589 T di indifferenziata e di 125.512 T di differenziata.

Già questo solo dato dimostra l’insufficiente quantità per avviare un inceneritore come investimento economico, salvo ipotizzare numeri ben più alti se l’obiettivo vero è quello «dell’affare» cioè importare rifiuti da ogni dove, molti dalla Liguria ad esempio.

Quindi i cittadini di Novi godrebbero degli inquinanti altrui per i guadagni di pochi investitori. Bella situazione davvero… Ma c’è di peggio… La produzione totale del Consorzio novese è di 128.000 tonnellate, di cui la RD è al  44.5% con i seguenti numeri complessivi:

Rifiuti indifferenziati 71.296, differenziati 56.704 , Rifiuti prodotti – totale 28.744.    La sola città di Novi presenta invece questi dati: RD al  47,2% e rifiuti indifferenziati  a 15.176 T. Mentre invece il dato sulla sola differenziata è di  13.567  T.

Si evidenzia che tanto il Consorzio quanto Novi Ligure, per quanto riguarda la cura dell’ambiente riferita alla gestione rifiuti, siano decisamente carenti, e permanentemente nelle parti basse di tutte le classifiche sia della regione che  della provincia.

Eppure gli amministratori locali dovrebbero conoscere la legge nazionale 152/06 che detta a tutti i Comuni ed Enti d’Italia il raggiungimento dell’obiettivo del 65% di RD a fine 2012.

Anche il piano regionale persegue questi risultati, nel 2021 risulta una percentuale del 64.5%. Si comprende quindi come amministratori così poco attenti, pensino all’inceneritore  come bacchetta magica che risolve tutti i problemi e, magari, per portare a casa qualche contributo.

Le affermazioni del responsabile ambiente della regione dimostrano la coerenza con la sua base, prevedere una RD all’80% e gli inceneritori pare o insufficienza o presa in giro.

P.C. Cavallari

 

…………………………………termine scheda………………………………

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