Sotto Copertura

Se proprio devo essere sincera, mi piace tenermi compagnia e andare sola ristorante. Osservare e cogliere brandelli di conversazione non fanno parte di una curiosità morbosa ma di un ameno passatempo per fantasticare sull’umana tipologia.

Di solito mi accomodo in fondo al locale per godere di una visuale più ampia, un momento di “solitaria socialità” dove, dopo un primo accenno di curiosità, rientro nella normalità. Talvolta mi chiedo come mai sia ancora raro incontrare donne che condividano questa mia abitudine, magari rassegnate alla noia di un piatto poco invitante e male apparecchiato nella cucina di casa.

La mia generazione in questo senso ha ancora molto da imparare ma si distingue nel saper gestire la solitudine scoprendo nuovi interessi e relazioni: le vedove, più coriacee, sono in maggioranza e sanno organizzarsi, semmai la fragilità femminile risiede nel reticolo di rughe che sorprende al mattino davanti allo specchio come se, già disegnate alla nascita, comparissero all’improvviso.

E’ questo il punto debole che non pervade allo stesso modo quei fortunati di cui si mormora “è un “uomo interessante” . La fragilità maschile non è tanto rivolta all’estetica quanto alla grammatica del sesso, bandiera della propria virilità, che in alcuni ostinati si protrae oltre tempo con la faticosa dedizione della compagna.

Come un agente sotto copertura trasmetto un’immagine rassicurante: dal mio punto d’osservazione, con un libro o le parole crociate per ingannare l’attesa, sembro concentrata nella lettura come se il mondo non esistesse. In realtà non perdo un sussurro e la mia mente annota. Non nego che un’insolita presenza femminile abbia talvolta generato qualche garbato corteggiamento presto naufragato nel mare della mia lunga esperienza, ma questo stava nelle previsioni.

Il vedovo non rassegnato, lisciato e agghindato, dopo i sei mesi regolamentari d lutto, spera di catturare un’incauta aspirante che presto lo ritroverà accasciato in poltrona:

“Quando accendevo il riscaldamento mia moglie lo abbassava… . Adesso faccio come voglio, ma lei stanotte mi ha sgridato”

“L’ora peggiore è dalle sei e mezza alle nove …”

“Io invece mi sdraio in poltrona con l’accappatoio, poi mi sveglio più tardi e vado a letto”.

“Certo mettessi in casa un’altra donna …”

“Mia moglie aveva diciassette anni meno di me ed io penso d’averla sfinita per noia”.

E questo signore ha tutta la mia stima.

A coronare il tutto penso alla fatica di riprendere approcci intimi da tempo riposti e malignamente trovo l’ispirazione … .

 

IL Lamento del Prepuzio

Con languido pensier men vo’ a ritroso,

Ascoso in pigrizia del vago riposo,

Sperando che la festa sia finita

Ché troppo giocai la stessa partita.

Nel tempo che fu, sfacciato e gagliardo,

Menavo diritto alla meta il mio dardo

Riottoso e superbo oltre ogni intenzione

Coglievo di fatto qualsiasi occasione:

di bionde, di more, di rosse e castane

ne vidi di belle al levar di sottane

avendo soltanto il pensiero giulivo

di giungere tosto a centrar l’obiettivo.

Non è l’uomo il cervello a governare,

Se son io a dettar ciò ch’egli può fare …

cosa nota da provocar sollazzo

è la reazione d’un “testa di cazzo”.

Ora che gli anni si fanno sentire

Non il piacer ma l’ozio fa gioire

Ma in vece di godere il mio riposo

sono attaccato ad un vecchio riottoso

che mi tormenta come un caprone

nel rifiutar la sua declinazione

sicché mi tocca faticar non poco

per rassegnarmi all’antico gioco

verso un vagheggiato sfinimento

che potrebbe far di me un cuor contento.

 

3-1-2023

Marina Elettra Maranetto

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