Stefano Fassina e la mela avvelenata dell’ “autonomia differenziata”

 (La strega) bussò, Biancaneve si affacciò alla finestra e disse: – Non posso lasciar entrare nessuno, i sette nani me l’hanno proibito. – Non importa, – rispose la contadina, – le mie mele le vendo lo stesso. Prendi, voglio regalartene una. – No, – rispose Biancaneve, – non posso accettare nulla. – Hai paura del veleno? – disse la vecchia. – Guarda, la divido per metà: tu mangerai quella rossa, io quella bianca -. Ma la mela era fatta con tanta arte che soltanto la metà rossa era avvelenata. Biancaneve mangiava con gli occhi la bella mela, e quando vide la contadina morderci dentro, non poté più resistere, stese la mano e prese la metà avvelenata. Ma al primo boccone cadde a terra morta….

Jakob & Wilhelm Grimm

 

In un recente incontro del nostro “direttivo” di associazione (CittaFutura) si è volato alto e ci si è chiesti perchè sta venendo meno la sensibilità democratica, l’anelito alle libertà personali e di gruppo, ai diritti civili, il senso dello Stato… Una riflessione amara che non ha trovato risposte credibili e che ha dovuto arrendersi all’evidenza. Il popolo alessandrino, specchio fedele di quello italiano, si accontenta di “panem et circenses”, di una salamella qua e una sagra dell’Asino là. Magari all’interno di una ammiccante e sfolgorante “Notte Bianca”. Chiede di non essere disturbato, di farsi qualche giorno di vacanza, di portarsi dietro i pargoli per farli vedere ai nonni e…di conseguenza parole come “il dramma palestinese” o “l’aggressione russa all’Ucraina” passano come acqua fresca, anzi  “che passino veloce e non ci facciano perdere tempo e soldi”…. perchè noi dobbiamo organizzare la “fiera della salamella” mica scherziamo…”. E così, come la famosa metafora della rana bollita, non si rende nemmeno conto di essere in mezzo alla pentola, nel punto più caldo e profondo. 

Stefano Fassina ce lo ricorda e, a proposito dello scempio costituzionale in corso contrabbandato come “riforma delle autonomie differenziate” è giustamente circostanziato e duto.

Parte da considerazioni sul Nord, sull’inesorabile suo impoverimento e ci fa presente che “il signor Brambilla constata amaramente che le sue condizioni economiche personali e le condizioni economiche della sua famiglia arrancano in valori assoluti e peggiorano in riferimento a quanto avviene intorno a lui, nelle Regioni del Mezzogiorno e, soprattutto, nelle “regioni” dell’UE. Ovviamente, dietro la “migliore” performance del singolo individuo e della singola famiglia meridionale c’è il dramma dell’emigrazione, soprattutto della fetta di popolazione più giovane e più qualificata. Ma per il signor Brambilla la sciagura altrui è di poco conforto, anzi scrolla le spalle e fa finta di nulla”. Questa la tesi di fondo del libro di Stefano Fassina, ex parlamentare, dirigente della sinistra cosiddetta “radicale”, economista, e pubblica “Perché l’autonomia differenziata fa male anche al Nord” (Castelvecchi) (2), un vero e proprio trattato basato sul fatto che la riforma costituzionale sull’autonomia differenziata non solo non conviene al Mezzogiorno ma nemmeno al Nord. Tantomeno  al “signor Brambilla” nuovo “travet” di un Nord indeterminato, smontando così l’argomento-principe della Lega, “madre” presunta dell’ “autonomia differenziata” anche se una trentina di anni fa Bossi (c’era ancora l’Umberto nazionale) tagliava corto e proponeva “o le macroregioni o ce ne andiamo”, sottintendendo una scissione di fatto di alcune regioni del Nord Italia.

Il prof. Fassina documenta le sue affermazioni con una mole consistente di dati, tutti di chiara provenienza, assolutamente verificabili, che vanno a fotografare una situazione d’insieme, già grave oggi, che vanno a prefigurare un progressivo peggioramento delle condizioni delle singole regioni in quanto entità amministrative, con un peggioramento della condizione generale dei cittadini.  Già nell’introduzione al libro citato l’ex ministro Pier Luigi Bersani osserva che “siamo al disegno di uno “Stato Arlecchino” in cui ciascuna Regione contratta competenze e funzioni à la carte”, peraltro sostanzialmente al di fuori di un ordinato controllo parlamentare di tutto il processo nel quale, su un’infinità di materie ogni Regione può fare quello che desidera. Ma di quali stravolgimenti stiamo parlando. … E’ presto detto… questa legge moltiplicherà per venti la burocrazia, non solo…. le regioni aumenteranno la differenza di servizi tra Nord e Sud, pagheranno di più mutui e prestiti e… saranno meno protetti in Europa. “Con l’autonomia differenziata – ci ricorda Fassina – la potestà legislativa esclusiva su materie decisive per la regolazione dell’attività produttiva e dei consumi passerebbe alle Regioni. Si tratta della maggior parte delle oltre cinquecento funzioni, in base alla mappatura compiuta dal ministro Calderoli, sulle quali oggi lo Stato ha, almeno, competenza legislativa concorrente. In sintesi e per ricapitolare, sono le funzioni relative alla tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali; tutte quelle relative alla tutela e alla sicurezza sul lavoro, alle profession, all’alimentazione, all’ordinamento della comunicazione, alle grandi reti di trasporto e di navigazione, alla produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia, alla previdenza complementare e integrativa”. Praticamente tutta la nostra vita, la nostra attività lavorativa, le nostre abitudini, in parte anche le nostre libertà individuali, verranno in qualche modo toccate da questa sequela di possibili provvedimenti, oltre tutto differenti tra regione e regione, o convergenti secondo la teoria delle “macro regioni” di bossiana memoria. E’ un po’ che Fassina, Bersani, la stessa Schlein, ma anche Calenda e Renzi (oltre al solito Fratoianni) ci fanno presente che la strada intrapresa dal Governo meloni, forte dei suoi numeri, ci porterà a sbattere o, peggio, a mandare in frantumi ciò che il Rinascimento prima e il Risorgimento, poi, hanno reso possibile. Avremo magari qualche nuova Svizzera, in cui ci si accalcherà per spuntare lavori remunerativi costo quel che costi ma…soprattutto, si avrà una Libia a pezzetti, con il massimo del potere mafioso e intimidatorio possibile. Una “Libia” spezzata in mille pezzetti che ci farà tornare all’assolutismo prerisorgimentale. Ma come è stato possibile tutto ciò?

Qualcosa è saltato a inizio anni Ottanta dello scorso secolo con la svendita / chiusura delle grandi aziende,  con la loro fusione, il loro trasferimento all’estero per le parti di produzione più pregiate. (3) Milioni di ore di lavoro perse, prima per scioperi a cui si è spesso risposto con chiusure o trasferimenti di attività, poi con l’incapacità progressiva del mondo produttivo di saper interpretare i nuovi tempi. Anni fatti di ristrutturazioni, in altri Stati, con maggiore protagonismo dei lavoratori, con scelte non di retroguardia nei sistemi di produzione e nelle merci stess, ancora legate allo sviluppismo del secondo dopoguerra. Il tutto con rallentamento nelle produzioni, diminuzioni delle forze lavoro, paradossalmente con cali maggiori al nord rispetto al centro-sud. Una economia malata che si è trascinata per anni in condizioni emergenziali e che ha fatto inventare a qualcuno la ricetta salvifica del “almeno ci salviamo noi”, con conseguente richiesta di autonomie differenziate. Con, beninteso, mantenimento degli introiti derivanti dalle tassazioni all’interno dei confini regionali, così come i servizi di base quali le forniture energetiche, i trasporti, la logistica, la scuola, la sanità… Un “fai da te” che fa girare la testa solo a pensarci. Ma, ricordiamocelo, qualcuno punta sulla nostra dabbenaggine e il nostro fatalismo. Si sono già preparati tutti gli scivoli per far uscire dalle stanze dei bottoni i possibili rompiscatole. Un autoritarismo di fatto che dovrebbe far pensare, visto che in queste “scorciatoie” noi italiani, abbiamo fatto scuola nel  passato. E con i risultati  che tutti ben conosciamo.

Grazie, pertanto, a Fassina e co. per la tiratina d’orecchi, veramente necessaria.

 

 

 

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