Il Teatro di Alessandria non può essere svenduto…

Finalmente ad una svolta l’affaire “Teatro Comunale di Alessandria” (*). Ce n’era bisogno e tutta la città (anzi tutto il basso Piemonte e non solo) ne sentivano l’esigenza. Proclami da periodo elettorale…? Sembra di no. Infatti il Comune di Alessandria e l’Ordine degli Architetti della Provincia  di Alessandria hanno sottoscritto lo scorso 9 agosto un protocollo di intesa con l’obiettivo di attivare iniziative di collaborazione e supporto per la realizzazione del concorso di progettazione a due gradi per il Teatro Comunale – nuovo hub della Cultura e del turismo del territorio. Così definito nel documento sottoscritto dalle parti.  Il concorso, uno dei più importanti in Italia in materia di recupero e rifunzionalizzazione di luoghi di cultura e spettacolo, dovrebbe avere i seguenti obiettivi:

.riattivare la funzione teatrale del complesso esistente, valutandone la conservazione o la sostituzione parziale e/o totale;

.inserire e potenziare destinazioni accessorie presenti e/o assenti nell’ambito del complesso edilizio esistente, eventualmente aggregando nuovi corpi di fabbrica;

.elaborare una proposta progettuale che comprenda anche la riqualificazione dell’intera area di pertinenza e dell’area a parco cittadino che si estende fino alla stazione ferroviaria;

.individuare, nell’ambito del complesso edilizio esistente, oltre alle funzioni sopra accennate, spazi idonei per farlo diventare il punto informazioni principale della città, sotto il profilo turistico e culturale;

.elaborare una proposta progettuale che consenta al visitatore occasionale di essere accolto nell’area di fronte alla stazione ferroviaria, attraverso un percorso sensoriale che lo introduca alla visita della città e che lo accompagni alle strutture di prima ricettività sopra individuate, oltre che allo snodo di interscambio modale del TPL previsto nell’ambito del PUMS;

.valutare le ricadute economico-sociali sulla città;

.proporre le possibili forme di finanziamento delle opere previste e le modalità gestionali individuate per il sostegno economico finanziario dell’opera.

In sostanza si chiede di verificare lo stato dell’insieme dell’opera “Teatro Comunale di Alessandria”, ipotizzandone nuove funzioni in termini di servizi e promozioni, oltre che culturali anche turistiche e di orientanmento (di lì il riferimento al PUMS, Piano Urbano Mobilità Sostenibile). Con in fondo la ciliegina costituita dalle modalità di finanziamento e “sostegno economico” (in condizioni di gestione normale) che dovrebbero andare ad interessare figure miste, private e pubbliche. Almeno così pare di intendere. Tutt’altro che bazzecole, quisquilie e pinzellacchere.

Da rimarcare che l’Ordine degli Architetti ha apprezzato la richiesta di collaborazione avanzata dal Comune, in “quanto concreta opportunità di diffusione e visibilità di un modello di concorso di progettazione che l’Ordine sta promuovendo a livello nazionale”, in linea con le più avanzate esperienze internazionali. In particolare l’Ordine fornirà la propria consulenza nella stesura del bando, si impegna a divulgare e promuovere il bando di concorso internazionale in Italia e all’estero, metterà a disposizione del Comune di Alessandria gratuitamente e per tutta la durata del concorso apposita piattaforma informatica, sulla quale il concorso potrà essere svolto secondo i principi del codice dei Contratti Pubblici. Insomma…collaborazione piena in vista di una soluzione veloce, efficace e concreta… Almeno così ci pare di intendere…. Impressione derivante anche dalle parole del Sindaco Cuttica di Revigliasco: “Il protocollo d’intesa, sottoscritto dal Comune e dall’Ordine degli Architetti della provincia di Alessandria,  è un importante strumento di trasparenza, efficienza e qualità dell’iter concorsuale e progettuale. Dal punto di vista della trasparenza, assicura un’ampia visibilità e accessibilità ad una platea qualificata di professionisti a livello nazionale ed internazionale, la cui partecipazione consentirà di innalzare la qualità delle proposte e l’importanza per la città degli obiettivi che si vogliono raggiungere. Dal punto di vista dell’efficienza dell’iter concorsuale, la piattaforma specializzata e gli altri strumenti messi a disposizione dall’Ordine degli Architetti consentiranno rapidità, funzionalità, e adeguata articolazione alle proposte progettuali che verranno inviate”

Non solo, a coronamento del tutto, il Comune si impegna a condividere con l’Ordine, con adeguato anticipo rispetto ai termini di emanazione del bando, le aree o gli edifici su cui dovranno realizzarsi le opere oggetto del concorso di progettazione, precisando tema, obiettivi e budget. Si impegna, altresì,  a elaborare e approvare il bando sulla base di quanto previsto dal protocollo, introducendo elementi  condivisi quali la premialità per gli ammessi alla seconda fase, l’impegno ad affidare al vincitore del concorso le fasi successive della progettazione, la nomina di una giuria composta da almeno cinque membri di chiara fama nei temi  previsti dal bando, di cui uno nominato dall’Ordine.

Non è la prima volta che l’Ente Comune di Alessandria si impegna, su questioni strategiche (vedi ad esempio il concorso sul futuro della Cittadella di una ventina d’anni fa) a bandire concorsi di idee da cui ricavare soluzioni pratiche. In sé un’ottima cosa che però sconta, a nostro modesto parere, un vizio di origine. Se il bando dovesse ricalcare il contenuto del “Comunicato – Concorso di progettazione per il Teatro Comunale – Protocollo di intesa fra Ordine degli Architetti e Comune di Alessandria” si presenteranno alcuni problemi di impostazione ….. Il testo in oggetto dà praticamente per scontata l’inagibilità generale della struttura, condannando la “parte culturale” ad un qualche forma di comprimarietà. Una scelta ipotizzabile (e persino comprensibile) ma che andrebbe affrontata e discussa nel profondo, almeno nelle Commissioni consiliari specifiche. Poi, per rimanere ad una prima disamina, che significa “proporre le possibili forme di finanziamento delle opere previste e le modalità gestionali individuate per il sostegno economico finanziario dell’opera?”. Il ginepraio degli spezzettamenti in tante subcompetenze, probabilmente al di fuori di un piano generale, è dietro l’angolo. E’ vero “pecunia non olet”  ma deve “facere operam”, sennò ci troveremo di fronte ad un ibrido tra residue proposte  “culturali” di piccolo cabotaggio  e l’ennesima filiazione di un ufficio promozionale/turistico, abbellito da paillettes e momenti conviviali vari. Pertanto, in attesa di dettagli ulteriori, il presente Editoriale valga come denuncia e appello.

  • (*) Nello stesso luogo in cui sorge ora l’imponente struttura del Teatro Comunale Alessandrino, zona stazione, fino agli anni Sessanta dello scorso secolo c’erano i resti del glorioso (settecentesco) Teatro Virginia Marini, colpito duramente durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. A metà anni Sessanta cominciarono le progettazioni del nuovo Teatro (capienza complessiva di più di 1300 persone, grande sala e profondo palco, più innumerevoli sale e salette di supporto). Ha ospitato laboratori lirici, grandi opere, magnifici spettacoli teatrali, prime cinematografiche di eccezione, spettacoli culturali di vario genere, entrando nella memoria e nel cuore di tutti gli alessandrini e degli amanti della cultura in genere. Nel 2010 deve chiudere i battenti a causa di un incidente all’impianto di riscaldamento/aerazione con rilascio di particelle di amianto. Da allora aperture a singhiozzo e polemiche a mille. Per chi volesse saperne di più sull’ultima fase: https://docplayer.it/14623379-La-bonifica-del-teatro-comunale-di-alessandria-www-3isrl-it.html   

 

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