Dobbiamo tornare a valorizzare la sanità pubblica del territorio

Il nuovo Distretto Socio-Sanitario del quartiere ‘Cristo’ e della Circoscrizione Alessandria-Sud – oltre 20 mila abitanti – è stato inaugurato dall’Amministrazione comunale e dall’ASL 20 nel novembre 2005, dopo un’ampia mobilitazione di associazioni, del sindacato pensionati della CGIL e della sezione “Ceriana” dei DS.

La direzione urbanistica del Comune, nel condividere la pressante richiesta volta a preservare la memoria del lavoro industriale del quartiere, decise di non abbattere la ex palazzina uffici della IMES, ma di ristrutturarla e destinarla a scopi sociali.

Tra questi, sul lato destro e in una sede più spaziosa, ha trovato posto ed è stato trasferito il Presidio Asl che in precedenza si trovava nei locali angusti di via Carlo Alberto. Più di recente, con il Consigliere Paolo Berta, abbiamo denunciato, con una interpellanza al Comune, i rischi di un ridimensionamento della struttura. Nell’apprezzare il lavoro e l’impegno delle operatrici e degli operatori dobbiamo, purtroppo, rilevare come nei Presidi Socio-sanitari del territorio, in tempi di emergenza sanitaria si sarebbe dovuto intervenire con una migliore organizzazione e più adeguate risorse. Più personale medico ed infermieristico, maggiori servizi e una adeguata assistenza ad anziani e disabili. Soprattutto a sostegno di quella parte di popolazione anziana e non che vive sola e non ha le risorse economiche per accedere alla specialistica privata.

Oggi, in tempi di pandemia da Covid-19, sarebbe fondamentale poter contare, al pari della rete ospedaliera, su una strutturata presenza della Sanità pubblica territoriale capace di rapportarsi e dialogare con i medici di medicina generale; ed essere in grado di attivarsi nel  seguire a domicilio la cura dei malati, riducendo la pressione nei confronti dei reparti di terapia intensiva degli ospedali. Una struttura che, monitorando i soggetti positivi al virus e gli asintomatici, sia capace di prevenire la diffusione del contagio. Sempre in stretto contatto e dialogo con i medici di base, l’altro comparto della sanità pubblica che, in questi anni, è stato trascurato dai Governi e dalle Regioni e sta affrontando la pandemia con evidenti difficoltà e forti rischi personali.

A quest’ultimo proposito, per comprendere le ragioni di una visione della sanità prevalentemente ospedaliera, orientata alle specializzazioni e, in generale, affidata ai privati, è corretto ricordare il giudizio espresso nei confronti dei medici di medicina generale da un importante esponente della Lega. Nel rispondere alla constatazione che nei prossimi anni verranno a mancare 45 mila medici di medicina generale Giancarlo Giorgetti, al Meeting di Rimini dello scorso anno e nella veste di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha sostenuto che sempre meno persone si recano dal medico di base, ma cercano su internet lo specialista di cui hanno bisogno.

A smentire questa sottovalutazione del ruolo dei medici di base sovviene, proprio in questi giorni, l’iniziativa promossa dai medici di famiglia di Alessandria volta ad affrontare sul territorio l’emergenza coronavirus. Un’idea semplice che è stata anche codificata dall’Asl: invece di lasciare i pazienti con sospetto contagio in quarantena a casa, aspettando che si aggravino per intervenire, agire subito con i farmaci che hanno dimostrato di avere un effetto nel contrastare il virus. Anche se ancora non è stato fatto un tampone, ma c’è solo il sospetto del contagio.

In questo modo possono diminuire i ricoveri in ospedale, specie nei reparti di terapia intensiva dove i posti letti non possono essere aumentati all’infinito. Anche per carenza di medici e operatori adeguatamente formati.

In queste settimane, soprattutto nelle zone più colpite dal virus, con le sezioni di terapia intensiva al collasso, troppe sono state le persone ammalate che, costrette a casa, non hanno ricevuto una cura e una assistenza adeguata.

Per quanto riguarda la nostra città, trascorsa, auspichiamo senza ulteriori danni, la fase più acuta della crisi e fatta ammenda degli errori, bisognerà tornare, al quartiere Cristo, come in altre zone del Comune – penso in particolare a Spinetta Marengo – a valorizzare, come elemento fondamentale del Servizio sanitario universale, le strutture sanitarie pubbliche presenti sul territorio, per essere, in futuro, meglio pronti e preparati.

Renzo Penna

Presidente “Città Futura” 

Alessandria, 31 marzo 2020

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