Sono nato a Trieste, quindi la città ventosa per eccellenza, almeno in Italia.
Ricordo certe immagini della mia infanzia e della mia giovinezza, in cui nelle strade volava di tutto, dalle tegole ai vasi di fiori, dai muretti a vecchine intabarrate, letteralmente portate via: una sorta di Sturm und drang.
Sorrido a volte quando sento delle persone lamentarsi di un venticello sui 50/60 Km all’ora, quando io ne ho sopportati di oltre 120 km/ora, e credo in una notte tempestosa di aver raggiunto e superato i 200 km/ora.
Racconti apocalittici ma veri.
E del resto anche la storia della mia famiglia è legata alla bora, poiché mio padre venne a fare il servizio militare a Trieste nel 1929, che in città viene ricordato per il fatto che un tram si rovesciò e soprattutto per delle onde che battevano i moli ed automaticamente gelavano.
Scene siberiane, ma che non impedirono a mio padre di ritornare in questa città e far nascere fortunatamente il sottoscritto.
Non avrei mai pensato che ci potessero essere condizioni di vento peggiori, ma mi dovetti ricredere.
Durante un viaggio negli Stati Uniti mi capitò di visitare Chicago, ed ero piacevolmente collocato in un hotel fronte lago, il magnifico Fairmont.
Ebbi l’idea disgraziata di uscire dall’hotel per una passeggiata e mi trovai avvolto in una vera e propria tempesta di vento, neve e pezzetti di ghiaccio che in pochi minuti mi trasformarono in una sorta di statua ibernata .
Fermo su un marciapiede , mi ghiacciavo sempre di più e sentivo vicina una brutta fine, quando il clacson di un taxi che si fermava accanto a me, mi ridestò dal mio torpore: due colleghi avevano letteralmente bloccato un taxi e si accinsero a spingermi dentro più morto che vivo.
Riportato nel mio Fairmont, più che il calore del riscaldamento potè un’abbondante dose di whisky e mi resi conto allora della differenza tra valori relativi e valori assoluti.
Non avevo mai creduto che il vento potesse raggiungere una forza tale pari a quella della città dove ero nato, ma il soggiorno a Chicago mi convinse che i venti provenienti dall’Artico, scivolando velocemente attraverso i Grandi Laghi, potevano essere molto più forti e più freddi.
Non voglio neppure immaginare quali potrebbero essere le condizioni in certe zone del Canada o della Russia.
Però è vero che il vento, preso a dosi misurate, dà una sensazione dinamica di energia e di forza che si ripercuote su tutta la persona, almeno per quanto mi riguarda.
Ricordo certi cieli imbronciati, pieni di nuvole che promettevano pioggia e poi, all’arrivo della bora, un cielo improvvisamente nitido, azzurro, completamente terso.
A me il vento ha dato sempre questa impressione di liberazione, di allontanamento da qualcosa che ti minaccia, per darti un fremito di libertà.
Viator
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