Verdi / Europa Verde mantengono le perplessità sull’iter di realizzazione del sito nazionale “Scorie nucleari”

La pubblicazione della Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee a ospitare il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi (Cnapi) era prevista da sei anni e nessun governo, fino all’attuale, si è assunto la responsabilità di pubblicarla. C’è voluta una diffida presentata nei tempi e con le modalità giuste, per costringere il Governo Conte ad uscire allo scoperto. In fondo non è stato fatto altro che rendere pubblico ciò che Ispra prima e Isin dopo avevano confezionato con i migliori istituti di analisi tecnica italiani, sullo specifico tema dell’indicazione di un sito possibile per le “scorie nucleari” italiane. Un sito che si potrebbe definire il “meno peggio” tenendo conto di sismicità, antropizzazione e situazione ambientale di molte aree d’Italia. Ora si apre la fase delle considerazioni e delle critiche.

Oltre a singoli cittadini, associazioni, portatori di interesse, aarà facoltà dei Sindaci , procedere nell’analisi e nelle verifiche inerenti la carta CNAPI (in vista della stesura della proposta definitiva) . Ciò che interessa mettere in evidenza a “Futura Sintesi” è ragionare in margine alle reazioni pubblicazione della carta, che indica 67 luoghi “potenzialmente” idonei in Italia a ospitare il deposito unico dove devono essere accumulati i rifiuti frutto delle attività nucleari italiane, ferme ormai dal 1987. Si ricorda che, al momento attuale, i rifiuti sono stoccati provvisoriamente in siti non idonei, come Saluggia, BoscoMarengo, Trino, vicino a corsi d’acqua, in aree densamente popolate o interessate da presenza di acqua sotterranea o di bonifiche industriali, quindi già adesso non idonee. Per quanto riguarda la provincia di Alessandria è atteso da parecchi anni un deposito sicuro per i bidoni presenti nella ex Fn (Fabbricazioni Nucleari) di Bosco Marengo e della ex Campoverde di Tortona. Nel territorio della regione Piemonte, è giusto ricordarlo, si trova la maggioranza dei rifiuti radioattivi italiani. La Carta nazionale per il territorio alessandrino ha individuato sei potenziali aree: Alessandria-Castelletto Monferrato-Quargnento, Fubine-Quargnento, Alessandria-Oviglio, Bosco Marengo-Frugarolo, Bosco Marengo-Novi Ligure, Castelnuovo Bormida-Sezzadio. Una situazione, quella degli attuali siti provvisori, non più procrastinabile che deve trovare una soluzione (il famoso “meno peggio”) in uno dei 67 siti indicati. E questo a prescindere dalle compensazioni di cui fruiranno, eventualmente, gli Enti Locali. Siamo in ritardo di circa dieci anni rispetto agli altri Stati membri dell’Unione e, oltretutto, le soluzioni attuali sono di fatto delle non soluzioni. Si tengono chiuse le poche centrali italiane che hanno funzionato per una decina d’anni producendo più scorie ad alta radioattività che energia, stoccando strutture e materiali contaminati all’interno del perimetro industriale. Così come tutti i vari rifiuti, confinati – si dice – “in modo temporaneo”. Peccato che il “temporaneo” sia diventato eterno. Quindi un atteggiamento responsabile, di attenzione e rispetto per quanto è stato (e verrà) indicato in futuro dall’ISIN e dal ministero dell’Ambiente, si impone.

Per la verità, ad oggi, il Governo ha dato una risposta meramente tecnica” ad una questione che nessun altro ha voluto affrontare negli anni precedenti, per paura o per opportunità.. Questo è il momento di fare politica e fare il bene dei cittadini. Riguardo al nostro territorio, in termini ambientali, tra Terzo Valico, Eternit, Solvay e discarica Sezzadio (anche se non ancora portata a termine) non ci siamo fatti mancare niente. Ci auguriamo che i nostri sindaci sappiano agire con responsabilità verso i nostri territori al momento di decidere se presentare o meno le candidature. Lì si che sarà la politica a dover prendere le decisioni giuste. Così come dovrebbero fare le associazioni ambientaliste e di difesa degli interessi dei cittadini.

Tutto questo precisando che FUTURA SINTESI da sempre ritiene pericolosa la scelta del “nucleare” sia di fissione che di fusione per produrre energia.

Gli iscritti e i simpatizzanti Verdi di Synthesis non possono che essere fieri di essere stati protagonisti nella stagione dell’opposizione alla scelta nucleare italiana (anni Ottanta dello scorso secolo) senno’ oggi saremmo di fronte a un’emergenza mille volte peggiore. Resta infine il problema delle scorie nucleari a lunga e lunghissima conservazione che dovranno trovare una sistemazione solo temporanea (ma tutta da definire in dettaglio) prima di un loro confinamento definitivo altrove (ma dove?).

In attesa della disponibilità di un “deposito geologicamente opportuno”, i rifiuti a media e alta attività saranno “stoccati in sicurezza” all’interno di una diversa struttura di deposito temporaneo, denominata CSA, Complesso Stoccaggio Alta attività, collocata sullo stesso sito del Deposito Nazionale. I residui radioattivi e i materiali nucleari a media e alta attività saranno racchiusi in appositi contenitori altamente schermanti, quali ad esempio i cask, specifici contenitori qualificati al trasporto e allo stoccaggio, capaci di resistere a sollecitazioni estreme sia meccaniche che termiche (urto e incendio). Un percorso delicato che necessiterà della massima trasparenza in tutti i suoi passaggi. Altrimenti oltre al deposito di materiale a breve decadenza (circa 300) che, in qualche modo, potrà essere trovato, si dovrà assicurare a mastranze e popolazioni residenti che l’impianto per un numero preciso di anni e per non uno in più compirà il suo lavoro di “deposito temporaneo” con la certezza di poter muovere, probabilmente all’estero, in altro sito specializzato le scorie maggiormente pericolose e a più lungo tempo di decadimento.

Il CSA dovrà rispondere ai requisiti di sicurezza richiesti dall’autorità di controllo, dovrà essere in linea con analoghe strutture già presenti all’estero e dovrà disporre di processi e tecnologie per la gestione ottimale delle diverse tipologie di rifiuto a media e alta attività, attraverso meccanismi di movimentazione remotizzati o con operatore.

Solo queste tecnologie, indispensabili e che dovranno essere accuratamente seguite e monitorate dalle autorità di controllo, garantiranno la sicurezza dello stoccaggio temporaneo dei rifiuti a media e alta attività, con un sistema di contenimento basato sulla prevenzione di rilasci radioattivi nel periodo di permanenza. A cui, aggiungiamo noi, per sicurezza bisogna combinare già all’atto del conferimento temporaneo il tempo vincolante di uscita.

Purtroppo l’immobilismo e la paura della vecchia politica hanno causato il grave rallentamento del processo di bonifica dei 4 siti piemontesi citati che, ad oggi, ospitano l’80% delle scorie italiane. Sia ben chiaro. Nessuna scelta è stata calata dall’alto, siamo solo all’inizio di un percorso decisionale che sarà il più inclusivo ed allargato possibile. Le Regioni avranno comunque un ruolo cruciale nel processo di confronto con il Governo ed i territori. E’ necessario un atteggiamento serio, responsabile e costruttivo che, fino ad ora, non abbiamo visto nelle dichiarazioni degli esponenti del centrodestra regionale.

Ad esempio, pochi giorni fa è intervenuto prima il presidente della Regione, Alberto Cirio (Fi) con un perentorio: “Trovo assurdo – ha detto – che una scelta di questa portata sia stata assunta senza un minimo confronto con la Regione e i sindaci dei territori. È inaccettabile che da Roma piovano di notte sulla testa dei cittadini piemontesi decisioni così importanti e delicate che riguardano le nostre vite”. Rilievi ripresi dal deputato Riccardo Molinari (Lega): “La nostra regione si ritrova per decisione del Governo Conte in pole position, con un rilevante numero di siti candidati potenziali ad ospitare il Deposito Nazionale dei rifiuti nucleari. Fortissima in particolare la concentrazione in provincia di Alessandria dei siti definiti ‘verde smeraldo’, ossia con idoneità piena.

Noi diciamo no forte e chiaro a questa imposizione calata dall’alto, e stiamo già raccogliendo le proteste di tanti amministratori locali”. Una accelerazione che noi non riteniamo corretta e che andrebbe ad inficiare l’efficacia del periodo di analisi e critica della carta medesima, seguendo le indicazioni contenute nel provvedimento pubblicato. Dopo 60 giorni e con la definizione delle motivazioni di perplessità e opposizione, si potrà poi giungere alla carta CNAI vera e propria con una restrizione del numero dei siti potenzialmente idonei. Poi agiranno le amministrazioni a livello regionale e locale. Come non riteniamo utile un accodamento a prese di posizione o raccolte firme contrarie pregiudizialmente all’impianto in oggetto perché, di fatto, si manterrebbero le cose come sono oggi. Cioè con gradi di pericolosità, essendo stoccate provvisoriamente nei siti stessi di produzione o in centri ospedalieri o industriali non attrezzati, ben superiori a quelli garantiti da un centro unico nazionale. In conclusione i problemi veri, i veri punti interrogativi, sono due: 1. La difficoltà in Italia a garantire un percorso trasparente e scientificamente valido in vista dell’identificazione del sito “meno peggio” e, 2. La non chiarezza e determinazione per tempi e modalità del periodo di permanenza temporanea del materiale irraggiato di maggiore pericolosità. Due questioni fondamentali che, se non affrontate in modo responsabile e concreto, condanneranno l’Italia ad avere decine di pseudo impianti di confinamento, sicuramente meno adatti di un unico centro ben costruito e piazzato nel punto a minor impatto.

Gruppo_Promotori_Synthesis_Piemonte_Sud
(Promotori “Futura Sintesi” – iscritti e simpatizzanti Verdi – Europa Verde)

http://www.facebook.com/futura.sintesi.7

mail: 2050synthesis@gmail.com

Alessandria 10 gennaio 2021

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